Prosegue il totale silenzio da parte degli organi di stampa sulla lotta e sugli obiettivi, sulle denunce dei dirigenti e dei militanti del Partito radicale giunti al secondo giorno di sciopero della fame e della sete.
Il digiuno di dialogo è rivolto ai rappresentanti delle massime istituzioni italiane – a partire dal Presidente della Repubblica – e ai mezzi di informazione affinché sia garantito agli italiani il diritto costituzionale alla conoscenza fin qui negata sui temi connessi alla giustizia e alla carceri, come la stessa Autorità Garante per le comunicazione ammette, deplora e kafkianamente tollera.
Sebbene l’Autorità abbia ripetutamente ordinato alla Rai – da ultimo nell’agosto 2012 – di assicurare l’approfondimento su temi definiti di “rilevante interesse politico e sociale”, sino ad oggi agli italiani è stato impedito di conoscere le ragioni e le soluzioni di quella condizione criminale che fa della Repubblica un sorvegliato speciale in Europa per la sistematica violazione dei diritti umani.
Tutto ciò accade nonostante già nel 1976 centinaia di personalità, sottoscrivendo un appello a prima firma Pietro Nenni ed un secondo appello a prima firma Giuseppe Saragat a sostegno dell’iniziativa nonviolenta di Marco Pannella, chiedevano di porre fine alla negazione del principio democratico “ conoscere per deliberare”.
Una condizione che si aggrava e precipita: basti pensare all’illegale eliminazione per cinque anni del diritto alle tribune politiche e alla recente “concessione” nel periodo prelettorale di spazi e forme di tribuna irrisori sia per i tempi (17 minuti!), che per gli ascolti (1 milione), in ossequio alla delibera della Commissione parlamentare di vigilanza approvata con il solo voto contrario del radicale Beltrandi.
Purtoppo proprio il deputato Radicale Marco Beltrandi ha avuto nella giornata di sabato un malessere per il quale è stato trasportato in uno dei grandi ospedali romani, dove ha atteso per ore il ricovero essendo il nosocomio affollatissimo come Regina Coeli.