Non solo la non informazione nel risultato referendario sulla giustizia

L’intervista

«C’è stata improvvisazione Rischiamo di pagare un atto politico avventato»

Caiazza (Camere penali): nessuno ci ha consultato

Giandomenico Caiazza, il referendum è fallito. Se lo aspettava?
«Sì: noi avvocati dell’Unione Camere Penali da subito avevamo messo in guardia. Ma non così».
Così come?
«Con queste percentuali. È l’affluenza più bassa dei referendum sulla giustizia. Con Marco Pannella ne abbiamo fatti tanti. E li abbiamo sempre bucati per poco. Fermandoci a percentuali oltre il 40%».
Colpa di chi? Di cosa?
«La disinformazione, soprattutto da parte del servizio pubblico, è certamente un dato importante. I cittadini sono andati, a un appuntamento di rilievo costituzionale, nella totale non conoscenza dei temi referendari. E questo è un dato da censurare. Però…».
Però?
«Però il fallimento a mio giudizio, è anche frutto del modo con cui è stato organizzato».
Ovvero?
«Estemporaneo, improvvisato».
Cosa intende?
«Chi ha scelto i quesiti? Con chi li ha discussi?».
Chi?
«Non lo so. Per la prima volta, noi, come Camere Penali, non siamo stati consultati per un parere».
Ma Io sapevate?
«Non ne sapevamo nulla. Ci siamo trovati di fronte alla conferenza stampa Salvini Turco, dove il leader della Lega e il segretario dei Radicali
, annunciavano i quesiti. Punto».
Lo vede anomalo?
«E del tutto anomalo».
Perché?
« Quando si facevano i referendum con Pannella il primo lavoro, fondamentale, era la costituzione di un comitato promotore esteso al maggior numero possibile di realtà che potessero poi essere utili a renderlo noto. Perché non puoi limitarti a dire che non c’è attenzione sui quesiti. L’attenzione politica si crea».
Invece?
«Invece è stato chiuso a un accordo a due: Radicali-Lega. E per giunta una delle due forze proponenti lo ha abbandonato».
Quale?
«La Lega».
Abbandonato? Roberto Calderoli ha anche digiunato.
«Lasciamo stare queste caricature di altre storie politiche che non meritano questo».
Allora a cosa si riferisce?
«Ha visto manifesti o altre iniziative elettorali? La Lega non ha mai nemmeno depositato le firme raccolte perdendo così il diritto alle tribune referendarie».
Perché lo ha fatto?
«Ah questa è una bella domanda. Ma bisogna rivolgerla a loro».
C’è chi lo imputa al fatto che all’interno della Lega alcuni quesiti garantisti, come l’abolizione della custodia cautelare per il pericolo di reiterazione del reato, erano malvisti. Pensa possa avere contribuito al flop?
«Sì certamente. Non si può predicare per anni di “buttare la chiave” e poi presentare un quesito come quello».
Ma c’è anche chi dice che i quesiti erano poco sentiti. Non è così?
«Questa è la cosa peggiore. Cominceranno a dire che la separazione delle carriere non importa a nessuno e così via. Ma è un risultato falso. E pericoloso».
Pericoloso perché?
«Ora sarà più difficile discutere di questi temi. Questo atto politico avventato rischiamo di pagarlo carissimo».

Virginia Piccolillo | Corriere della Sera | 13.6.2022

1 commento

  • Al direttore – Una mia intervista al Corsera, nella quale provavo ad approfondire le ragioni di questo disastro referendario, oltre quella – indubitabile della vergognosa cortina di silenzio che lo ha accompagnato, ha scatenato risentite reazioni del segretario del Partito radicale
    Maurizio Turco sul Foglio.it. Lascio perdere le pagelle da asilo Mariuccia sui presidenti degni (quorum non ego) dell’Ucpi. L’unico giudizio che mi interessa è quello dei penalisti italiani, che hanno sempre approvato all’unanimità tutte le prese di posizione su questi referendum proposte da me e dalla mia giunta in questi anni. E rido con gusto di un tizio, non ricordo il nome, che ha addirittura proposto di “bannarmi” dalla storia radicale. Cosa ho detto dunque di così osceno? Ho ribadito quello che dicemmo dal primo giorno. Chiedemmo subito dove fosse nata questa iniziativa politica, all’esito di quale dibattito pubblico. Chi avesse deciso questo appalto della scelta dei quesiti, e della loro scrittura, in esclusiva a un solo partito. Discutendo tra chi e chi, e dove e quando, si è deciso per esempio che, dovendo scegliere sei quesiti sulla giustizia, l’abrogazione (integrale! ) della legge Severino costituisse una priorità? O che sulla custodia cautelare si dovesse intervenire in quel modo acrobatico? E ancora: a quale approfondito ragionamento tecnico e politico deve farsi risalire l’idea che, abolendo il limite minimo delle 25 firme (capirai!) per la candidatura al Csm, il paese avrebbe dato un potente segnale di riforma “epocale” della giustizia? Nessuno ci rispose allora, nessuno lo fa oggi. Non si tratta di curiosità morbose, tuttavia, quanto piuttosto di ragionare della qualità politica dell’iniziativa Non è che se proponi un referendum, questo è perciò stesso un fatto di valore inestimabile. Puoi anche sbagliare la scelta dei quesiti, per esempio, o l’intera strategia politica; è vietato ragionarne? Ma poiché noi di Ucpi siamo persone responsabili, non ci siamo tirati indietro, nonostante quelle nostre forti perplessità. E ci siamo impegnati sia nella raccolta delle firme (dopo un incontro pubblico con il senatore Salvini), sia poi nella campagna elettorale, dove abbiamo messo la faccia sui media senza risparmio (forse più spesso di Calderoli), invitando a votare cinque Sì. Ma se tu lanci un’iniziativa targando/a con un solo partito, tradizionalmente poco incline a idee liberali in tema di giustizia penale, senza spiegare perché; se raccogli le firme dei cittadini, anche grazie alle Camere penali italiane, e poi le butti nel cestino, di nuovo senza spiegare perché, perdendo denari e tribune per la campagna elettorale, come puoi pretendere che tutto ciò non debba entrare nel conto di un bilancio così disastroso? Leggo invece che si tratterebbe di un grande risultato, muovendo dal quale le “magnifiche sorti e progressive” del paese spiccheranno il volo. Fantastico, speriamo sia così. Noi, non si offenda nessuno, saremmo un po’ più cauti. Ma stiamo già rimboccandoci le maniche, questo è sicuro, cercando strade per rimediare; e le porte delle nostre sedi sono sempre aperte.
    Gian Domenico Caiazza

    Viva Caiazza.

    Il Foglio | 15.6.2022

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