Tirolo, Vienna rilancia il doppio passaporto ma dimentica il trattato di Saint-Germain
La sfida
La Farnesina l’aveva bollato come “atto ostile”: inaccettabile che Vienna volesse concedere la cittadinanza austriaca ai cittadini italiani di lingua tedesca (e ladina; quelli di madrelingua italiana no, e anche questo rende l`idea) che vivono in Alto Adige. Proprio il 2 luglio scorso, rispondendo a un’interrogazione parlamentare, il riconfermato sottosegretario agli Esteri, Ricardo Antonio Merlo, aveva ribadito «l’indisponibilità dell’Italia verso ogni forma e ogni livello di discussione sul tema, trattandosi di un`iniziativa che vede l’Italia categoricamente contraria e della quale non si condividono i presupposti giuridici né si intravede l’opportunità politica».
IL VOTO
Ma anche in politica non c`è peggior sordo di chi non vuol sentire. E così il Parlamento austriaco ha appena approvato un emendamento (con i voti dei popolari dell`Òvp e dell’ultradestraFp5) per far rivivere l`iniziativa e le polemiche: sì all’avvio dei colloqui con Roma e persino con Bolzano -che non risulta, peraltro, essere sede diplomatica- sul cosiddetto doppio passaporto. Poi sarà presentato il necessario disegno di legge. Perché la legislazione austriaca non prevede, oltretutto, la doppia cittadinanza.
La sorpresa d’autunno è stata accolta con gioia dai secessionisti della piccola formazione Stidtiroler Freiheit in Alto Adige e da ex consiglieri della Svp. Ma attenzione ai richiami simbolici. L’atto ostile” non riguarda solo lo spirito anti-europeo dell`iniziativa (non a caso Roma ha già investito della questione anche i competenti uffici della Commissione europea), bensì i tempi del rilancio.
Proprio il 10 settembre di cent’anni fa, cioè del 1919, veniva firmato il Trattato di Pace di Saint-Germain all’indomani della Grande Guerra. L’articolo 36 stabilisce: “L`Austria rinuncia, per quanto le concerne, a favore dell`Italia a ogni diritto e titolo sui territori dell`antica Monarchia austroungarica situati al di là della propria frontiera”. L’addio per sempre all’Alto Adige è delineato con precisione geografica all’articolo 27 numero 2, parte II (“Frontiere con l`Austria”).
Dunque, lungi dal configurarsi come una mossa fraterna tra Paesi amici e alleati nell’Unione –specie i passaporti italiano e austriaco dopo che Roma ha chiarito che non intende neppure parlarne-, l’attribuzione del passaporto austriaco a cittadini italiani della Repubblica italiana suona come un tentativo di riscrivere la storia nell’era di pace con atti pacifici: un innocente passaporto, in fondo. Il “presentabile” revanscismo all’acqua di rose.
LE TUTELE
In realtà, nell’Europa di oggi è ovviamente impossibile rivendicare un territorio di cui si è solennemente persa la sovranità un secolo fa. E sul quale la democratica Repubblica italiana ha mostrato amore e attenzione come nessuno. Da più di settant’anni l’Alto Adige gode di una tutela giuridica, linguistica ed economica da parte dell’Italia unica al mondo grazie a una speciale autonomia accordata dal Parlamento.
Ma nell’Europa della Catalogna e della Scozia, nell’Ue degli indipendentismi d’ogni piccola patria, chissà: intanto si può provare a mettere il cappello dell’identità su una parte degli abitanti dell`Alto Adige. Anche se è un cappello del tutto inventato: tranne forse qualche centenario, nessun altoatesino vivente ha mai avuto la cittadinanza austriaca. Si tratterebbe di una finzione giuridica neppure associabile alla “restituzione” di un diritto perduto: tale diritto non esiste da cent’anni. Perché, allora, introdurre fantasiose ostilità? Nel frontespizio del passaporto austriaco è scritto “Europàische Union”, nell`italiano “Unione europea”. Chi invoca l`Europa come alibi della doppia cittadinanza, finge di non sapere che ce l’ha già in tasca.
Federico Guiglia | Il Messaggero | 21.9.2019