Opporre un diniego

29/01/2013

Condividilo in un tweet: Per il burocratese è opporre un diniego. Tu #dillopiùfacile: rifiutare.

Semplificazione e partecipazione
[…]
Accesso alla documentazione amministrativa

 

I rimedi contro il diniego o il differimento dell’accesso

Chi si sia visto opporre un diniego (espresso o tacito) o un differimento dell’accesso dal responsabile della struttura provinciale competente, avrà a disposizione diversi strumenti di tutela:

  • ricorso in sede giurisdizionale– ai sensi dell’articolo 25, comma 5, della legge 7 agosto 1990, n. 241 – davanti al T.R.G.Adi Trento;
  • ricorso gerarchico (improprio) alla Giunta provinciale o alle autorità individuate dagli altri enti sulla base dei rispettivi ordinamenti, che sono chiamate a pronunciarsi entro trenta giorni dalla notifica del ricorso. Contro la decisione della Giunta provinciale l’interessato può ulteriormente presentare ricorso, nel termine di trenta giorni, al T.R.G.A. di Trento, il quale decide ai sensi dell’articolo 25, comma 5, primo periodo, della L. 241/90.

In alternativa al ricorso gerarchico, l’interessato potrà anche presentare richiesta di riesame al difensore civico, entro trenta giorni dal provvedimento di diniego o di differimento. Il difensore civico, entro trenta giorni dalla presentazione della richiesta, può comunicare a chi ha disposto il diniego o il differimento che lo ritiene illegittimo, informandone il richiedente. In tal caso, l’accesso deve essere consentito se, entro trenta giorni dal ricevimento della comunicazione del difensore civico, l’autorità che aveva negato o differito l’accesso non conferma motivatamente la propria decisione. Al difensore civico non viene dunque riconosciuto un vero potere decisionale, ma unicamente la possibilità di “sollecitare” l’amministrazione che ha disposto il diniego o il differimento obbligandola a riesaminare la propria decisione.

Fonte

Il testo appena riportato si può leggere sul portale della Provincia Autonoma di Trento, non molto credibile in quanto a semplificazione e partecipazione. Fosse stato solo quel diniego, molto meno clamoroso di tanti suoi compagni di burocratica avventura, non avrei sollevato il problema. Ma quell’opporre un diniego, che raddoppia stucchevolmente (e inutilmente) ciò che i cittadini avrebbero voluto vedere espresso in una sola, semplicissima parola, era un’occasione troppo ghiotta. Sarebbe bastato scrivere rifiutare o negare e intervenire sul resto, apportando magari altre piccole migliorie a completamento dell’opera: “Chi si sia visto rifiutare (espressamente o tacitamente) o ritardare l’accesso a un documento dal responsabile…”. E disporre il diniego? Evidentemente negare l’accesso, agli amministratori trentini, non è venuto in mente.

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