Lingua italiana sull’orlo del baratro

Carlo = soggetto, è = copula, un ragazzo = nome del predicato

Caro Beppe, mi pare che la fase dello scandaloso imbarbarimento della nostra stupenda lingua italiana sia giunta a compimento. Nella palude melmosa delle scempiaggini ‘affoghicchiano’ non solo i congiuntivi deturpati, ma tutti i modi finiti e indefiniti del verbo, i tempi passati e i trapassati remoti e rimorti, le forme riflessive ma soprattutto irriflessive, gli ausiliari transitivi passivi e gli ausiliari del traffico, le desinenze confinate nelle desistenze, i predicati verbali e i pregiudicati abituali. Una volta i verbi copulativi avevano la nobile funzione di unire il soggetto al nome o all’aggettivo che ne indicava lo stato o la condizione, proprio per attribuire alla frase un senso compiuto. Carlo=soggetto è= copula un ragazzo= nome del predicato. Ora Carlo copula e basta. Dal senso compiuto, al sesso compiuto. Non se ne può più. Una volta l’ape era solita sùggere il polline dall’aggraziato fiore. Ora risulta insopportabile l’esercizio di chiedere a chi ama succhiare reclinando , declinare: “Io succo,tu sugghi, egli sugghe, noi sugghiamo, voi sugghiate, essi sugghiano”. Le lacune sono oceani, e sull’ortodossia della buona lingua calano bordate di proliferante cachessia. Da chicchessia, o quasi. Gli accenti gravi stanno diventando grevi, gli accenti tonici distonici, gli accenti circonflessi perplessi. E’ in corso una ‘cimiterizzazione’ delle locuzioni aggettivali e delle locuzioni avverbiali. Per ogni locuzione, un appropriato loculo. Mutatis mutandis, caro Beppe, anche il tuo ‘Italians’ si convertirà in Itaglians. Che piacerà oltretutto ai tanti certificati ultras , per perfezionare un taglio alla pancia dei monotoni pacifici non plus ultra.
Carlo Cavalli, cavallicarlo@yahoo.com

italians.corriere.it | 16.11.2019

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