Anche la sentenza d’appello emessa dai giudici di Brescia sull’ordinanza del comune di Trenzano che imponeva l’uso della lingua italiana nelle riunioni pubbliche ha dato torto all’amministrazione.
Dopo la bocciatura del Tar (leggi qui) e quella ottenuta in Tribunale nel primo grado (leggi l’articolo), l’imposizione del sindaco Andrea Bianchi è stata considerata per la terza volta discriminatoria.
«Il libero uso della propria lingua di origine deve sicuramente essere ricondotto a quel nucleo fondamentale di diritti dell’individuo che ne connota in termini rilevanti la personalità», sostengono i giudici.
«L’integrazione si attua, innanzitutto, con il pieno rispetto dei diritti fondamentali di ogni uomo, tra i quali quello di potersi esprimere nella propria lingua, e non certo imponendo un idioma diverso da quello di origine», scrive la corte, che rincara la dose: «Solo una distorta concezione dell’ordine pubblico e della democrazia può condurre a ritenere ragionevole un’ordinanza fondata sul generico sospetto».
Trenzano: bocciato anche in appello l’obbligo dell’italiano
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