La capitale europea del 2014.
Il popolo amico delle renne.
Viaggio tra i Sami, gli indigeni delle nevi.
“A Umeå rinasce anche la nostra cultura”.
di Elisabetta Rosaspina.
Venerano (o veneravano) tre divinità e dividono l’anno in otto stagioni. La loro lingua e la loro musica sono sopravvissute a secoli di feroce ostracismo e a letali accuse di stregoneria. Non temono i giorni senza sole né le notti luminose e glaciali. Si fidano soltanto della Natura. E delle renne. Amiche leali.
Sono ovunque nel mondo, anche se spesso in “incognito”, segreti messaggeri, più o meno consapevoli, di una cultura tormentata e piena di poesia. Ma la loro patria è poco sotto il Circolo Polare Artico, suddivisa tra Svezia, Norvegia, Finlandia e la penisola di Kola, in Russia. Attualmente sono poco più di 70 mila, ventimila dei quali di nazionalità svedese. Sono gli “ultimi indiani” d’Europa. Talvolta, ma non sempre, riconoscibili dagli zigomi alti e pronunciati e da quegli occhi un po’allungati, che sembrano stretti in un sorriso. Bridget Jones, o meglio la sua interprete texana Renée Zellweger, è una di loro, per via materna. E anche nelle vene della cantautrice canadese Joni Mitchell, scorre un po’ del loro sangue. Non manca mai, infatti, nelle loro biografie un accenno a quelle origini piene di mistero, sebbene entrambe siano nate e cresciute molto lontano da Sàpmi, il vasto territorio che non coincide con alcuna frontiera del mappamondo politico, perché è una regione, e soprattutto una ragione, di principio. E’ il regno esclusivo, sempre più eroso e minacciato dagli uomini e dal cambiamento climatico, delle renne e dei Sami, uniti da un plurimillenario patto di sopravvivenza.
La decisione dell’Unione Europea di scegliere il capoluogo della Svezia settentrionale, Umeå, la “città delle betulle” (in tandem con la lettone Riga, una delle regine del Baltico), come capitali della Cultura per il 2014, ha spalancato agli occhi del vecchio continente le porte del recondito dominio dell’ultima popolazione indigena europea, spesso assimilata un po’ troppo sbrigativamente a quella dei Lapponi.
I Sami incarnano un’etnia orgogliosamente a sé e saranno i veri protagonisti del programma allestito per celebrare il titolo e il cui calendario è stato suddiviso, in onore della loro tradizione, nelle otto stagioni che compongono quassù l’anno solare…
(Da La Lettura (Corriere della Sera), 9/2/2014).