Tra Stati Uniti ed Europa l’Atlantico si allarga?

15/01/2005, Europa, pag. 12

Tra Stati Uniti ed Europa l’Atlantico si allarga?

Cara Europa, ho letto ieri, nella nostra pagina delle lettere, l’aspro giudizio sul presidente americano Bush, per la sua affermazione, che a me laico sembra blasfema,”Un presidente americano ha un legame con Dio”. Finora, questo legame personale, una volta caduta la sovranità dei re “per grazia di Dio”, era stata riconosciuta ai grandi spiriti religiosi (di religiosità positiva o laica non importa). Da vecchio napoletano, lettore di ricordi crociani, ricordo un episodio degli anni Cinquanta, avvenuto proprio nella nostra città. Quando morì Croce, il padre barnabita, grande studioso, che era stato amico del filosofo e aveva assistito alla sua morte, fu aspramente rimproverato da quelli che oggi chiamiamo “fondamentalisti”. Lo accusarono non solo d’essere stato amico di un pensatore laico immanentista e quindi ostile a ogni metafisica etrascendenza, ma di non aver fatto nulla per convertirlo in punto di morte, come molte volte nel corso della storia era stato fatto. Il padre barnabita rispose con una frase scultorea: “I grandi spiriti sono in rapporto diretto con Dio”. Ora Bush sarà un grande politico, un grande guerriero, un grande riccone, ma non mi sembra proprio un “grande spirito”. Eppure, sostiene che, in quanto presidente degli Stati Uniti, non può non avere “una relazione con Dio”. Non vi sembra che, con un presidente che spaccia una simile cultura arcaica, i rapporti tra America e l’Europa secolarizzata siano destinati a allentarsi?

Gian Nicola Gagliardi, Napoli

Risponde Federico Orlando

Spero proprio di no, caro professore, perché nella dialettica e nello scontro fra grandi spazi etnico-culturali (l’Occidente,’ il mondo islamico, la Cina, una ritornante Russia, forse l’India) l’intesa euro-americana è la prima condizione per la sicurezza dell’Occidente. Certo, un presidente che dichiara una sua natura celestiale che gli permette di essere in relazione con altri iddii, un presidente che fa la guerra “unilaterale” (sia pure provocato dal terrorismo), che vuol promuovere “la società dei proprietari” e al tempo stesso la privatizzazione della previdenza sociale, che affida a gruppi religiosi o comunque a privati la “compassionevolezza” verso i derelitti, senza pensare anche a un ruolo pubblico, che non dice una parola nei confronti dell’Unione Europea e tuttavia si appresta a chiedere all’Europa e alla Russia un pieno appoggio alla politica di “riforme in Medio Oriente”, è un presidente che desta apprensione: anche se, per nostra fortuna, il suo teocon può trovare appoggio utilitaristico in Europa solo in Berlusconi e forse in qualche capo postcomunista dell’Est, che fa l’oltranzista a destra per riciclarsi.

Sbigottisce che possa avere una speciale “relazione con Dio” un presidente a cui proprio ieri il New York Times ha attribuito nuove decisioni più da inferno che da paradiso. Nello scorso dicembre il Congresso degli Stati Uniti ha fatto marcia indietro su un emendamento che impediva agli agenti dell’intelligence di ricorrere alla tortura nell’interrogatorio dei prigionieri. L’emendamento, incorporato nella riforma dei servizi segreti votata dal Senato con 92 voti contro 2, è stato ritirato per diretto intervento del presidente Bush: il quale dunque è del parere che, tra una relazione e l’altra “con Dio”, gli sia lecito ordinare che la tortura continui. Scrivo “ordinare” perché, come sta spiegando ai magistrati che lo processano Charles A.Graner, il torturatore dei prigionieri iracheni ad Abu Ghraib, a lui gli ordini arrivavano dal capitano, al quale arrivavano dal colonnello, al quale arrivavano da… Sta di fatto che secondo il rapporto annuale di Human Right Watch, l’organizzazione americana per i diritti umani nel mondo, nel 2004 le due più gravi violazioni di quei diritti sono stati il genocidio nel Darfur, compiuto dai fondamentalisti islamici del Sudan contro cristiani e animisti, e le torture nella prigione di Abu Ghraib, compiute da cristiani “in relazione con Dio’ su musulmani denudati o incappucciati.

Per la stragrande maggioranza degli europei, che non vogliono fondamentalismi di alcuna ispirazione, si pone dunque il problema culturale-politico di fermare i teocon d’oltreatlantico e i loro pochi amici europei: come seppe fare contro la guerra preventiva il movimento per la pace. Non riuscì a impedire la guerra, ma mise a nudo il re in tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti: dove, non lo dimentichi, caro professore, Bush è stato eletto solo dalla maggioranza di quella metà del paese che vota, una maggioranza fatta anche di patrioti o di onesti conservatori che nulla hanno a che spartire coi teocon, con la guerra ai diritti civili, con la tortura, con l’abbandono della laicità europea. Voglio dire che non siamo alla fine dell’Occidente. Come diceva ieri sera in tv il professor Paolo Prodi, l’Occidente poggia su due colonne in equilibrio, la libertà individuale di coscienza e l’ordine etico-politico garantito da libere maggioranze. Se una delle due colonne cade, l’Occidente muore. A me pare che, se Bush minacciasse la libertà individuale di coscienza, scimmiottato in Europa da qualche Buttiglione anelante a nuove crociate antiabortiste, troverebbe davvero pochi compagni. Spetta a noi stare di guardia alle due colonne. Naturalmente, se ci vorrà una generazione, come è stato scritto, per riparare le devastazioni del berlusconismo in Italia, credo che occorrerà un tempo più breve per riavvicinare le due sponde dell’Atlantico, dove le maggioranze riconoscono ancora i destini comuni affermati sessant’anni fa nella Carta atlantica, nella Carta dell Onu e nel Trattato della Nato.

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