Scioperi anti-italiani, stop di Brown: «Sono atteggiamenti indifendibili»
Il premier: in Gb servono più specializzati. Oggi nuove agitazioni
di CAROLINA STUPINO
LONDRA – Anziché scioperare contro l`ingaggio degli operai italiani alla raffineria Lindsey Oil di Grimsby, in Gran Bretagna ci si dovrebbe preoccupare di creare manodopera specializzata, in modo che ad occupare il posto che oggi è andato agli operai della siracusana Irem, un giorno possano essere i lavoratori britannici e non gli stranieri. Intervistato dalla Bbe da Davos, dove si trovava per il Forum Economico Mondiale, il premier britannico Gordon Brown ha dimostrato di non avere alcuna simpatia per le manifestazioni degli operai che in questi giorni hanno incrociato le braccia in segno di protesta contro l`impiego nel Regno di lavoratori stranieri, ed ha definito “indifendibile” l`ondata di scioperi selvaggi che ha travolto il Paese. “Siamo parte di un mercato unico europeo ed ho sempre compreso le preoccupazioni della gente. Si guardano intorno e si chiedono: perché non possiamo farli noi questi lavori, noi li possiamo fare”, ha detto Brown, aggiungendo che però gli scioperi anti italiani non sono la strada giusta da intraprendere. Della stessa opinione il ministro delle Attività poduttive Peter Mandelson secondo il quale: «Rifugiarsi nel protezionismo sarebbe un errore enorme che farebbe precipitare il Regno Unito in una crisi ancora più profonda e questo mentre molti inglesi lavorano in Italia». Ovviamente anche la Ue si fa sentire con con una bozza di documento in cui si enfatizza che «il mercato unico é una delle più preziose conquiste dell`Ue e rimane un fattore chiave per migliorare la cornpetitività globale dell`Europa». Ma per Brown – che qualche tempo fa coniò, proprio lui, slogan `British jobs for British people` (agli inglesi i lavori inglesi) che oggi viene gridato dagli operai in sciopero – la vicenda delle proteste contro i lavoratori stranieri rappresenta un grattacapo non da poco. Se da un lato non può appoggiare il protezionismo, dall`altro deve dimostrare di avere a cuore la forza lavoro del suo Paese. E qui la promessa: “vogliamo dare alla gente le specializzazioni e le capacità che permetteranno loro di avere i posti di lavoro che oggi vanno agli stranieri”. Per í sindacati e gli operai in sciopero però, il nocciolo della questione non è tanto imboccare o meno la strada del protezionismo, bensì il rispetto delle regole. La convinzione è infatti che gli operai italiani siano stati ingaggiati senza dare la possibilità a quelli britannici di fare domanda per il posto, che siano pagati molto menò e che questa sia una pratica diffusa anche altrove. A questo proposito l`Acas, un ente indipendente di arbitrato e conciliazione sul lavoro, condurrà un`inchiesta per stabilire eventuali irregolarità. “Questi scioperi non sono contro gli stranieri di per sé, ma contro l`esclusione dei lavoratori britannici”, ha confermato Derek Simpson, presidente del sindacato Unite, che, commentando le dichiarazioni fatte ieri da Brown ha aggiunto: “Sebbenegli scioperi siano stati definiti indifendibili, molta gente li trova comprensibili nelle attuali circostanze”. E mentre le discussioni vanno avanti, la Gran Bretagna si prepara ad un` altra settimana di scioperi e proteste. Novecento dipendenti della centrale nucleare di Sellafield potrebbero incrociare le braccia a partire da oggi, mentre una centrale energetica nel Kent è a rischio di essere bloccata dai manifestanti che, coordinandosi su internet, stanno ancheorganizzando una folta manifestazione a Londra. E sulla Total, proprietaria della “raffineria della discordia” di Grimsby,potrebbe presto abbattersi il boicottaggio di tutte le sue stazioni di servizio.
[addsig]
Il premier: in Gb servono più specializzati. Oggi nuove agitazioni
di CAROLINA STUPINO
LONDRA – Anziché scioperare contro l`ingaggio degli operai italiani alla raffineria Lindsey Oil di Grimsby, in Gran Bretagna ci si dovrebbe preoccupare di creare manodopera specializzata, in modo che ad occupare il posto che oggi è andato agli operai della siracusana Irem, un giorno possano essere i lavoratori britannici e non gli stranieri. Intervistato dalla Bbe da Davos, dove si trovava per il Forum Economico Mondiale, il premier britannico Gordon Brown ha dimostrato di non avere alcuna simpatia per le manifestazioni degli operai che in questi giorni hanno incrociato le braccia in segno di protesta contro l`impiego nel Regno di lavoratori stranieri, ed ha definito “indifendibile” l`ondata di scioperi selvaggi che ha travolto il Paese. “Siamo parte di un mercato unico europeo ed ho sempre compreso le preoccupazioni della gente. Si guardano intorno e si chiedono: perché non possiamo farli noi questi lavori, noi li possiamo fare”, ha detto Brown, aggiungendo che però gli scioperi anti italiani non sono la strada giusta da intraprendere. Della stessa opinione il ministro delle Attività poduttive Peter Mandelson secondo il quale: «Rifugiarsi nel protezionismo sarebbe un errore enorme che farebbe precipitare il Regno Unito in una crisi ancora più profonda e questo mentre molti inglesi lavorano in Italia». Ovviamente anche la Ue si fa sentire con con una bozza di documento in cui si enfatizza che «il mercato unico é una delle più preziose conquiste dell`Ue e rimane un fattore chiave per migliorare la cornpetitività globale dell`Europa». Ma per Brown – che qualche tempo fa coniò, proprio lui, slogan `British jobs for British people` (agli inglesi i lavori inglesi) che oggi viene gridato dagli operai in sciopero – la vicenda delle proteste contro i lavoratori stranieri rappresenta un grattacapo non da poco. Se da un lato non può appoggiare il protezionismo, dall`altro deve dimostrare di avere a cuore la forza lavoro del suo Paese. E qui la promessa: “vogliamo dare alla gente le specializzazioni e le capacità che permetteranno loro di avere i posti di lavoro che oggi vanno agli stranieri”. Per í sindacati e gli operai in sciopero però, il nocciolo della questione non è tanto imboccare o meno la strada del protezionismo, bensì il rispetto delle regole. La convinzione è infatti che gli operai italiani siano stati ingaggiati senza dare la possibilità a quelli britannici di fare domanda per il posto, che siano pagati molto menò e che questa sia una pratica diffusa anche altrove. A questo proposito l`Acas, un ente indipendente di arbitrato e conciliazione sul lavoro, condurrà un`inchiesta per stabilire eventuali irregolarità. “Questi scioperi non sono contro gli stranieri di per sé, ma contro l`esclusione dei lavoratori britannici”, ha confermato Derek Simpson, presidente del sindacato Unite, che, commentando le dichiarazioni fatte ieri da Brown ha aggiunto: “Sebbenegli scioperi siano stati definiti indifendibili, molta gente li trova comprensibili nelle attuali circostanze”. E mentre le discussioni vanno avanti, la Gran Bretagna si prepara ad un` altra settimana di scioperi e proteste. Novecento dipendenti della centrale nucleare di Sellafield potrebbero incrociare le braccia a partire da oggi, mentre una centrale energetica nel Kent è a rischio di essere bloccata dai manifestanti che, coordinandosi su internet, stanno ancheorganizzando una folta manifestazione a Londra. E sulla Total, proprietaria della “raffineria della discordia” di Grimsby,potrebbe presto abbattersi il boicottaggio di tutte le sue stazioni di servizio.