Non c’è nessun Diritto allo sviluppo se esso dipende dall’apprendimento della lingua del più “sviluppato”

Non c’è nessun Diritto allo sviluppo se esso dipende dall’apprendimento della lingua del più “sviluppato” e dall’utilizzo di strumenti che sono di sua proprietà: gli si assicura, al contrario, il suo ulteriore e sempre maggiore sviluppo ai nostri danni, così come il nostro servilismo e dipendenza a vita e fino alla dialettizzazione e morte della propria lingua madre e quindi del proprio popolo ridotto a mera entità geografica.

Questo articolo è disponibile anche in: Inglese

All’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani

Roma, 20.08.2021

Commenti e suggerimenti dell’ERA alla Bozza di Convenzione sul Diritto allo Sviluppo

La Bozza di  Convenzione sul Diritto allo Sviluppo pur contenendo importanti concetti relativi alle condizioni, o meno, dello sviluppo non tiene conto a nostro avviso di come nell’ultimo secolo il colonialismo e l’imperialismo non si esercitino più solo sui popoli bensì direttamente sulle menti delle persone degli altri popoli attraverso il colonialismo linguistico (Cfr. “. Gli imperi del futuro sono gli Imperi della Menteperchè Il potere di controllare la lingua offre bottini di gran lunga migliori che portar via le province o le terre di altri popoli o schiacciarli nello sfruttamento” Winston Churchill – in dialogo con Roosevelt – Università di Harvard, 6 settembre 1943

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Questa forma di schiavismo, quello linguistico (Vedasi il libro del massimo esperto mondiale di imperialismo linguistico inglese, Robert Phillipson, “Linguistic Imperialism Continued” Routledge Ed, pubblicato dalla nostra ONG con il titolo “L’imperialismo linguistico inglese continua”), non distingue per razza, sesso o religione ma punta dritto alle menti delle persone per assimilarle ed asservirle economicamente ed al proprio sistema organizzativo e di pensiero.

Essa è talmente pervasiva e totalitaria come sistema di coercizione mentale da spingersi fin dentro le Nazioni Unite dove essa non solo non dovrebbe attecchire ma essere combattuta. Invece anche i contributi a questa Bozza di  Convenzione sul Diritto allo Sviluppo vengono chiesti:

  • in inglese, lingua proprietaria dei lingua madre inglese, per apprendere la quale tutti gli altri pagano un costo economico, psicologico, di perdita di tempo enorme, al contrario dei primi che così si avvantaggiano sempre di più nello sviluppo a danno di persone e popoli non madrelingua inglese (Cfr. l’allegato documento da noi presentato alla 44° Sessione del Consiglio dei Diritti umani dal titolo “È urgente che i bambini più poveri del mondo, come quelli del Congo, e i bambini più ricchi, come quelli delle società britannica o americana, insieme, abbiano una seconda lingua comune, che gli anglofoni abbiano una seconda lingua.” A/HRC/44/NGO/119);
  • in un formato “Microsoft Word” proprietario anch’esso, della Microsoft Corporation.

Dello schiavismo linguistico ebbe a parlare per primo a nostra conoscenza Gandhi che nel 1909 in Hind Swaraj al cap. 18 spiega: “Dare a milioni di persone una conoscenza dell’inglese significa renderle schiavi.e ancora “Vale la pena osservare che, ricevendo un’istruzione inglese, abbiamo ridotto la nazione in schiavitù. L’ipocrisia, la tirannia ecc. sono aumentate. Gli indiani che conoscono la lingua inglese non hanno esitato a imbrogliare e instillare terrore tra la gente.” e ancora “Siamo noi, gli indiani che conoscono l’inglese, ad aver ridotto l’India in schiavitù. La maledizione della nazione non ricadrà sugli inglesi, ma su di noi.”

Non c’è nessun Diritto allo sviluppo se esso dipende dall’apprendimento della lingua del più “sviluppato” e dall’utilizzo di strumenti che sono di sua proprietà: gli si assicura, al contrario, il suo ulteriore e sempre maggiore sviluppo ai nostri danni, così come il nostro servilismo e dipendenza a vita e fino alla dialettizzazione e morte della propria lingua madre e quindi del proprio popolo ridotto a mera entità geografica.

Per questo riteniamo che nella Convenzione sul Diritto allo Sviluppo debba trovare posto e impegno degli Stati Parte il Principio che ogni essere umano ha Diritto alla Lingua Internazionale Ausiliaria. Diritto alla Lingua comune della specie umana così come individuata già nel 1922 dall’organizzazione progenitrice delle Nazioni Unite, la Lega delle Nazioni, che approvò unanimemente durante la sua terza Assemblea Generale il Rapporto sull’Esperanto come Lingua Internazionale Ausiliaria con il supporto convinto anche del britannico Lord Robert Cecil insignito poi del Nobel della Pace.

Se già nel 1922 si ritenne la Lingua Internazionale (detta Esperanto) pronta per essere adottata come “Lingua Internazionale Ausiliaria ”, oggi lo è più che mai: ha quasi un secolo di sperimentazione linguistica mondiale in più; dal 1993 è riconosciuta dal PEN Club International 114a lingua di letteratura nel mondo; è 64a lingua di traduzione di Google; è lingua di Premi Nobel per l’Economia come il tedesco Reinhard Selten; è lingua di una comunità transnazionale presente in oltre 120 Paesi del mondo; è più semplice di almeno 12 volte rispetto alla lingua inglese e un grande studioso di fama mondiale, Umberto Eco, ha definito l’Esperanto “un capolavoro linguistico” e in La ricerca della lingua perfetta (1993) all’Esperanto, LIA Lingua Internazionale Ausiliaria, ha dedicato molto spazio prendendo in esame le “Obiezioni teoriche e contro-obiezioni” (p. 355)  nonché le reali “Possibilità politiche’ di una LIA” (p. 358). La cosa più straordinaria è che per apprenderlo come un lingua madre non devi andare, come per l’inglese, in un Paese anglofono ma ogni Paese del mondo è l’“Esperantia”, persino il Paese più povero del mondo, il Burundi (2020). E questo significherà assicurare lo sviluppo anche al Burundi!

Non siamo in grado di sapere quanto i già colonizzati linguisticamente siano in grado di capire l’importanza e la dimensione storica per l’umanità di questo innovativo e fondamentale Diritto umano e, forse, il video di un ex traduttore dell’ONU e dell’OMS  come Claude Piron che è stato anche psicologo e docente al Dipartimento di Psicologia dell’Università di Ginevra “La sfida delle lingue”

può aiutare molti a guardare in faccia la realtà. Certo è assurdo che i difensori dei Diritti umani, dell’equo sviluppo, della Pace, utilizzino per comunicare proprio la lingua che più al mondo distrugge le altre lingue del pianeta e i popoli che le parlano.

Certo dobbiamo chiamare di fronte alle loro responsabilità anche i popoli anglosassoni. Chiarire che continuando a sostenere la tratta anglofona delle menti essi stanno continuando ad operare sulla linea colonialista e schiavista dell’ottocento passando, più astutamente, dalla dimensione materiale dei corpi a quella immateriale delle menti delle persone. Siamo certi che, messi di fronte alle loro responsabilità nella distruzione della biodiversità linguistica e culturale del pianeta diverranno anch’essi importanti sostenitori del Diritto umano alla Lingua Internazionale Ausiliaria , così come contro lo schiavismo dei corpi lo furono gli inglesi con la Legge sulla tratta degli schiavi (Slave Trade Act) del 1807 e gli USA il 18.12.1865 con l’entrata in vigore del tredicesimo emendamento della Costituzione che aboliva ufficialmente la schiavitù.

Lo schiavismo linguistico delle menti è un crimine contro l’umanità e a maggior ragione contro il Diritto allo Sviluppo. La nostra ONG, con i propri esperti internazionali, è pronta a dare tutto il supporto necessario affinché la definitiva “Convenzione sul Diritto allo Sviluppo” ne tenga conto insieme alla possibilità che tale crimine non possa più essere perpetrato grazie alla adozione della Lingua Internazionale Ausiliaria.

Distinti saluti,

Giorgio Kadmo Pagano
(General Secretary of ERA)

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