Ue, Barroso a rischio sfiducia

UE, BARROSO A RISCHIO SFIDUCIA

Il presidente della Commissione telefona a Berlusconi: “Così il Parlamento ci boccia”. Pse, liberali e sinistre annunciano il no
Voleva la rinuncia di Buttiglione, ma lui resiste. Oggi il voto

ROMA- Josè Manuel Barroso, il presidente della Commissione Ue, rischia di non ottenere la fiducia. Ieri ha cercato tutte le strade per evitare la sconfitta e così ha telefonato a Berlusconi per ottenere la rinuncia di Buttiglione, diventato un ostacolo insormontabile: «Così il Parlamento ci boccia»- Ma il ministro italiano resiste, complicando così i piani del presidente. Pse, liberali e le sinistre annunciano il loro voto contrario. Oggi si pronuncia l'Europarlamento.
MAROZZI, PAPITTO, TARQUINI
e TITO ALLE PAGINE 2, 3, 4 e 5

Barroso, appello a Berlusconi “Rinunciate a Buttiglione”
Il governo Ue .a rischio, ma il commissario resiste

STRASBURGO -Le ha provate tutte, José Manuel Barroso persino la telefonata a Silvio Berlusconi perché lo togliesse d'imbarazzo risolvendogli in qualche modo il problema di quel commissario italiano Rocco Buttiglione, diventato imbarazzante per eccesso di rigorismo moralistico e di chiacchiere varie. Ma la risposta del premier italiano non aiutava molto il presidente designato della Commissione europea. Poi, intorno alle 20, un progetto di risoluzione depositato da socialisti, liberali, verdi e comunisti, metteva un macigno sulla strada di Barroso: si ricorda, nel testo che sarà messo a voti stamattina, l'andamento deludente delle audizioni parlamentari di alcuni dei commissari designati e si invitano «tutte le istituzioni» a valutare le «conseguenze politiche» delle varie lacune emerse, «incluse dimissioni, rimpasto o ritiro». Non c'è solo Buttiglione con le sue «convinzioni politiche in contraddizione con i valori base dell'Unione» – nel mirino degli eurodeputati. Nel testo si citano anche il «conflitto d'interessi» dell'olandese Neelie Kroes, che dovrebbe guidare la politica della concorrenza, e della danese Mariann Fischer-Boel, destinata a guidare l'”Europa verde”; il «possibile coinvolgimento» in vicende di «cattiva amministrazione» della futura commissaria lettone, Ingrida Udre, messa da Barroso alla politica fiscale; l'«incompetenza» dell'ungherese Lazlo Kovacs che dovrebbe occuparsi di politica energetica Salvo miracoli nella notte, stamane si vota e questo testo dovrebbe avere la maggioranza. A far quadrato attorno a Barroso, in effetti, erano rimasti ieri sera solo i popolari e la destra. Il presidente designato dovrebbe allora «ripensare» la sua Commissione e ripresentarsi di fronte al Parlamento.
Eppure, intervenendo in mattinata nell'emiciclo di Strasburgo, Barroso aveva fatto qualche concessione, pur difendendo la sua «squadra» che «non sarà considerata perfetta da tutti voi, ma è forte ed equilibrata». Parlando di Buttiglione, Barroso ha assicurato che «non accetterebbe mai» nella sua equipe «qualcuno che difenda posizioni non compatibili con la Carta europea dei diritti fondamentali».
«Non ha voluto fare questo», Buttiglione, quando ha parlato degli omosessuali e del ruolo della donna. Lo «sfortunato incidente» del quale il professore italiano è stato protagonista è valso comunque a «sottolineare l'importanza di un'azione politica comunitaria nel campo della non discriminazione e dei diritti fondamentali»,. In queste materie, ha promesso Barroso, ci sarà «non un solo commissario ma un gruppo di commissari che avrà un'agenda ambiziosa», da discutere con il Parlamento. Sarà creata «un'agenzia europea dei diritti fondamentali» e una direttiva europea «coprirà tutti gli ambiti della non discriminazione». La Commissione Barroso «non è antifemminista e comprende otto donne». «Come vedete – ha concluso il presidente designato – ho ascoltato attentamente l'opinione del Parlamento- Alcuni di voi avrebbero preferito una soluzione più radicale e il rimpasto della squadra ma questo avrebbe creato più problemi interistituzionali di quanti ne avrebbe risolto»,.
Nel dibattito in aula il capogruppo dei popolari, Hans- Gert Poettering, ha giocato la carta della drammatizzazione: «Se l' esecutivo non otterrà la fiducia dal Parlamento, non si tratterà di due o tre commissari designati che occorrerà sostituire ma del collegio nella sua totalità». Il capo dei socialisti, Martin Schulz, ha chiesto un rimpasto perché «se rimane tutto così, anche i cambiamenti cosmetici, come sono le iniziative annunciate (da Barroso), non serviranno a niente e sarà molto difficile dare la fiducia alla Commissione». Anche in questo caso, però, «non c'è una crisi istituzionale ma un normale atto procedurale, il normale diritto di un Parlamento eletto nei confronti di un Esecutivo». Il liberale Graham Watson ha attaccato l'assenza di flessibilità dei governi che hanno «imposto i loro candidati rifiutando ogni cambiamento». Per il verde Darriel Cohn-Bendit «qualsiasi integralismo religioso o ideologico è un veleno per la democrazia». Il comunista Francis Wurtz ha criticato una «Commissione debole» sulla quale è esplosa «la bomba Buttiglione».

Dal nostro inviato Franco Papitto
La Repubblica, 27.10.2004, p.1

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