Da https://www.avantgarde-prague.it/biglietteria/sternenhoch/detail
Riuscire nell’impresa di musicare e drammatizzare in senso operistico una delle opere più folli della prosa ceca moderna, “I dolori del conte Sternenhoch” di Klíma, e come se non bastasse usare l’esperanto? Per qualcuno, sicuramente, sarebbe inimmaginabile. Nonostante ciò il compositore Ivan Acher, altresì autore del libretto, è riuscito nell’adattare l’originale, dimostrando un tocco fuori dal comune, al contesto della Nuova scena.
Protagonista del fantasmagorico intreccio è il conte Sternenhoch, che prende in sposa Helga, inibita figlia di un ufficiale in congedo. Nonostante sia apatica e non riesca a dimostrare i propri sentimenti, il conte nutre particolare attrazione nei suoi confronti e i due concepiscono un figlio. Dopo la nascita del bambino Helga inizia a cambiare: mostra il proprio disprezzo verso il consorte ed il bambino, da cui è disgustata, e finisce con l’ucciderlo davanti agli occhi di Sternenhoch. A questi vieta di toccarla, ed inizia una relazione segreta con un rude amante. Quando Sternenhoch li scopre, uccide il rivale e chiude Helga in una cella, dove la lascia morire. Alla fine inizia a delirare, e si reca dalla fattucchiera Kuhmist, pregandola di liberarlo dalla coscienza e dalle demoniache allucinazioni…
Una interpretazione tradizionale di temi così bizzarri, in cui si intrecciano dimensione onirica e erotismo decadente e a tratti lampi di delicata bellezza, probabilmente non avrebbe reso giustizia all’opera. Acher per questo è ricorso a una non comune fusione di musica classica, elettronica e live (violino e viola, controfagotto, citara) ottenendo un risultato davvero sensazionale: le scene maniacali sono accentuate da ritmi incalzanti al limite della musica tecno, da eccentricità rock e suoni disarmonici, intervallati dalle coreografie selvagge di sei ballerini e da momenti da camera, affidati al sognante tenore Sergej Kostov (Sternenhoch) e all‘incantevole nostalgismo di Vanda Šípová (Helga). Accanto ai due personaggi centrali, che riescono in una prestazione che affascina lo spettatore sia dal punto canoro che dell’interpretazione per come rendono gli innumerevoli contrasti presenti, eccelle il mezzosoprano, violinista e violista Tereza Marečková nel ruolo di Kuhmist. Degni di nota sono anche l’inscenazione, una via di mezzo tra atmosfere horror e giocosità dadaista ed i costumi dai molteplici effetti. Il risultato è uno spettacolo di formato più breve, una ventata d’aria fresca che riesce a stupire e commuovere, a conquistare per la sua poeticità a tratti mistica.
L’opera, composta da un solo atto, è in esperanto con sottotitoli in ceco e inglese.