Non permetteremo che l’Europa si fermi

«Non permetteremo che l'Europa si fermi»

Lettera di Ciampi: “Se qualcuno ostacolerà la costituzione, l’Italia e altri paesi andranno avanti da soli”

BRUXELLES – La lettera è formalmente indirizzata al presidente della Romania, Ion Iliescu. Ma le parole del capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi sono rivolte, di fatto, ai leader dei nuovi Paesi dell'Unione (la Romania per altro entrerà solo nel 2007) e indirettamente anche ai partner storici dell'Italia. «L'integrazione europea deve proseguire – scrive il Presidente. -Non esiste posizione politica o obiezione giuridica che possa rallentarla o bloccarla. Se ciò dovesse accadere, un gruppo di Paesi, tra cui l'Italia, saprà ben trovare la formula più rapida e incisiva per andare avanti», Il messaggio di Ciampi è stato letto ieri da Iliescu, nell'ultima giornata del vertice dell'Europa centrale a Mamaia, sulla sponda romena del Mar Morto. Lo hanno ascoltato sedici capi di Stato, compresi quelli di Austria e Germania, più cinque provenienti da Paesi appena entrati nell'Unione europea: Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Slovacchia e Slovenia. Una platea in gran parte coinvolta, dunque, nella fase finale della trattativa sulla Costituzione europea che dovrebbe concludersi con il Consiglio europeo di Bruxelles il 17 e 18 giugno.
La data è segnata in rosso sull'agenda di Ciampi, profondamente deluso dal fallimento di dicembre, nel vertice guidato dal premier Silvio Berlusconi. Da allora il Quirinale si è mosso su vari livelli. Ciampi, in particolare, ha parlato in più di un'occasione della «necessità di raggiungere un'intesa», sottoscrivendo, tra l'altro, una serie di appelli firmati con l'ex presidente tedesco Johannes Rau e il francese Jacques Chirac. La lettera di ieri, però, sembra segnare un cambio di passo, quasi come se il capo dello Stato, in vista della stretta finale, voglia «selezionare» gli interlocutori. «Nessuno dei fautori di una concezione riduttiva dell'Europa – prosegue il presidente- è mai riuscito a dimostrare in che cosa e come gli Stati nazionali potrebbero ottenere risultati migliori rispetto all'azione comune. Ma non possiamo credere che, dopo l'impegno profuso per oltre due anni, il progetto per dare finalmente all'Europa e ai suoi cittadini un solido fondamento costituzionale sia sottoposto a nuovi fattori di incertezza. Il solo modo per ridurre la portata di queste incognite consiste nell'avere una chiara percezione delle nostre responsabilità». E ancora, poco più in là, Ciampi prima mette in chiaro che cosa significhi la Costituzione europea, cioè «una tappa essenziale del processo di integrazione, premessa indispensabile per rilanciare obiettivi, programmi, politiche che i cittadini attendono con ansia». Poi indica il bivio: «E' giunta l'ora di scegliere fra la miopia del minimalismo dell'Europa e il coraggio di una visione; di schierarsi senza esitazioni dalla parte di chi crede in un progetto sorretto da valori; di respingere la miope difesa a oltranza degli interessi particolari».
Il testo passa in rassegna «gli obiettivi» che sarebbero alla portata dell'Unione a 25, fondata su un modello che punti »all'equità, alla solidarietà, all'efficienza»: un maggior peso politico sullo scenario mondiale; una maggiore capacità di affrontare il terrorismo internazionale. Ma è necessario l'accordo di tutti. Vecchi e «nuovi» Paesi della Ue. In caso contrario, se la Costituzione sarà vittima «di un negoziato spigoloso e privo di orizzonti», l'Europa non può fermarsi. Ciampi rilancia l'idea di trovare «una formula più rapida», su cui sta già lavorando «un gruppo di Paesi, compresa l'Italia». E' l'idea della cosiddetta «cooperazione rafforzata», di una collaborazione tra anelli ristretti che via via si allargano agli esclusi. Come è successo per l'euro oppure per l'accordo di Schengen sulle frontiere. Nel gennaio scorso francesi e tedeschi proposero di recuperare lo «spirito dei pionieri», dei sei Paesi fondatori della Comunità economica europea (Germania, Francia, Italia, Olanda, Belgio, Lussemburgo). In quell'occasione Berlusconi si dichiarò contrario a un'Europa «a due velocità». Oggi, intanto, il governo italiano punta all'accordo sulla Costituzione, cercando soluzioni di compromesso da una parte con Polonia e Spagna (sistema di voto), dall'altra con la Gran Bretagna (diritto di veto). Nello stesso tempo la diplomazia di Roma si sta muovendo per cercare di riagganciare soprattutto la Germania, un tempo storico punto di riferimento dell'Italia. Operazione non facile, visto che Berlino guarda decisamente altrove: non solo alla Francia, ma ora anche alla Gran Bretagna e, in prospettiva, alla Spagna. Il tentativo culminerà nel «bilaterale» Italia-Germania di ottobre. Se per l'epoca non ci sarà la Costituzione, la «formula» evocata da Ciampi diventerà tema obbligatorio anche per Roma.

I MOTIVI DEL PROGETTO

La Costituzione
L’Europa ha deciso di dotarsi di una Costituzione per semplificare i trattati dell’Unione riformare le istituzioni nella prospettiva dell’allargamento a 25 paesi membri, che è avvenuto il 1° maggio scorso. Per questo, nel febbraio 2002 è stata istituita la Convenzione presieduta da Valery Giscard d’Estaing, con il compito di preparare il testo costituzionale.

IL VERTICE DI DICEMBRE

Il Fallimento
Il testo doveva in origine essere approvato a fine 2003. Ma il vertice europeo del 12-13 dicembre è clamorosamente fallito. Decisiva l’intransigenza di Polonia e Spagna, che si rifiutavano di accettare il nuovo sistema di voto (che diminuiva il loro peso), previsto dalla nuova Costituzione, e difeso soprattutto da Francia e Germania.

IL PUNTO PIU’ CRITICO

La doppia maggioranza
Sul sistema di voto non è ancora stato trovato un compromesso. La “doppia maggioranza” prevista da Giscard vuole che le decisioni passino se votate dal 50% dei paesi, purchè rappresentino il 60% della popolazione. Ora Francia, Germania (ma anche l’Italia) sono disposte ad alzare la soglia della popolazione (62-64%) come chiede soprattutto Madrid.

QUESTIONI APERTE

Gli altri nodi
Formalmente, nessun punto della Costituzione è ancora chiuso. Di fatto però, oltre che sulla doppia maggioranza, si negozia soprattutto su quali siano le materie per le quali sarà mantenuto il diritto di veto nazionale. Tra le altre trattative aperte, quella sulle radici cristiane che l’Italia e la Polonia vorrebbero inserire nella Costituzione.

L’ESEMPIO BRITANNICO

Il rischio referendum
Sulla Costituzione, una volta varata, pende un nuovo rischio. Tony Blair ha promesso un nuovo referendum in Gran Bretagna per approvarla (la Costituzione essendo un trattato UE, deve essere ratificata dai paesi membri, ma in genere lo fanno i Parlamenti nazionali). Se i britannici ( molto euroscettici) la bocciassero, la carta UE non entrerebbe in vigore.

Giuseppe Sarcina
Corriere della Sera, 29 05 2004, p. 17


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