Prodi-Sarkozy, intesa sull'Europa.
L'idea francese di un mini-trattato o di un trattato semplificato per superare la paralisi istituzionale dell'Europa allargata ha convinto anche l'Italia. Nicolas Sarkozy era ieri visibilmente soddisfatto nel constatare che i punti qualificanti del suo progetto di riforma siano condivisi dal presidente del Consiglio Romano Prodi, con il quale è stato a colloquio per quasi un'ora e mezzo all'Eliseo.
La visita-lampo a Parigi del primo ministro italiano è servita per coordinare le posizioni dei due Paesi in vista del Consiglio europeo del 21 e 22 giugno e per non rafforzare l'impressione che i rapporti bilaterali potessero conoscere un momento di iniziale freddezza dopo la vittoria di Sarkozy e l'appoggio del Governo italiano al candidato socialista alla presidenza, Ségolène Royal, durante la campagna elettorale.
«Andremo al vertice europeo con obiettivi comuni sul riconoscimento giuridico della Ue, sul ministro degli Esteri europeo e soprattutto vogliamo che l'Unione europea non sia paralizzata dal diritto di veto», ha detto Prodi al termine dei colloqui. «È molto importante che Italia e Francia convergano per uscire dalla situazione di blocco in cui si trova l'Unione Europea», gli ha fatto eco Sarkozy. La via pragmatica del presidente francese all'integrazione sta dunque raccogliendo consensi all'interno dei Paesi membri.
Piace alla Gran Bretagna, potrebbe essere accettata da una Germania desiderosa di chiudere in bellezza la presidenza di turno, non dovrebbe faticare ad imporsi tra gli euroscettici di Repubblica Ceca e Polonia. E adesso “recluta” l'Italia, anche se Prodi ha preferito non aderire alla lettera al termine di mini-trattato. Nei fatti, però, di questo si tratta, dell'idea (francese, anzi sarkozyana) di dotare l'Europa di una presidenza del consiglio stabile, di un ministro degli Esteri e di ridimensionare l'utilizzo del diritto di veto a favore del voto a maggioranza qualificata.
Un'idea che il presidente francese aveva già presentato nel settembre scorso a Bruxelles e che durante la campagna elettorale era rimasta sullo sfondo poiché il rilancio dell'integrazione europea nel Paese che insieme all'Olanda aveva detto no nel 2005 al Trattato costituzionale non era certo argomento intorno al quale raccogliere consensi plebiscitari. Sarkozy ritiene che un simile progetto, che si occupa essenzialmente dell'aspetto istituzionale dell'Europa a 27, non abbia bisogno di essere sottoposto a referendum e che per il suo via libera sia quindi sufficiente una ratifica parlamentare.
«Abbiamo definito assieme – ha proseguito Prodi – ciò che significa la parola trattato semplificato. Noi condividiamo le fondamenta e in occasione del prossimo summit spingeremo in questa direzione». Gli altri punti di convergenza, come ha sottolineato il presidente francese, riguardano il riconoscimento della personalità giuridica dell'Unione Europea e i tre pilastri (comunitario, sicurezza e giustizia), mentre entrambi si sono detti favorevoli a un rafforzamento della governance economica europea.
Riprendendo una delle tematiche che più stanno a cuore a Sarkozy, ieri è stato inoltre annunciato un prossimo vertice tra i sette Paesi mediterranei dell'Unione (oltre a Italia e Francia, Spagna, Grecia, Cipro, Malta e Portogallo).
La sera della vittoria, il 6 maggio, era stato lo stesso capo di Stato francese a evocare il progetto di un'Unione del Mediterraneo per rafforzare i legami politici, economici e culturali. Ieri è tornato su questo concetto sostenendo la necessità di costruire ciò che è stato fatto con l'Unione Europea, cioè un'area di stabilità e sicurezza. Quest'ultima è stata indicata da Prodi come elemento prioritario nella costruzione dell'Unione mediterranea, aspetto sul quale, però, Sarkozy ha apparentemente voluto frenare ritenendo invece meglio partire da soggetti sui quali tutti i Paesi potrebbero più facilmente trovare consenso, come la tutela ambientale.
Alcuni esperti di politica estera ritengono che l'idea rappresenti in realtà un meccanismo di compensazione nei confronti della Turchia, il cui ingresso nell'Unione Europea è avversato da Sarkozy: «Non si tratta di ostracismo – ha detto il presidente – ma del fatto che l'Europa debba definire i propri confini. Ed è un problema, quello dei confini, di ciò che vogliamo sia l'Europa, che si porrà anche nei confronti dell'Ucraina».
Sul fronte dei rapporti bilaterali il presidente francese ha parlato della «volontà di superare tutti i malintesi che ci possono essere stati e di lavorare concretamente e discretamente assieme per avere progetti economici franco-italiani o italo-francesi». Secondo fonti dell'Eliseo si sarebbe parlato soprattutto del dossier energetico, che l'anno scorso vide le autorità governative francesi opporsi all'acquisto di Suez da parte di Enel.
di Attilio Geroni
29 maggio 2007
Il Sole 24ore
[addsig]
L'idea francese di un mini-trattato o di un trattato semplificato per superare la paralisi istituzionale dell'Europa allargata ha convinto anche l'Italia. Nicolas Sarkozy era ieri visibilmente soddisfatto nel constatare che i punti qualificanti del suo progetto di riforma siano condivisi dal presidente del Consiglio Romano Prodi, con il quale è stato a colloquio per quasi un'ora e mezzo all'Eliseo.
La visita-lampo a Parigi del primo ministro italiano è servita per coordinare le posizioni dei due Paesi in vista del Consiglio europeo del 21 e 22 giugno e per non rafforzare l'impressione che i rapporti bilaterali potessero conoscere un momento di iniziale freddezza dopo la vittoria di Sarkozy e l'appoggio del Governo italiano al candidato socialista alla presidenza, Ségolène Royal, durante la campagna elettorale.
«Andremo al vertice europeo con obiettivi comuni sul riconoscimento giuridico della Ue, sul ministro degli Esteri europeo e soprattutto vogliamo che l'Unione europea non sia paralizzata dal diritto di veto», ha detto Prodi al termine dei colloqui. «È molto importante che Italia e Francia convergano per uscire dalla situazione di blocco in cui si trova l'Unione Europea», gli ha fatto eco Sarkozy. La via pragmatica del presidente francese all'integrazione sta dunque raccogliendo consensi all'interno dei Paesi membri.
Piace alla Gran Bretagna, potrebbe essere accettata da una Germania desiderosa di chiudere in bellezza la presidenza di turno, non dovrebbe faticare ad imporsi tra gli euroscettici di Repubblica Ceca e Polonia. E adesso “recluta” l'Italia, anche se Prodi ha preferito non aderire alla lettera al termine di mini-trattato. Nei fatti, però, di questo si tratta, dell'idea (francese, anzi sarkozyana) di dotare l'Europa di una presidenza del consiglio stabile, di un ministro degli Esteri e di ridimensionare l'utilizzo del diritto di veto a favore del voto a maggioranza qualificata.
Un'idea che il presidente francese aveva già presentato nel settembre scorso a Bruxelles e che durante la campagna elettorale era rimasta sullo sfondo poiché il rilancio dell'integrazione europea nel Paese che insieme all'Olanda aveva detto no nel 2005 al Trattato costituzionale non era certo argomento intorno al quale raccogliere consensi plebiscitari. Sarkozy ritiene che un simile progetto, che si occupa essenzialmente dell'aspetto istituzionale dell'Europa a 27, non abbia bisogno di essere sottoposto a referendum e che per il suo via libera sia quindi sufficiente una ratifica parlamentare.
«Abbiamo definito assieme – ha proseguito Prodi – ciò che significa la parola trattato semplificato. Noi condividiamo le fondamenta e in occasione del prossimo summit spingeremo in questa direzione». Gli altri punti di convergenza, come ha sottolineato il presidente francese, riguardano il riconoscimento della personalità giuridica dell'Unione Europea e i tre pilastri (comunitario, sicurezza e giustizia), mentre entrambi si sono detti favorevoli a un rafforzamento della governance economica europea.
Riprendendo una delle tematiche che più stanno a cuore a Sarkozy, ieri è stato inoltre annunciato un prossimo vertice tra i sette Paesi mediterranei dell'Unione (oltre a Italia e Francia, Spagna, Grecia, Cipro, Malta e Portogallo).
La sera della vittoria, il 6 maggio, era stato lo stesso capo di Stato francese a evocare il progetto di un'Unione del Mediterraneo per rafforzare i legami politici, economici e culturali. Ieri è tornato su questo concetto sostenendo la necessità di costruire ciò che è stato fatto con l'Unione Europea, cioè un'area di stabilità e sicurezza. Quest'ultima è stata indicata da Prodi come elemento prioritario nella costruzione dell'Unione mediterranea, aspetto sul quale, però, Sarkozy ha apparentemente voluto frenare ritenendo invece meglio partire da soggetti sui quali tutti i Paesi potrebbero più facilmente trovare consenso, come la tutela ambientale.
Alcuni esperti di politica estera ritengono che l'idea rappresenti in realtà un meccanismo di compensazione nei confronti della Turchia, il cui ingresso nell'Unione Europea è avversato da Sarkozy: «Non si tratta di ostracismo – ha detto il presidente – ma del fatto che l'Europa debba definire i propri confini. Ed è un problema, quello dei confini, di ciò che vogliamo sia l'Europa, che si porrà anche nei confronti dell'Ucraina».
Sul fronte dei rapporti bilaterali il presidente francese ha parlato della «volontà di superare tutti i malintesi che ci possono essere stati e di lavorare concretamente e discretamente assieme per avere progetti economici franco-italiani o italo-francesi». Secondo fonti dell'Eliseo si sarebbe parlato soprattutto del dossier energetico, che l'anno scorso vide le autorità governative francesi opporsi all'acquisto di Suez da parte di Enel.
di Attilio Geroni
29 maggio 2007
Il Sole 24ore