Riformare la scuola un’esigenza primaria
Caro Direttore, ora che con le vacanze gli animi sono più rasserenati vorrei, come insegnante di lungo corso, insistere sulla necessità di riformare davvero la scuola pubblica per eliminare ogni inutilità e per renderla non solo adeguata ai tempi ma anche concorrenziale nel contesto degli altri Paesi europei. Ciò con la consapevolezza che la scuola italiana è oggi inadeguata e che ha bisogno di recuperare anni e anni perduti non nel costruire ma nell’opporsi, soprattutto dall’interno, a sostanziali cambiamenti.
Flavia G. (Massa)
Risponde il direttore de La Nazione Francesco Carrassi
Parlare di scuola in tempo di vacanze potrebbe trovare distratto chi è direttamente o indirettamente interessato ma potrebbe anche succede il contrario. Una valutazione più serena, a bocce ferme, come sottolinea lei, può essere utile. Proviamo a riprendere il filo tenuto conto anche delle risposte ai lettori nei mesi durante i quali uno degli sport più diffusi era il tiro contro il ministro Letizia Moratti. Come è noto ogni tentativo di riforma è stato bloccato sul nascere. Nel frattempo la crisi della scuola si è accentuata mettendo a nudo, nel confronto con gli altri paesi europei, le nostre carenze. Un’insegnante di lungo corso, come lei si definisce, ricorderà l’assurda perseveranza di obbligare i ragazzi a studiare la lingua francese e di impedire loro di poter liberamente scegliere di studiare la lingua inglese per salvare le cattedre alle insegnanti di francese. L’importanza di studiare l’inglese, solo ora diventata materia di studio già alle scuole elementari, non intaccò più di tanto la concezione di un sistema più attento allo status degli insegnanti che alle esigenze degli allievi. Ho rispolverato la memoria su questo aspetto non marginale per chiarire un concetto fondamentale delineato anche dal nuovo presidente di Confindustria. E’ fuorviante pensare che la riforma della scuola sia di centrodestra o di centrosinistra. La riforma della scuola è una delle esigenze primarie del nostro Paese.
(Da La Nazione, 22/7/2004).
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Riformare la scuola un’esigenza primaria
Caro Direttore, ora che con le vacanze gli animi sono più rasserenati vorrei, come insegnante di lungo corso, insistere sulla necessità di riformare davvero la scuola pubblica per eliminare ogni inutilità e per renderla non solo adeguata ai tempi ma anche concorrenziale nel contesto degli altri Paesi europei. Ciò con la consapevolezza che la scuola italiana è oggi inadeguata e che ha bisogno di recuperare anni e anni perduti non nel costruire ma nell’opporsi, soprattutto dall’interno, a sostanziali cambiamenti.
Flavia G. (Massa)
Risponde il direttore de La Nazione Francesco Carrassi
Parlare di scuola in tempo di vacanze potrebbe trovare distratto chi è direttamente o indirettamente interessato ma potrebbe anche succede il contrario. Una valutazione più serena, a bocce ferme, come sottolinea lei, può essere utile. Proviamo a riprendere il filo tenuto conto anche delle risposte ai lettori nei mesi durante i quali uno degli sport più diffusi era il tiro contro il ministro Letizia Moratti. Come è noto ogni tentativo di riforma è stato bloccato sul nascere. Nel frattempo la crisi della scuola si è accentuata mettendo a nudo, nel confronto con gli altri paesi europei, le nostre carenze. Un’insegnante di lungo corso, come lei si definisce, ricorderà l’assurda perseveranza di obbligare i ragazzi a studiare la lingua francese e di impedire loro di poter liberamente scegliere di studiare la lingua inglese per salvare le cattedre alle insegnanti di francese. L’importanza di studiare l’inglese, solo ora diventata materia di studio già alle scuole elementari, non intaccò più di tanto la concezione di un sistema più attento allo status degli insegnanti che alle esigenze degli allievi. Ho rispolverato la memoria su questo aspetto non marginale per chiarire un concetto fondamentale delineato anche dal nuovo presidente di Confindustria. E’ fuorviante pensare che la riforma della scuola sia di centrodestra o di centrosinistra. La riforma della scuola è una delle esigenze primarie del nostro Paese.
(Da La Nazione, 22/7/2004).
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