Se la laica Francia boccia il Trattato il «bavarese» può riaprire la partita

Il Riformista, 21 aprile 2005

EUROPA E RADICI. SOSTIENE JACK LANG – DI MARCEL DUPONT

Se la laica Francia boccia il Trattato il «bavarese» può riaprire la partita

«Adesso che il cardinale Joseph Ratzinger è diventato Papa, possiamo immaginarci quale sarebbe la pressione vaticana nell'ipotesi di nuova trattativa su un testo di trattato costituzionale europeo», osserva l'ex ministro della Cultura francese Jack Lang, secondo cui «questa considerazione è un'arma in più a favore del sì in occasione del prossimo referendum francese», in calendario per il 29 maggio. Di «armi in più» la campagna del sì ha davvero bisogno, visto che i sondaggi pendono dalla parte opposta. Una raffica di sondaggi, che da tre settimane hanno in comune l'esito favorevole al no.

Come dire che – se si votasse oggi – il Trattato costituzionale comunitario avrebbe poche chances di venir ratificato dalla Francia.

«Il problema è quello di dire sì all'Europa e no a Chirac», dice Lang riassumendo la contraddizione dell'attuale gruppo dirigente del Partito socialista francese, messo alle strette dalle correnti dell'opposizione interna, secondo cui bisogna approfittare del referendum per colpire l'Eliseo. Pazienza – secondo i vari Laurent Fabius ed Henri Emmanuelli – se l'Europa ne fa le spese perché in ogni caso un giorno si potrebbe rinegoziare un trattato migliore. Per Jack Lang è ben difficile immaginare un negoziato tra i Venticinque capace di sfornare un testo sostanzialmente migliore dell'attuale, mentre c'è il rischio che gli eventuali cambiamenti siano tutti in senso negativo.

Questo può valere, dal punto di vista francese, anche sul terreno della laicità, che Parigi considera come particolarmente importante. C'è il precedente della Carta dei diritti fondamentali, scritta nel 2000 sotto la guida del giurista francese Guy Braibant. Al momento di stilare la Carta europea ci si pose il problema di riconoscere – come volevano soprattutto i democristiani bavaresi, influenzati non poco dal cardinale Ratzinger – le «origini religiose» dell'Europa. Allora la Francia era retta dalla cosiddetta «coabitazione» tra un presidente della Repubblica (Jacques Chirac) e un primo ministro (Lionel Jospin) di segno politico opposto. Chirac e Jospin, che in occasione del semestre di presidenza francese dell'Unione avevano concordemente scelto Braibant quale regista dei lavori della Carta europea, si trovarono perfettamente d'accordo nel battersi in nome della laicità contro ogni riferimento alle «origini religiose» europee. Quel concetto venne così sostituito dall'espressione «origini spirituali». I bavaresi ottennero però una soddisfazione tutt'altro che trascurabile perché il testo in lingua tedesca della Carta dei diritti fondamentali parla di «origini spirituali-religiose». Insomma, la vittoria dei laicissimi francesi non è stata poi così totale come si è fatto credere a Parigi.

Il problema si è posto nuovamente alla Convenzione, presieduta da Valéry Giscard d'Estaing e incaricata di preparare il testo del Trattato costituzionale, poi firmato dai capi di Stato e di governo lo scorso 29 ottobre a Roma.

Stavolta i francesi hanno dovuto digerire nel preambolo costituzionale il riferimento alle origini «religiose» dell'Europa, ma la componente ispirata da Giovanni Paolo II e soprattutto dal cardinale Joseph Ratzinger ha cercato di ottenere di più, battendosi a favore del riconoscimento delle «origini cristiane» (o «giudaico-cristiane»). Lo scontro è stato duro e si è protratto fino all'ultimissima fase di negoziato tra i governi del testo già varato dalla Convenzione Giscard.

I francesi sono stati, una volta di più, concordi tra loro nell'affermazione del principio della laicità. Così il testo firmato in Campidoglio lo scorso ottobre non ha assolutamente soddisfatto l'altra sponda del Tevere, che ha sperato – e che continua a sperare – in una sua modifica a proposito del riferimento alle «origini cristiane». Il paradosso è che adesso in Francia sono proprio gli ultras del laicismo, a cominciare dall'ex socialista Jean-Pierre Chevènement e dal suo Movimento dei cittadini (Mdc), a chiedere un voto contro il Trattato costituzionale nel nome della rigidità nei confronti delle «influenze religiose». Ecco la domanda rivolta da un giovane a Chirac in occasione della sua conversazione televisiva della scorsa settimana:

«La Costituzione europea – chiede l'interlocutore del presidente – garantisce a tutti il diritto d'esprimere ovunque le proprie convinzioni religiose e questo non rischia forse d'entrare in contraddizione con la legge francese, che proibisce i segni religiosi nelle scuole?». Chirac risponde negativamente, ma il giovane non sembra affatto convinto.

Insomma, i più duri e ostinati assertori della laicità francese, che si oppongono alla ratifica del Trattato costituzionale, stanno facendo il gioco di chi alla Santa Sede spera di riaprire le trattative a proposito delle «origini cristiane» dell'Europa. Lo sa bene Jack Lang, che si batte insieme al segretario socialista François Hollande per la ratifica del Trattato europeo e che deve affrontare la fronda dei fautori del no, a cominciare da Fabius ed Emmanuelli. Lo scorso primo dicembre i militanti socialisti si sono espressi con oltre il 60 per cento a favore della Costituzione europea, ma per Fabius ed Emmanuelli quella scelta di democrazia interna lascia il tempo che trova.

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