COME CAMBIA PIAZZA AFFARI
Milano, la Borsa e gli inglesi
di SALVATORE BRAGANTINI
Non abbiamo più una Borsa italiana, e il capo del gruppo che l`ha acquistata non sarà un italiano. Quali le ricadute sul Paese, mentre lo spettro del nazionalismo economico torna ad agitare l`Europa? A giugno `07 Borsa Italiana (Bi) fu acquistata dal London Stock Exchange (Lse) che
pagò in azioni che allora valevano 1,63 miliardi €. Seguirono mesi durissimi per le società che gestiscono mercati regolamentati (Mr), con un progressivo calo dei volumi e dei profitti.
Di conseguenza l`azione Lse è crollata; gli 1,63 miliardi del `07 sono scesi, complice anche il calo della sterlina, a poco più di 400 milioni. All`avvicinarsi della scadenza del mandato del N ° idel gruppo, Clara Furse, il suo vice, Massimo Capuano, non ha preso, come invece era nelle premesse della fusione, il suo posto. C`è di che riflettere sull`evoluzione del nostro principale Mr guardando all`interesse pubblico, al di là dei guadagni dei soci di Bi e della vicenda personale di un grande professionista come Capuano. Questi ha trasformato il vecchio monopolio pubblico in un gruppo verticalmente integrato ed efficiente, a profitto degli azionisti. Essi hanno ottenuto un prezzo insperato per le loro azioni, specie chi ha subito venduto le azioni Lse; chi invece è restato, magari pensando a un «nucleo duro» italiano (stoppato dal veto inglese avallato da Capuano) ha subito
in pieno il crollo del titolo. Cerchiamo invece di leggere quanto accade nel settore, con l`occhio al futuro: inconoscibile sì, ma certo tanto diverso dai decenni scorsi, che hanno forgiato il nostro modo di ragionare su tali temi. E finito, e non tornerà presto, un tempo in cui la finanza, invece di servire la vita di imprese e cittadini, ne era servita, quando le sue star erano idolatrate come padroni dell`universo; oggi che la loro immagine, se non la loro ricchezza, è nella polvere, essi sono servilmente sbeffeggiati, magari dagli idolatri di ieri. Finché la finanza «tirava» (arrivando al 40% dei margini operativi di tutte le imprese Usa!) i Mr erano macchine astruse che beneficiavano della generale sbronza. Domani torneranno ad essere quel che sarebbero dovuti sempre essere: il luogo in cui le imprese raccolgono i capitali per crescere, presso gli investitori che lì potranno poi liquidare l`investimento. Compito di grande peso, ma ovviamente servente del sistema. Va premesso che la crisi ha mostrato la gran vitalità dei Mr, i soli ad aver mantenuto, anche di questi tempi eccezionali, quella liquidità altrove evaporata, nonostante sia da poco caduto l`obbligo – prima vigente in Italia – di trattare le azioni presso gli stessi Mr. Se si parla di Mr non vanno trascurate le «tubazioni» da cui la còmpravendita deve transitare: esse assicurano la compensazione (clearing) di debiti e crediti delle controparti (in valuta e in titoli), e il regolamento (settlement) dell`operazione, con la consegna di quanto dovuto. Lse ha trovato in Bi tubazioni essenziali, che coprono il rischio di insolvenza, come la Cassa di Compensazione e Garanzia, o smistano i titoli (Monte Titoli). Può essere che Lse non abbia ben assimilato il ruolo di tali enti, estranei alla sua tradizione, o non abbia compreso le preoccupazioni di Banca d`Italia sul loro peso sistemico, in un`epoca di grandi paure sull`insolvenza delle controparti. Eppure la crisi mostra la necessità di favorire il transito su Mr di molti titoli – come i famigerati Credit Default Swap, oggi trattati direttamente fra le controparti (Otc) – proprio per il clearing e settlement che essi assicurano. Da qui il lavoro avviato dalla Fed di New York, allora guidata da Geithner, ora ministro del Tesoro Usa, per standardizzare (e centralizzare su Mr) quei titoli; solo un Mr con tali strutture potrebbe ordinatamente gestire una grossa insolvenza su quei titoli. L`opposizione al riguardo degli intermediari, così teneramente
affezionati ai maggiori utili che l`attuale andazzo consente, sarà sconfitta. Ora che il pendolo ha violentemente invertito la direzione, i valori dei mercati, pur divenuti molto più efficienti dei vecchi monopoli, si sono sgonfiati; perché non pensare alla possibilità di tornare a Mr posseduti dagli intermediari in chiave mutualistica, e a pochi enti di clearing e settlement che mettano le tubazioni al servizio di tutti, come una utility? Se questa è forse (almeno per ora) un`idea impraticabile, bisogna che le nostre imprese possano sempre trovare i capitali di cui han bisogno senza subire traumatici cambiamenti di leggi, lingua o regolamenti. Ora che una delle premesse della fusione del 2007 – la finanza con le bollicine che diventano bolle – è venuta a mancare, bisogna, senza cedere al nazionalismo economico imperante, trovare nuove ragioni a un`unione partita in un momento sfortunato. Non è facile il compito che sta davanti ai gestori del Lse e alle autorità inglesi e italiane. Il che apre l`enorme tema della revisione della regolazione europea; ma questa, pur strettamente
connessa, è tutta un`altra storia.
[addsig]
Milano, la Borsa e gli inglesi
di SALVATORE BRAGANTINI
Non abbiamo più una Borsa italiana, e il capo del gruppo che l`ha acquistata non sarà un italiano. Quali le ricadute sul Paese, mentre lo spettro del nazionalismo economico torna ad agitare l`Europa? A giugno `07 Borsa Italiana (Bi) fu acquistata dal London Stock Exchange (Lse) che
pagò in azioni che allora valevano 1,63 miliardi €. Seguirono mesi durissimi per le società che gestiscono mercati regolamentati (Mr), con un progressivo calo dei volumi e dei profitti.
Di conseguenza l`azione Lse è crollata; gli 1,63 miliardi del `07 sono scesi, complice anche il calo della sterlina, a poco più di 400 milioni. All`avvicinarsi della scadenza del mandato del N ° idel gruppo, Clara Furse, il suo vice, Massimo Capuano, non ha preso, come invece era nelle premesse della fusione, il suo posto. C`è di che riflettere sull`evoluzione del nostro principale Mr guardando all`interesse pubblico, al di là dei guadagni dei soci di Bi e della vicenda personale di un grande professionista come Capuano. Questi ha trasformato il vecchio monopolio pubblico in un gruppo verticalmente integrato ed efficiente, a profitto degli azionisti. Essi hanno ottenuto un prezzo insperato per le loro azioni, specie chi ha subito venduto le azioni Lse; chi invece è restato, magari pensando a un «nucleo duro» italiano (stoppato dal veto inglese avallato da Capuano) ha subito
in pieno il crollo del titolo. Cerchiamo invece di leggere quanto accade nel settore, con l`occhio al futuro: inconoscibile sì, ma certo tanto diverso dai decenni scorsi, che hanno forgiato il nostro modo di ragionare su tali temi. E finito, e non tornerà presto, un tempo in cui la finanza, invece di servire la vita di imprese e cittadini, ne era servita, quando le sue star erano idolatrate come padroni dell`universo; oggi che la loro immagine, se non la loro ricchezza, è nella polvere, essi sono servilmente sbeffeggiati, magari dagli idolatri di ieri. Finché la finanza «tirava» (arrivando al 40% dei margini operativi di tutte le imprese Usa!) i Mr erano macchine astruse che beneficiavano della generale sbronza. Domani torneranno ad essere quel che sarebbero dovuti sempre essere: il luogo in cui le imprese raccolgono i capitali per crescere, presso gli investitori che lì potranno poi liquidare l`investimento. Compito di grande peso, ma ovviamente servente del sistema. Va premesso che la crisi ha mostrato la gran vitalità dei Mr, i soli ad aver mantenuto, anche di questi tempi eccezionali, quella liquidità altrove evaporata, nonostante sia da poco caduto l`obbligo – prima vigente in Italia – di trattare le azioni presso gli stessi Mr. Se si parla di Mr non vanno trascurate le «tubazioni» da cui la còmpravendita deve transitare: esse assicurano la compensazione (clearing) di debiti e crediti delle controparti (in valuta e in titoli), e il regolamento (settlement) dell`operazione, con la consegna di quanto dovuto. Lse ha trovato in Bi tubazioni essenziali, che coprono il rischio di insolvenza, come la Cassa di Compensazione e Garanzia, o smistano i titoli (Monte Titoli). Può essere che Lse non abbia ben assimilato il ruolo di tali enti, estranei alla sua tradizione, o non abbia compreso le preoccupazioni di Banca d`Italia sul loro peso sistemico, in un`epoca di grandi paure sull`insolvenza delle controparti. Eppure la crisi mostra la necessità di favorire il transito su Mr di molti titoli – come i famigerati Credit Default Swap, oggi trattati direttamente fra le controparti (Otc) – proprio per il clearing e settlement che essi assicurano. Da qui il lavoro avviato dalla Fed di New York, allora guidata da Geithner, ora ministro del Tesoro Usa, per standardizzare (e centralizzare su Mr) quei titoli; solo un Mr con tali strutture potrebbe ordinatamente gestire una grossa insolvenza su quei titoli. L`opposizione al riguardo degli intermediari, così teneramente
affezionati ai maggiori utili che l`attuale andazzo consente, sarà sconfitta. Ora che il pendolo ha violentemente invertito la direzione, i valori dei mercati, pur divenuti molto più efficienti dei vecchi monopoli, si sono sgonfiati; perché non pensare alla possibilità di tornare a Mr posseduti dagli intermediari in chiave mutualistica, e a pochi enti di clearing e settlement che mettano le tubazioni al servizio di tutti, come una utility? Se questa è forse (almeno per ora) un`idea impraticabile, bisogna che le nostre imprese possano sempre trovare i capitali di cui han bisogno senza subire traumatici cambiamenti di leggi, lingua o regolamenti. Ora che una delle premesse della fusione del 2007 – la finanza con le bollicine che diventano bolle – è venuta a mancare, bisogna, senza cedere al nazionalismo economico imperante, trovare nuove ragioni a un`unione partita in un momento sfortunato. Non è facile il compito che sta davanti ai gestori del Lse e alle autorità inglesi e italiane. Il che apre l`enorme tema della revisione della regolazione europea; ma questa, pur strettamente
connessa, è tutta un`altra storia.