Una piccola svolta (ma rivoluzionaria) nelle norme approvate per l’edizione 2010
Sanremo sdogana le canzoni in dialetto
di Andrea Laffranchi
Ul Festival de Sanrèm, per dirla alla lombarda. ‘O Festivàl (attenzione all’accento) ‘e Sanrem’, in napoletano. Da adesso ognuno lo può chiamare nel proprio dialetto. Altro che canzone italiana! Crolla dopo 60 anni il tabù dell’ortodossia tricolore dei brani sanremesi. Lo prevede l’articolo 6 del nuovo regolamento. Quello che stabilisce i requisiti delle opere in gara. Il comma a) impone la «lingua italiana». Poi precisa che «si considerano appartenenti alla lingua italiana, quali espressioni di cultura popolare, canzoni in lingua dialettale italiana». Un passo avanti verso il federalismo canzonettaro rispetto alle norme che prevedevano che la «presenza nel testo letterario di parole e/o locuzioni in lingua dialettale italiana» non snaturasse il requisito patriottico. Fino all’ultimo Sanremo di Paolo Bonolis i vernacoli erano pareggiati alle lingue estere: erano ammessi una parola, una strofa o un ritornello al massimo. Con Antonella Clerici rimarrà il blocco allo straniero, ma si potranno cantare brani interi in foggiano o furlan. In gara potremmo vedere il Woody Guthrie del lago di Como Davide Van de Sfroos, due principi della canzone napoletana come Anzo Avitabile e Peppe Barra, i sardi Tazenda (ci andarono nel 1991 cantando «Spunta la luna dal monte» principalmente in italiano con Bertoli), il mito della taranta salentina Uccio Aloisi. Un’apertura che risente delle pressioni politiche della Lega che da anni, anche all’interno del Comune di Sanremo, chiede il riconoscimento delle lingue locali…
(Dal Corriere della Sera, 14/11/2009).
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Sanremo sdogana le canzoni in dialetto
di Andrea Laffranchi
Ul Festival de Sanrèm, per dirla alla lombarda. ‘O Festivàl (attenzione all’accento) ‘e Sanrem’, in napoletano. Da adesso ognuno lo può chiamare nel proprio dialetto. Altro che canzone italiana! Crolla dopo 60 anni il tabù dell’ortodossia tricolore dei brani sanremesi. Lo prevede l’articolo 6 del nuovo regolamento. Quello che stabilisce i requisiti delle opere in gara. Il comma a) impone la «lingua italiana». Poi precisa che «si considerano appartenenti alla lingua italiana, quali espressioni di cultura popolare, canzoni in lingua dialettale italiana». Un passo avanti verso il federalismo canzonettaro rispetto alle norme che prevedevano che la «presenza nel testo letterario di parole e/o locuzioni in lingua dialettale italiana» non snaturasse il requisito patriottico. Fino all’ultimo Sanremo di Paolo Bonolis i vernacoli erano pareggiati alle lingue estere: erano ammessi una parola, una strofa o un ritornello al massimo. Con Antonella Clerici rimarrà il blocco allo straniero, ma si potranno cantare brani interi in foggiano o furlan. In gara potremmo vedere il Woody Guthrie del lago di Como Davide Van de Sfroos, due principi della canzone napoletana come Anzo Avitabile e Peppe Barra, i sardi Tazenda (ci andarono nel 1991 cantando «Spunta la luna dal monte» principalmente in italiano con Bertoli), il mito della taranta salentina Uccio Aloisi. Un’apertura che risente delle pressioni politiche della Lega che da anni, anche all’interno del Comune di Sanremo, chiede il riconoscimento delle lingue locali…
(Dal Corriere della Sera, 14/11/2009).
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di Andrea Laffranchi
Ul Festival de Sanrèm, per dirla alla lombarda. ‘O Festivàl (attenzione all’accento) ‘e Sanrem’, in napoletano. Da adesso ognuno lo può chiamare nel proprio dialetto. Altro che canzone italiana! Crolla dopo 60 anni il tabù dell’ortodossia tricolore dei brani sanremesi. Lo prevede l’articolo 6 del nuovo regolamento. Quello che stabilisce i requisiti delle opere in gara. Il comma a) impone la «lingua italiana». Poi precisa che «si considerano appartenenti alla lingua italiana, quali espressioni di cultura popolare, canzoni in lingua dialettale italiana». Un passo avanti verso il federalismo canzonettaro rispetto alle norme che prevedevano che la «presenza nel testo letterario di parole e/o locuzioni in lingua dialettale italiana» non snaturasse il requisito patriottico. Fino all’ultimo Sanremo di Paolo Bonolis i vernacoli erano pareggiati alle lingue estere: erano ammessi una parola, una strofa o un ritornello al massimo. Con Antonella Clerici rimarrà il blocco allo straniero, ma si potranno cantare brani interi in foggiano o furlan. In gara potremmo vedere il Woody Guthrie del lago di Como Davide Van de Sfroos, due principi della canzone napoletana come Anzo Avitabile e Peppe Barra, i sardi Tazenda (ci andarono nel 1991 cantando «Spunta la luna dal monte» principalmente in italiano con Bertoli), il mito della taranta salentina Uccio Aloisi. Un’apertura che risente delle pressioni politiche della Lega che da anni, anche all’interno del Comune di Sanremo, chiede il riconoscimento delle lingue locali…
(Dal Corriere della Sera, 14/11/2009).
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Sanremo sdogana le canzoni in dialetto
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Ul Festival de Sanrèm, per dirla alla lombarda. ‘O Festivàl (attenzione all’accento) ‘e Sanrem’, in napoletano. Da adesso ognuno lo può chiamare nel proprio dialetto. Altro che canzone italiana! Crolla dopo 60 anni il tabù dell’ortodossia tricolore dei brani sanremesi. Lo prevede l’articolo 6 del nuovo regolamento. Quello che stabilisce i requisiti delle opere in gara. Il comma a) impone la «lingua italiana». Poi precisa che «si considerano appartenenti alla lingua italiana, quali espressioni di cultura popolare, canzoni in lingua dialettale italiana». Un passo avanti verso il federalismo canzonettaro rispetto alle norme che prevedevano che la «presenza nel testo letterario di parole e/o locuzioni in lingua dialettale italiana» non snaturasse il requisito patriottico. Fino all’ultimo Sanremo di Paolo Bonolis i vernacoli erano pareggiati alle lingue estere: erano ammessi una parola, una strofa o un ritornello al massimo. Con Antonella Clerici rimarrà il blocco allo straniero, ma si potranno cantare brani interi in foggiano o furlan. In gara potremmo vedere il Woody Guthrie del lago di Como Davide Van de Sfroos, due principi della canzone napoletana come Anzo Avitabile e Peppe Barra, i sardi Tazenda (ci andarono nel 1991 cantando «Spunta la luna dal monte» principalmente in italiano con Bertoli), il mito della taranta salentina Uccio Aloisi. Un’apertura che risente delle pressioni politiche della Lega che da anni, anche all’interno del Comune di Sanremo, chiede il riconoscimento delle lingue locali…
(Dal Corriere della Sera, 14/11/2009).
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(Dal Corriere della Sera, 14/11/2009).
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(Dal Corriere della Sera, 14/11/2009).
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(Dal Corriere della Sera, 14/11/2009).
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(Dal Corriere della Sera, 14/11/2009).
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Ul Festival de Sanrèm, per dirla alla lombarda. ‘O Festivàl (attenzione all’accento) ‘e Sanrem’, in napoletano. Da adesso ognuno lo può chiamare nel proprio dialetto. Altro che canzone italiana! Crolla dopo 60 anni il tabù dell’ortodossia tricolore dei brani sanremesi. Lo prevede l’articolo 6 del nuovo regolamento. Quello che stabilisce i requisiti delle opere in gara. Il comma a) impone la «lingua italiana». Poi precisa che «si considerano appartenenti alla lingua italiana, quali espressioni di cultura popolare, canzoni in lingua dialettale italiana». Un passo avanti verso il federalismo canzonettaro rispetto alle norme che prevedevano che la «presenza nel testo letterario di parole e/o locuzioni in lingua dialettale italiana» non snaturasse il requisito patriottico. Fino all’ultimo Sanremo di Paolo Bonolis i vernacoli erano pareggiati alle lingue estere: erano ammessi una parola, una strofa o un ritornello al massimo. Con Antonella Clerici rimarrà il blocco allo straniero, ma si potranno cantare brani interi in foggiano o furlan. In gara potremmo vedere il Woody Guthrie del lago di Como Davide Van de Sfroos, due principi della canzone napoletana come Anzo Avitabile e Peppe Barra, i sardi Tazenda (ci andarono nel 1991 cantando «Spunta la luna dal monte» principalmente in italiano con Bertoli), il mito della taranta salentina Uccio Aloisi. Un’apertura che risente delle pressioni politiche della Lega che da anni, anche all’interno del Comune di Sanremo, chiede il riconoscimento delle lingue locali…
(Dal Corriere della Sera, 14/11/2009).
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Sanremo sdogana le canzoni in dialetto
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Ul Festival de Sanrèm, per dirla alla lombarda. ‘O Festivàl (attenzione all’accento) ‘e Sanrem’, in napoletano. Da adesso ognuno lo può chiamare nel proprio dialetto. Altro che canzone italiana! Crolla dopo 60 anni il tabù dell’ortodossia tricolore dei brani sanremesi. Lo prevede l’articolo 6 del nuovo regolamento. Quello che stabilisce i requisiti delle opere in gara. Il comma a) impone la «lingua italiana». Poi precisa che «si considerano appartenenti alla lingua italiana, quali espressioni di cultura popolare, canzoni in lingua dialettale italiana». Un passo avanti verso il federalismo canzonettaro rispetto alle norme che prevedevano che la «presenza nel testo letterario di parole e/o locuzioni in lingua dialettale italiana» non snaturasse il requisito patriottico. Fino all’ultimo Sanremo di Paolo Bonolis i vernacoli erano pareggiati alle lingue estere: erano ammessi una parola, una strofa o un ritornello al massimo. Con Antonella Clerici rimarrà il blocco allo straniero, ma si potranno cantare brani interi in foggiano o furlan. In gara potremmo vedere il Woody Guthrie del lago di Como Davide Van de Sfroos, due principi della canzone napoletana come Anzo Avitabile e Peppe Barra, i sardi Tazenda (ci andarono nel 1991 cantando «Spunta la luna dal monte» principalmente in italiano con Bertoli), il mito della taranta salentina Uccio Aloisi. Un’apertura che risente delle pressioni politiche della Lega che da anni, anche all’interno del Comune di Sanremo, chiede il riconoscimento delle lingue locali…
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