IL MESSAGGERO
Mercoledì
25 Luglio 2007
di Flavio Pompetti
Pellerossa, miliardari a tutto gas
Colorado, nella riserva degli Ute c’è un pozzo d’estrazione ogni 14 abitanti
NEW YORK- Il confine meridionale dello stato del Colorado con il New Mexico è una zona arida di roccia argillosa e friabile, con vecchi villaggi dio minatori oggi abbandonati, e pochi segni di presenza umana. Ma in un angolo delle regione c’è una piccola tribù di indiani Ute che possiede l’1 % delle risorse d’acqua dell’intero stato, che gode di una rating creditizio superiore a quello della Danimarca e del Giappone, e che paga una pensione sociale ai membri sessantacinquenni di 65.000 dollari l’ anno, 100.000 per una coppia. Il segreto è il gas naturale, che agisce sotto i 28.000 ettari della riserva, nella quale i Southern Ute sono confinati, e che fa della tribù la tredicesima società americana in ordine di grandezza nel campo della produzione energetica.
Gli Ute dominavano con la loro presenza l ‘intera regione prima dell’arrivo dell’uomo bianco. A metà del’ 800, alla fine delle guerre indiane, 10.000 superstiti sono stati separati e dispersi nelle riserve arbitrariamente disegnate dai vincitori. A 1.400 di loro è capitata la sorte di avere assegnata una terra sulla quale oggi sono stati trivellati più di cento pozzi di estrazione. I profitti non sono finiti immediatamente nelle tasche degli indiani, che hanno dovuto lottare a lungo per appropriarsi delle risorse. A metà degli anni ’80 gli Ute erano affiliati dalla stessa povertà che piagava tutte le altre tribù indiane, mentre sul territorio operavano 63 società petrolifere in mano ai “ bianchi”. La salvezza è venuta proprio con un bianco, anzi due: Bob Zahrandnik, ex impiegato della Exxon, e John Jurius, altro veterano del settore, che sono stati ingaggiati dalla tribù per aiutarli nella riconquista e nella gestione dei pozzi. I due hanno assistito l’ impresa, e poi hanno spinto l’ingresso della neonata società Red Willow nel campo finanziario con l’ emissione di buoni fruttiferi prima, e la creazione di fondi di investimento, che la Standard & Poor ha premiato nel 2001 con il rating AAA.
Oggi i Southern Ute sono un club di miliardari, i cui pargoli ricevono aiuti finanziari per la carriera scolastica, e un consistente assegno di avviamento al raggiungimento della maggiore età. Ogni anno partecipano in un grande albergo di Las Vegas alla Conferenza finanziaria degli Indiani americani, unici petrolieri insieme agli Indiani dell’Alaska, in un mare di gestori di case da gioco. Da quindici anni a questa parte le tribù indiane hanno visto riconosciuto il loro diritto di ospitare casinò nelle proprie riserve , e oggi ne gestiscono 221, dalla Pennsylvania al Connecticut alla Florida, con un fatturato di 26 miliardi di dollari, che è il doppio di quello registrato dei bianchi in tutto lo stato del Nevada, l’unico dell‘ Unione dove il gioco d’azzardo è legalizzato.
Allo stesso tempo si sono moltiplicate le richieste di riconoscimento dello stato di tribù, con gruppi che spuntano come funghi a reclamare affiliazioni remote nella storia: 562 sono quelle riconosciute al momento, mentre duecento sono ancora in attesa di una decisione del governo americano.