Ad Andrea Mancia
Direttore de l’Opinione delle libertà
Signor Direttore de l’Opinione delle Libertà,
il 29 gennaio di un anno fa il Suo giornale pubblicò un articolo, a firma Dimitri Buffa, dal titolo Radio Radicale e il caso “Translimen” in cui s’indicava a Radio Radicale di chiudere la mia rubrica e cacciarmi, nonostante la mia collaborazione a Radio Radicale cominci addirittura nel 1976, vantando centinaia e centinaia di trasmissioni ed interventi: basta fare una ricerca sul sito di Radio Radicale per rendersene conto.
Ammetterà che, per un giornale che si chiama “l’opinione delle libertà” ciò sia abbastanza paradossale perché se ne ricava il dato che esso sia per le libertà di alcuni contro le libertà degli altri.
Dimitri Buffa in quell’occasione puntò il dito contro la storica trasmissione di Radio Radicale Translimen e, soprattutto, contro di me che ne ero curatore e conduttore, scrivendo:
… il conduttore pensa bene di spararla grossa contro Israele, tanto per restare in un mood anti occidentale. Prima ironizza sulla parola “anti semitismo” rivolto peculiarmente agli ebrei arguendo – lo sanno pure i sassi ma è un argomento per “giocare con le parole” come disse una volta il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni – che “sono semiti pure i palestinesi”. Poi alza il tiro dicendo che a Gaza con la rappresaglia dopo la strage del 7 ottobre 2023 gli israeliani avrebbero superato le proporzioni della rappresaglia dei nazisti dopo via Rasella, nel rastrellamento di inermi ebrei, alcuni già detenuti, per la fucilazione di massa delle Fosse ardeatine”. […] Ce ne sono tanti di talenti da talk show nei salotti televisivi, che bisogno c’è di rischiare di tirarne su uno pure dentro il partito e la radio?
A parte che, nel tempo, quel rapporto tra morti israeliani per l’attentato terroristico di Hamas e palestinesi uccisi per ritorsione dagli israeliani si è almeno quadruplicato rispetto agli italiani uccisi dai nazisti per rappresaglia contro l’attentato di Via Rasella, c’è anche da aggiungere che, però, i nazisti non rasero al suolo il Rione Monti dove era avvenuto quell’attentato né buttarono giù la Sinagoga di Roma, mentre gli israeliani hanno raso al suolo intere città, scuole, templi ed ospedali palestinesi.
Ad ogni modo, successivamente a quell’articolo, Radio Radicale censurò e non trasmise la mia consueta trasmissione settimanale, prevista per domenica 4 febbraio – né mai lo farà in seguito – e, con PEC della stessa giornata, mi comunicò:
Gentile Pagano, le comunichiamo che Radio Radicale ha deciso di non
trasmettere più la rubrica “Translimen!”
Cordiali saluti. Il Direttore, Giovanna Reanda
Non dandomi nemmeno la possibilità di salutare gli ascoltatori né dando loro la notizia. Radio Radicale optò per un’immotivata “morte bianca” della mia rubrica, là dove essa era sempre stata una trasmissione importante per Marco Pannella come per il grande Guido Ceronetti che, durante un’intervista col vaticanista Di Leo, ebbe persino a lamentarsi del penalizzante cambiamento d’orario della messa in onda.
Senza motivazione, in barba al Codice etico di Radio Radicale, né un “grazie” per i decenni di collaborazione volontaria quanto gratuita da me forniti a Radio Radicale. Forse, la motivazione, non avendola data Radio Radicale, rimane implicitamente quella del Suo giornale e del Suo giornalista: considerati i «tanti di talenti da talk show nei salotti televisivi, che bisogno c’è di rischiare di tirarne su uno pure dentro il partito e la radio?».
Ad aprile del 2024 lo scandalo del mio caso è stato trattato su La Verità dal Vicedirettore Borgonovo col titolo Radio Radicale silura lo speaker “scomodo” ma, tutto è rimasto immutato. Ciò, per una radio che vive di soldi pubblici e che ha come motto conoscere per deliberare, non pensa sia grave?
Ad un anno dall’aver promosso la mia cacciata da Radio Radicale, non pensa che, magari, una nota di scuse per il giornale con quel nome “l’Opinione delle Libertà” sia, più che opportuna, necessaria?
E, ancora, trova deontologicamente corretto che un Suo giornalista, che per di più s’identifica con l’area radicale, istighi alla cacciata di un collega, oltre che uno dei più antichi dirigenti dell’area radicale, Decano di quel Senato del Partito Radicale fortemente voluto da Pannella?
Sta di fatto che le ragioni delle mie considerazioni sulla ritorsione abnorme ed inaccettabile dello Stato ebraico contro il popolo palestinese da me espresse allora, hanno poi trovato eco nella decisione della Corte Penale Internazionale che ha spiccato mandati di arresto dei vertici del Governo israeliano per crimini di guerra e contro l’umanità, evidenziando ancora di più l’ingiustizia della mia cacciata quanto l’avversione al pluralismo di Radio Radicale, la sua faziosità, persino contro la sentenza di quella Corte che deve la sua istituzione, a fine anni ’90, proprio all’impegno di tutte le organizzazioni di area Radicale, a cominciare da Non c’è pace senza giustizia e fino all’ERA, la più antica ONG di area Radicale della quale io mi onoro ancora di essere il Segretario.
E che dire, a proposito di noi giornalisti, del fatto che nel 2024 dei 103 giornalisti uccisi nel mondo, ben 68 siano stati assassinati in Israele e nei territori palestinesi occupati da Israele?!
L’attività predatoria condotta dai coloni israeliani sulle terre palestinesi si denota anche, di tutta evidenza, persino nell’appropriazione indebita delle parole, nell’uso improprio e mistificatorio della parola “antisemita” in quanto, come ebbi a dire, anche gli Arabi sono un popolo semitico: l’esercizio predatorio e totalitario che tende ad escludere gli altri popoli semitici è analoga alla “appropriazione indebita” fatta da Buffa nel suo articolo allorché sostiene che erano tutti ebrei gl’italiani trucidati dai nazisti alle Fosse Ardeatine, mentre ed invece, storicamente dei 335 italiani trucidati dai nazisti, solo 75 erano ebrei: a malapena il 22 per cento!
Non trova il tutto imbarazzante se non vergognoso?
Non entro, infine, nel merito delle elucubrazioni del Suo giornalista circa l’Esperanto, definito da Umberto Eco “un capolavoro linguistico”, voglio ricordare, però, una frase che mi rivolse pubblicamente Pannella qualche tempo prima di morire:
Sappiamo che ci è stato trasmesso a noi, chissà attraverso quali vie Giorgio, il fatto che ci vuole l’Esperanto, la lingua comune, essere parola che diventi diritto e, quindi, per noi libertari obbligo, non più dovere!
Ha capito? Obbligo, non più dovere!
Distinti saluti,
Giorgio Kadmo Pagano