Miliardari, fondi e grandi banche d’affari utilizzano Greta per diffondere il panico
Ecco chi finanzia le castronerie di Greta Thunberg
Greta e il clima. Chi ha messo insieme questa coppia? È stato il vento della storia a trasformare questo duo nel padrone della nostra vita?
Bisogna leggere un’inchiesta pubblicata https://www.globalresearch.ca firmata da William F. Engdahl per andare alle sorgenti del Nilo che ci ha allagato la vita. Il titolo è “Il capitale finanziario si maschera di verde”. Non è robetta. Non è questione di genitori furbi che trasformano una bambina in una star e la usano come una miniera d’oro. Qui c’è di mezzo un gioco immensamente più grande. Engdahl ha analizzato le decisioni dei più importanti cda di multinazionali per cui i trilioni (=migliaia di miliardi) sono noccioline.
Ed ecco in sintesi la documentata tesi: la partita climatica è il settore individuato dalle super-potenze finanziarie per consolidare la loro presa sul mondo. Per far questo occorreva un’icona capace di innescare una propaganda in fondo disonesta: quando mandi avanti una ragazzina affetta da una sindrome particolare, chi eccepisce schiaffeggia un’innocente. Calcolo riuscito? A quanto pare sì. Qualcuno però se ne sta accorgendo. Il saggio era uscito lo scorso settembre, ed era stato soffocato dal rimbombo universale della claque che ha circondato Greta Thunberg. Ora è stato riproposto il il 4 dicembre, prima del forum dei 35 a Madrid, dove qualcosa del meccanismo oliatissimo si è inceppato.
MAGHI E STREGONI
Ma sì che eravamo tutti rimasti senza parole davanti al mistero di una ragazza di sedici armi accolta come una madre Teresa all’Onu e in Vaticano per aver parlato tutti i venerdì davanti alla sua scuola sui rischi climatici globali causati dagli esseri umani nati prima di lei. Spirava lo Spirito Santo in lei? L’immacolato sapere della scienza? Macché. A fornirle il piedistallo non sono stati geni dell’astrofisica (che litigano su tutto), bensì i maghi degli algoritmi finanziari e gli stregoni delle centrali che tengono in pugno i mercati. Costoro, dopo aver inventato e imposto i derivati della nostra sventura, sono saltati oltre la linea dell’orizzonte geografico visibile. La globalizzazione sta andando a ramengo, l’accumulo di titoli e bond non trova più sfoghi nel vecchio mondo, la liquidità gira come un turbine intorno alla Terra e rischia di sfracellarsi. Ecco allora di fare atterrare questi flussi per spazzare via il globo come l’abbiamo conosciuto, una specie di distruzione creativa. Il famoso piano quinquennale dell’Urss ha trovato nuovi adepti nella finanza capitalistica. Il programma è di rivoltare il nostro pianeta come un calzino e rifarlo verde: Green! Ecco l’idea: Il clima ci ucciderà in pochi anni! Come Lenin proclamò il terrore rosso, questi ci hanno imposto il terrore verde tramite la divina Greta. Basta carbone, fine del CO2, buttiamo via tutto, cambiamo la struttura intima dei macchinari, dei cibi, gli oggetti domestici, tutto. Questa ragazzetta pertanto è stata ed è usata come la profetessa idonea a lanciare la più grande operazione propagandistica finanzia- ria della storia: l’economia Green. Sia chiaro: ma certo che c’è l’inquinamento ed è orribile. Chi però l’ha provocato facendolo crescere in maniera esponenziale in questi ultimi decenni sono proprio gli inventori della globalizzazione con relative delocalizzazioni senza alcun freno all’immondizia nell’aria e nell’acqua proprio in Asia e in Africa! Quegli stessi che Giulio Tremonti ha indicato come la crème della globalizzazione e dei derivati che ci hanno quasi ucciso, sono i propugnatori delle nuove frontiere ecologiche dell’economia. Rastrelleranno denaro dei poveri cristi risparmiatori in bond che serviranno a ripulire il marciume, traendo profitto dalle sciagure da essi stessi provocate. Un po’ come i forestali che incendiano i boschi per lucrare sul loro spegnimento.
Nel 2013, dopo anni di attenta preparazione, una società immobiliare svedese, Vasakronan,emise il primo “Green Bond”. Ne seguirono altri. Apple, ne sono seguiti altri, tra cui Apple, SNCF e la principale banca francese Crédit Agricole. Nel novembre 2013 la Tesla Energy di Elon Musk gravata di enormi problemi, ne uscì inventandosi qualcosa di simile. Oggi, secondo la Climate Bonds Initiative, circolano oltre 500 miliardi di dollari in tali obbligazioni verdi. Sono i primi passi di una accelerazione che lo stesso organismo prevede esponenziale. Infatti esso dà questa definizione di se stesso: «Siamo un’organizzazione no profit internazionale che lavora esclusivamente alla mobilitazione del mercato obbligazionario per raccogliere 100 mila miliardi di dollari per soluzioni sul cambiamento climatico». L’assunto non è scientifico ma ideologico, e lo scopo mascherato di valori nobilissimi, è il banale profitto. Che noi non demonizziamo. Ma non prendeteci per i fondelli.
FIUMI DI SOLDI
I nomi implicati in quest’opera di misericordia ecologica? Bank of England e City of London, Mark Carney, capo uscente della Banca d’Inghilterra. Nel dicembre 2015, la Bank for International Settlements Financial stability board (Fsb), presieduta poi da Camey, ha creato la Task force sulla divulgazione finanziaria legata al clima (Tcfd), per consigliare «investitori, operatori della finanza e assicurazioni sui rischi legati al clima». «Questo è stato certamente un obiettivo bizzarro per i banchieri centrali mondiali», annota Engdahl. Putacaso, nel 2016 il Tcfd insieme alla City of London Corporation e al governo del Regno Unito hanno avviato la Green Finance Initiative, con l’obiettivo di incanalare trilioni di dollari in investimenti “verdi”. I banchieri centrali dell’Fsb hanno nominato 31 persone per formare il Tcfd Presieduto dal miliardario Michael Bloomberg, include in ruoli chiave uomini di JP MorganChase; BlacMick, uno dei maggiori gestori patrimoniali al mondo con quasi settemila miliardi di dollari; Barclays Bank; Hsbc, la banca Londra-Hong Kong multata ripetutamente per riciclaggio e altri fondi neri; Swiss Re, la seconda riassicurazione più grande al mondo; la banca cinese Icbc; Tata Steel, Dow Chemical, il gigante minerario Bhp Billington e David Blood di Al Gore’s Generation Investment Llc. In effetti sembra che le volpi stiano scrivendo le regole per la nuova green economy. Ne volete ancora? Il 17 ottobre 2018, giorni dopo l’accordo della Ue al summit intitolato One Planet, l’Unione europea di Junker ha firmato un memorandum d’intesa con Breakthrough Energy-Europe in cui le società memore di Breakthrough Energy-Europe (roba verde, verdissima) avranno accesso preferenziale a qualsiasi finanziamento. E chi c’è in questo gruppo di ditte filo-Greta?
Gli artigiani di Cantù o gli agricoltori di Matera? Ma va’ là. In Breakthrough Energy vi sono Richard Branson di Virgin Air, Bill Gates, Jack Ma di Alibaba, Mark Zuckerberg di Face book, Bin Talal A1-Waleed, Ray Dalli() di Bridgewater Associates; Julian Robertson del gigante degli hedge fund, Tiger Management; David Rubenstein, fondatore Carlyle Group; George Soros, presidente Soros Fund Management; Masayoshi Son, fondatore di Softbank, in Giappone. E Greta? La mandano in giro in barca e in treno. La sfruttano cinicamente. Il dominio del denaro ha bisogno di prendere possesso delle coscienze per assiderai sicuro sul trono del mondo. Non è mistica da quattro soldi. Ma una verità verificabile nell’esperienza.
RENATO FARINA | Libero | 18.12.2019