Il progetto del governo britannico di Brown
«Test di lingua inglese per i nuovi immigrati»
di Guido Santevecchi
Conoscenza obbligatoria della lingua inglese per tutti i lavoratori specializzati che vogliono entrare in Gran Bretagna da un Paese extraeuropeo. È il piano che il governo laburista ha preparato per accentuare la difesa della «britannicità» e combattere la tendenza alla crescente costituzione all’interno del Paese di gruppi di immigrati che sfuggono all’integrazione. La nuova regola prevede che i test da superare garantiscano una padronanza della lingua pari come minimo a quella che serve per passare l’ esame di licenza liceale. Secondo i calcoli del ministero dell’Interno, 35.000 dei 95.000 extraeuropei arrivati l’anno scorso e impiegati nell’economia del Regno Unito avrebbero fallito la prova e sarebbero stati respinti. Gli immigrati extracomunitari sono divisi in tre categorie dalle leggi del lavoro: Highly Skilled, Skilled e Non-Skilled. Finora solo a quelli «altamente specializzati», che oltre al permesso di lavoro possono ottenere la residenza stabile, era chiesto di parlare correntemente l’inglese: si tratta per esempio dei medici. Ma ora anche quelli skilled, vale a dire con una specializzazione media, dovranno dimostrare di saper scrivere, parlare e comprendere. E il ministro dell’Interno Jacqui Smith pensa che la restrizione possa essere estesa alla massa di mano d’opera non qualificata, come i lavoratori del settore agricolo, anche se questi non possono richiedere la residenza permanente nel Paese. «Perché quelli a cui siamo disposti a dare il benvenuto in Gran Bretagna per lavorare e stabilircisi debbono comprendere le nostre tradizioni e sentire di far parte di una cultura nazionale condivisa. E il primo passo è la nostra lingua». Qualcuno, in modo un po’ provocatorio, ha chiesto che cosa succederà ai calciatori che ogni anno accorrono nelle squadre britanniche con contratti milionari. Dovranno passare il test di inglese anche loro o basterà che sappiano che cosa significa penalty e off side? Fonti governative, senza scomporsi, hanno detto che sono previste esenzioni e i campioni del football non dovranno parlare la lingua di Shakespeare. Il portavoce conservatore per l’immigrazione, Damian Green, ha sfidato i laburisti: «Questa misura avrà un impatto trascurabile, se il governo vuole davvero fare qualcosa di serio deve imporre un limite annuale agli ingressi». Critica anche la British Chamber of Commerce: «I lavoratori immigrati hanno assicurato la crescita costante della nostra economia».
(Dal Corriere della Sera, 10/9/2007).
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Il progetto del governo britannico di Brown
«Test di lingua inglese per i nuovi immigrati»
di Guido Santevecchi
Conoscenza obbligatoria della lingua inglese per tutti i lavoratori specializzati che vogliono entrare in Gran Bretagna da un Paese extraeuropeo. È il piano che il governo laburista ha preparato per accentuare la difesa della «britannicità» e combattere la tendenza alla crescente costituzione all’interno del Paese di gruppi di immigrati che sfuggono all’integrazione. La nuova regola prevede che i test da superare garantiscano una padronanza della lingua pari come minimo a quella che serve per passare l’ esame di licenza liceale. Secondo i calcoli del ministero dell’Interno, 35.000 dei 95.000 extraeuropei arrivati l’anno scorso e impiegati nell’economia del Regno Unito avrebbero fallito la prova e sarebbero stati respinti. Gli immigrati extracomunitari sono divisi in tre categorie dalle leggi del lavoro: Highly Skilled, Skilled e Non-Skilled. Finora solo a quelli «altamente specializzati», che oltre al permesso di lavoro possono ottenere la residenza stabile, era chiesto di parlare correntemente l’inglese: si tratta per esempio dei medici. Ma ora anche quelli skilled, vale a dire con una specializzazione media, dovranno dimostrare di saper scrivere, parlare e comprendere. E il ministro dell’Interno Jacqui Smith pensa che la restrizione possa essere estesa alla massa di mano d’opera non qualificata, come i lavoratori del settore agricolo, anche se questi non possono richiedere la residenza permanente nel Paese. «Perché quelli a cui siamo disposti a dare il benvenuto in Gran Bretagna per lavorare e stabilircisi debbono comprendere le nostre tradizioni e sentire di far parte di una cultura nazionale condivisa. E il primo passo è la nostra lingua». Qualcuno, in modo un po’ provocatorio, ha chiesto che cosa succederà ai calciatori che ogni anno accorrono nelle squadre britanniche con contratti milionari. Dovranno passare il test di inglese anche loro o basterà che sappiano che cosa significa penalty e off side? Fonti governative, senza scomporsi, hanno detto che sono previste esenzioni e i campioni del football non dovranno parlare la lingua di Shakespeare. Il portavoce conservatore per l’immigrazione, Damian Green, ha sfidato i laburisti: «Questa misura avrà un impatto trascurabile, se il governo vuole davvero fare qualcosa di serio deve imporre un limite annuale agli ingressi». Critica anche la British Chamber of Commerce: «I lavoratori immigrati hanno assicurato la crescita costante della nostra economia».
(Dal Corriere della Sera, 10/9/2007).
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