Noi non crediamo sia possibile considerare come unica sorgente di spiritualità questo odierno rivisitare l’antico, il passato tanto ricco di infinite verità e grandezze.
A noi sembra che l’attuale saccheggio di geometrie storicistiche ed eclettiche filologie sia viziato a tal punto da consentire una fittizia rinascita artistica nello stesso momento in cui la spiritualità che essa dovrebbe testimoniare tocca il suo fondo.
A volte ci si rivolge al passato sperando che esso, nel suo intoccabile splendore, ci accolga e difenda. Ma è più spesso la disillusione delle forme vuote a rimanerci in mano.
E’ dunque necessario per noi prenderci cura della fragile natura del presente, e fondare in esso una tradizione futura, dentro e oltre il riflesso del passato.
E del presente la necessità prima ci sembra essere l’unificazione europea.
Europa come regione dello spirito, come il ritrovato luogo di un lavoro vero, che riguarda tutti.
L’unità «internazionale» del mondo, attraverso l’imperialismo di alcuni popoli sugli altri, è fittizia, è disillusione.
La via da praticare è invece quella dell’unione reale, là dove spirito e corpo coincidono: l’unione europea assume, in tutti i suoi aspetti, la ricerca di un’unione reale.
Si tratta di sostituire un luogo e un lavoro vero alla pratica dell’illusione.
La nascita della cultura europea trova nella definizione di una lingua comune il suo primo fondamentale passo.
La lingua europea è seme e frutto d’unione e non di discordia.
La speranza dell’Esperanto, contro la forza delle lingue imperiali, trova nel noi e nell’unione giusto esaudimento, per la sua nascita come lingua universale, come lingua, quindi, sovranazionale, non internazionale di forza, o imperiale.
Giorgio Pagano
Giselda Pontesilli
Beppe Salvia
Gino Scartaghiande