Riconoscimento dell’italiano come lingua ufficiale della Repubblica – Menia, FdI

L'Italia ridotta a zerbino

DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE
d’iniziativa del senatore MENIA

Riconoscimento dell’italiano come lingua ufficiale della Repubblica

Onorevoli Senatori!
L’Italia è uno dei pochi paesi occidentali in cui la Costituzione non preveda espressamente il riconoscimento della lingua nazionale come lingua ufficiale dello Stato. Ed è questo un vuoto che va colmato per una pluralità di motivi.
Nel secolo della globalizzazione vanno mantenuti e rafforzati gli elementi identitari che danno un senso comune alla vita di una nazione. Ecco perché, proprio in questa fase, si ritiene sia indispensabile riconoscere il ruolo della lingua italiana quale elemento costitutivo e identificante della comunità nazionale, a prescindere dalle diversità localistiche. La sottolineatura dell’unità linguistica non è certo in contrasto con la conservazione e la valorizzazione delle tradizione e delle parlate locali e minoritarie, peraltro tutelate dall’articolo 6 della Costituzione.
E’ nozione comune e condivisa quella che inizialmente era solo una deduzione delle ricerche filologiche: la lingua contiene tutti gli elementi qualificanti la storia e l’identità del popolo che la parla. Nell’articolazione del linguaggio non c’è soltanto l’espressione del pensiero in termini comprensibili, ma vi si condensano esperienze, relazioni, contatti, abitudini, vicende, aspirazioni e creazioni che, nel loro insieme, rappresentano l’evoluzione secolare di una comunità, cioè la sua identità nazionale.
Insomma, la lingua non si limita ad essere un addendo del processo aggregante di una nazione, ma la storia della lingua consente di ricostruire la storia dello spirito che informa di sé l’ascesa di un popolo verso la nazione.
Data la stretta connessione tra lingua e nazione, possiamo affermare che dove c’è unità linguistica c’è unità nazionale.
L’evoluzione stessa della nazione e la sua proiezione nel tempo a venire, anche e soprattutto tenendo conto delle dinamiche demografiche e delle spinte migratorie, deve trovare un collante ed una ragione propulsiva nella lingua.
La lingua comune diviene elemento fondamentale di integrazione. Quanto più la lingua italiana, con il suo portato di valori civili, morali e religiosi, sarà strumento di unione e integrazione, tanto più potremo guardare con fiducia e speranza al futuro dell’Italia ed alle prossime generazioni di italiani. E tutto ciò vale tantopiù in questi anni in cui il fenomeno migratorio pone nuove questioni che attengono da una parte al principio di accoglienza e solidarietà, ma dall’altra vogliono che esso si coniughi a quello del mantenimento e della difesa dell’identità italiana delle nostre città e paesi.
La vitalità di una lingua è la testimonianza della vitalità di una nazione; va ricordato, in proposito, quanto scriveva Gioberti: “Ricordi a chi cale della Patria comune, che secondo la comune esperienza, la morte delle lingue è la morte delle nazioni”.
Potremmo, in proposito, essere sordi alle ripetute sollecitazioni dell’Accademia della Crusca tese alla salvaguardia della lingua italiana? E questo non tanto e non solo nella difesa di un “purismo linguistico” e di una tradizione interna, ma anche e soprattutto nella conservazione e nell’espansione di uno spazio europeo ed internazionale.
Ma l’italiano è anche bene universale fuori dai confini europei. Illuminante, in proposito, appare l’intervento, svolto il 21 novembre 2000, nel corso della Conferenza dei parlamentari di origine italiana, dall’allora vicepresidente del Senato della repubblica Argentina, Antonio Francisco Cafiero: “Possiamo affermare, senza tema d’esagerare, che l’Italia non appartiene soltanto agli italiani: appartiene all’umanità intera… L’italianità ha saputo trasmettere i suoi valori, retaggi e messaggi, lungo i secoli… Il linguaggio costituisce l’identità fondamentale di un popolo. Quando un’opera o un autore, ci parlano con bellezza letteraria e profondità filosofica delle vicissitudini di un uomo alla ricerca del proprio destino, della complessa mutazione della cultura, dell’energica spinta alla vita attraverso l’arte poetica, ci troviamo senza alcun dubbio alla presenza di un genio delle lettere e della parola. Del Poeta di una Nazione e di tutte le Nazioni. L’imponente presenza di Dante Alighieri e del suo capolavoro, la Divina Commedia, sono proprio questo: un passaporto universale degli italiani che, da secoli, apre le porte di tutte le culture”.
Proprio il riferimento a Dante, ci dà la possibilità di andare alle radici della nostra identità, così come egli, sette secoli fa, le descriveva nel capo primo del De vulgari eloquentia, scrivendo: “Habemus simplicissima signa”, “abbiamo (cioè) alcuni tratti fondamentali, in quanto agiamo come italiani, tratti di costumi, di abitudini, di lingua, rispetto ai quali si soppesano e si misurano le azioni italiane”.
Questo valore unificante della lingua, che preesiste dunque alla stessa unificazione statuaria dell’Italia, va oggi rinsaldato anche di fronte ad alcuni segnali negativi che vengono da alcune parti del territorio nazionale in cui la centralità della lingua italiana è messa seriamente in discussione.
In alcuni casi, elementi di protezione avanzata delle minoranze nazionali o linguistiche (il cosiddetto bilinguismo) diventano strumento per l’imposizione di un monolinguismo nella toponomastica che cancella l’italiano: questo succede da anni nell’Alto Adige con il tedesco e inizia ora ad accadere anche nella Venezia Giulia con lo sloveno.
In altri casi, invece, orientamenti autonomisti esasperati, pongono situazioni in cui si tende a valorizzare la lingua o il dialetto di comunità minoritarie in antitesi alla lingua comune. Nessuno pensa di dimenticarsene o negarle.
Si possono fondere memoria e futuro, tradizione locale e nazionale, piccola e grande Patria, unità linguistica e unità nazionale, anzi è questa azione intelligente e meritevole di attenzione da parte del Parlamento tutto.
“Sacralizzare” la lingua italiana riconoscendola costituzionalmente è al tempo stesso riconoscere un patrimonio inestimabile e assieme proiettarlo nel futuro!

DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE

Art. 1

  1. All’articolo 12 della Costituzione [i]è aggiunto , in fine, il seguente comma:

“L’italiano è la lingua ufficiale della Repubblica. Tutti i cittadini hanno il dovere di conoscerla e il diritto di usarla”

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[i] La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.

S.337 – 19ª Legislatura
Sen. Roberto Menia (FdI)
Riconoscimento dell’italiano come lingua ufficiale della Repubblica
16 novembre 2022: Presentato al Senato

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