LE CRITICHE DI MARCEGAGLIA A BROWN E LE PAROLE DI MODIANO
Roma. Non c`è tema su cui la distanza tra gli economisti e gli uomini politici sia maggiore che sul protezionismo. Quando gli chiesero se vi fosse una questione almeno su cui la “dismal science” fosse unanime, Paul Samuelson, premio Nobel nel 1970, rispose: i benefici del libero scambio. La crisi, invece, ha gonfiato le vele del protezionismo: dal “Buy America” di Barack Obama alla rilocalizzazione delle industrie automobilistiche francesi chiesta da Nicolas Sarkozy, fino alla pretesa dei British workers di tenere per sé i British jobs. Così, mentre si moltiplicano i tentativi di gettare scogli nei propri porti – per usare l`espressione con cui l`economista keynesiana Joan Robinson descrisse le misure protezionistiche – inizia a delinearsi il profilo dello schieramento avverso. In Europa, sono soprattutto i paesi dell`Est a temere l`involuzione: lo dimostrano le prese di posizione dei cechi e degli slovacchi, per esempio. Ma anche il Regno Unito intende muovere il suo peso politico: non è un caso se il primo ministro, Gordon Brown, ha duramente criticato le proteste dei sindacalisti, mentre il suo ex consigliere economico e attuale ministro alla Scuola, Ed Balls, ha ricordato che la reazione protezionista alle recessioni degli anni Trenta spianò la strada al totalitarismo. C`è, infatti, un nesso profondo tra l`interdipendenza economica e la pace: i costi dei conflitto, per due paesi legati da vincoli commerciali, sono più alti. Questo non significa che oggi il pianeta sia sull`orlo dì una guerra mondiale, ma che c`è un inquietante parallelismo tra le vicende del passato e quelle del presente. Del resto, l`eco della storia rivive anche nelle parole di Peter Sutherland, presidente di Bp e già direttore generale del Gatt e poi della Wto, che ieri ha distillato un commento sul Wall Street Journal: “Non sono sicuro che le lezioni degli anni Trenta siano state comprese dai nostri leader politici – ha scritto Non c`è segno che essi abbiano capito che tutte le nazioni che partecipano all`economia globale affondano o restano a galla assieme”. Oggi più che mai, insomma, nessun paese è un`isola. Del resto, in ballo non c`è soltanto la purezza di un`idea. Se l`ex premier. Romano Prodi, in un testo inedito pubblicato dalla Enne EfTe, sottolinea che “bisogna resistere alle tentazioni di chiusura e di protezionismo”, è anche perché la partita riguarda interessi di corto e lungo raggio. Per mi verso, c`è la difesa dell`ordine economico post1989; per l`altro c`è,b più prosaicamente. la protezione degli investimenti effettuati o pianificati sulla base della convinzione che tale ordine sia abbastanza robusto. Va letto in questi termini l`editoriale di Enuna Marcegaglia, presidente di Confindustria, sul Financial Tfnnes di ieri. Anche la Marcegaglia esprime una preoccupazione storica: che si ripetano gli errori degli anni Trenta e che, più banalmente ma non meno rischiosamente, la Gran Bretagna torni indietro di trent`anni, a prima della rivoluzione thatcheriana. Una minaccia, questa, particolarmente acuta per l`Italia, paese dipendente dalle esportazioni e quindi più esposto ai costi dell`escalation protezionista, come ha evidenziato Marcello De Cecco su Repubblica. In fondo il dibattito ruota attorno a una questione più profonda, dalla cui soluzione dipenderà il tipo di universo economico che erediteremo dalla crisi. Lex dg di Intesa Sanpaolo, Pietro Modiano, in un seminario ristretto ha affermato che “sostituire la razionalità ambigua di un Leviatano a quella razionalità che invece l`interazione tra i singoli, ancorché singolarmente razionali, sembra non manifestare, è una prospettiva che produce qualche timore”. Il problema è che la razionalità dei mercati nasce dall`incastrarsi delle azioni indipendenti dei molti, e non può essere in alcun modo replicata o controllata o guidata dai singoli. Finora, ogni tentativo in tal senso è disastrosamente fallito. Hanno fatto il deserto e l`hanno chiamato economia di piano.
Carlo Stagnarti
Questo messaggio è stato modificato da: Myrtle, 11 Feb 2009 – 10:22 [addsig]