Le tecnologie che hanno introdotto una nuova grammatica della comunicazione
Scrivi come ch@tti
di Silvia Bignami
Oggi si scrive come si parla. Chat, e-mail e sms hanno sovvertito la regola fondamentale che tutte le maestre ci hanno insegnato alle elementari: certe espressioni tipiche del parlato non possono essere messe per iscritto. Tutto sbagliato. Le nuove tecnologie hanno introdotto nuove regole e nuova grammatica della comunicazione, fatta di abbreviazioni, sigle, parole spezzate, espressioni gergali e dialettali, giochi linguistici, emoticons. Tutto è permesso a patto di essere brevi, immediati, possibilmente creativi. Tollerati gli errori, la deformazione delle parole, l’elisione di vocali o consonanti, persino la scrittura ‘continua’, priva cioè di spazi e di segni di interpunzione. Di questo ‘parlare spedito’ si discute nell’omonimo libro di Elena Pistoleri (“Il parlar spedito. L’italiano di chat, e-mail e sms”, Esedra, pagg. 292, euro 18). La linguista triestina individua nell’appiattimento dello scritto sul parlato il mutamento più significativo dell’italiano contemporaneo. Responsabili di questa trasformazione sono i nuovi media, computer e cellulare soprattutto, che rendono la comunicazione per iscritto sempre più simile a uno scambio ‘faccia a faccia’, anche se virtuale. La necessità di essere immediati, veloci – che si tratti di un messaggio in chat o di un sms – fa sì che si prediliga uno stile che condensi in poche parole concetti e stati d’animo. Ecco il perché delle abbreviazioni, delle parole tronche o delle ‘faccine’, che danno la cifra emotiva del testo. Ecco perché per essere espressivi a volte si scomoda persino il dialetto, che ormai ha perso del tutto il suo valore di appartenenza regionale. Gli sms, i messaggini che tra i giovanissimi sembrano avere ormai sostituito le telefonate, sono certamente il fenomeno più diffuso, al punto che c’è chi dalla messaggeria selvaggia è uscito ammalato – ad esempio di tendinite al pollice digitatorio – o semplicemente stressato. Ma se questa follia di frenetici ‘messaggiatori’ non sa più cosa sia l’italiano letterario, consoliamoci pensando che le nuove tecnologie coniano spesso anche nuove parole.
(Da La Nazione, 26/3/2005).
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Le tecnologie che hanno introdotto una nuova grammatica della comunicazione
Scrivi come ch@tti
di Silvia Bignami
Oggi si scrive come si parla. Chat, e-mail e sms hanno sovvertito la regola fondamentale che tutte le maestre ci hanno insegnato alle elementari: certe espressioni tipiche del parlato non possono essere messe per iscritto. Tutto sbagliato. Le nuove tecnologie hanno introdotto nuove regole e nuova grammatica della comunicazione, fatta di abbreviazioni, sigle, parole spezzate, espressioni gergali e dialettali, giochi linguistici, emoticons. Tutto è permesso a patto di essere brevi, immediati, possibilmente creativi. Tollerati gli errori, la deformazione delle parole, l’elisione di vocali o consonanti, persino la scrittura ‘continua’, priva cioè di spazi e di segni di interpunzione. Di questo ‘parlare spedito’ si discute nell’omonimo libro di Elena Pistoleri (“Il parlar spedito. L’italiano di chat, e-mail e sms”, Esedra, pagg. 292, euro 18). La linguista triestina individua nell’appiattimento dello scritto sul parlato il mutamento più significativo dell’italiano contemporaneo. Responsabili di questa trasformazione sono i nuovi media, computer e cellulare soprattutto, che rendono la comunicazione per iscritto sempre più simile a uno scambio ‘faccia a faccia’, anche se virtuale. La necessità di essere immediati, veloci – che si tratti di un messaggio in chat o di un sms – fa sì che si prediliga uno stile che condensi in poche parole concetti e stati d’animo. Ecco il perché delle abbreviazioni, delle parole tronche o delle ‘faccine’, che danno la cifra emotiva del testo. Ecco perché per essere espressivi a volte si scomoda persino il dialetto, che ormai ha perso del tutto il suo valore di appartenenza regionale. Gli sms, i messaggini che tra i giovanissimi sembrano avere ormai sostituito le telefonate, sono certamente il fenomeno più diffuso, al punto che c’è chi dalla messaggeria selvaggia è uscito ammalato – ad esempio di tendinite al pollice digitatorio – o semplicemente stressato. Ma se questa follia di frenetici ‘messaggiatori’ non sa più cosa sia l’italiano letterario, consoliamoci pensando che le nuove tecnologie coniano spesso anche nuove parole.
(Da La Nazione, 26/3/2005).
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