Fuori dal Vecchio continente gode di alta considerazione, quanto lo spagnolo
Lingua italiana, sempre più amata ma non in sede europea
Il presidente dell’Accademia della Crusca Sabatini: “A noi il compito di evitare che venga emarginata”
Roma, 9 ott. (Adnkronos Cultura) – Cresce nel mondo la voglia di italiano, “una grande lingua di cultura, la lingua di uno dei Paesi più attivi sulla scena mondiale”, secondo Francesco Sabatini, presidente dell’Accademia della Crusca. Ma paradossalmente, l'amore per la lingua italiana si fa più sentire nei Paesi extraeuropei, mentre ai confini dell’Italia il nostro idioma continua ad avere un ruolo di secondo piano. “Ogni lingua racchiude dentro di sé un patrimonio di cultura che non appartiene solo a chi la parla, ma è di tutti – ha dichiarato Sabatini all’ADNKRONOS CULTURA – conservarla e diffonderla significa mettere a disposizione degli altri un patrimonio che, nel nostro caso, è immenso”.
“Dipende da noi evitare che la lingua italiana venga emarginata in certi contesti – ha aggiunto Sabatini – e fare in modo che in Europa tutte le lingue siano considerate alla pari, specialmente perché una lingua di intercomunicazione generale c’è ed è l’inglese. Quindi – ha continuato con una nota polemica – non si possono accettare privilegi striscianti verso altre lingue”. Il presidente dell’Accademia della Crusca ha fatto così riferimento al trilinguismo anglo-franco-tedesco, usato presso le istituzioni europee. “Mi risulta addirittura – ha aggiunto – che presso un Istituto Italiano di Cultura di un’importante capitale europea non si presentano libri che non siano tradotti anche in inglese e che a Zurigo l’italiano non è più accettato come lingua di conferenza”.
Anche secondo il vice ministro agli Affari Esteri Ugo Intini “è difficile accettare che le lingue di lavoro siano più di una, visto che ufficialmente questa lingua è una sola: l’inglese. Ma al di là di questo – ha spiegato Intini all’Adnkronos Cultura – l’italiano è comunque una lingua a forte penetrazione e questo significa che nelle altre lingue, ormai, si usano molte parole ed espressioni in italiano. Se si guarda alla stampa estera, ad esempio, ci si accorge che anche i titoli, spesso, sono in italiano. Anche se a volte si usano espressioni non lusinghiere, come ‘mafia’ e ‘fiasco’”.
Intanto, Rai International si prepara a mandare in onda il nuovo programma “Qui si parla italiano”, lezioni quotidiane di italiano di quindici minuti, mentre cinquanta università statunitensi firmeranno a Washington, in occasione della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo (22-28 ottobre), un protocollo per usare il portale www.linguaitaliana.rai.it per l’insegnamento della lingua italiana. Insomma, sembra proprio che l’italiano, a lungo considerato una lingua minore rispetto alle ‘sorelle’ europee, abbia fatto parecchia strada, tanto che nei Paesi extra europei è sempre più spesso equiparato, per importanza e diffusione, allo spagnolo. A frequentare i corsi di italiano sarebbero, però, più gli stranieri che gli originari del Bel Paese, magari di seconda o terza generazione.
“Tullio De Mauro – ha ricordato Gherardo La Francesca, direttore generale per la cooperazione e la promozione culturale del ministero per gli Affari Esteri – ha recentemente dichiarato che la bilancia linguistica italiano-inglese, relativa agli ultimi anni, è positiva e pende dalla parte dell’Italia: questo significa che abbiamo ceduto all’inglese più parole di quante l’inglese ne abbia cedute a noi”.
Tra i motivi che spingono gli stranieri a studiare la nostra lingua, secondo il presidente dell’Accademia della Crusca, oltre alla cultura italiana umanistica e rinascimentale, anche il turismo, “grande forma di movimento non solo economico, ma culturale; un settore nel quale l’Italia è leader. A questi motivi – ha continuato Sabatini – si aggiungono quelli relativi alla vita economica, alle tecnologie avanzate e alla produzione di beni di consumo apprezzati in tutto il mondo, quali il mobile italiano, la moda italiana, la gastronomia italiana. Infine – ha concluso Sabatini – c’è l’aspetto politico. La collocazione di un Paese come l’Italia, proprio al centro di un Mediterraneo sempre più in ebollizione, ci conferisce un importante ruolo politico: conoscere la lingua di un Paese coinvolto in questo luogo è importante, per noi e per gli altri”.
(tratto da Adnkronos Cultura, 9 ottobre 2007)
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Lingua italiana, sempre più amata ma non in sede europea
Il presidente dell’Accademia della Crusca Sabatini: “A noi il compito di evitare che venga emarginata”
Roma, 9 ott. (Adnkronos Cultura) – Cresce nel mondo la voglia di italiano, “una grande lingua di cultura, la lingua di uno dei Paesi più attivi sulla scena mondiale”, secondo Francesco Sabatini, presidente dell’Accademia della Crusca. Ma paradossalmente, l'amore per la lingua italiana si fa più sentire nei Paesi extraeuropei, mentre ai confini dell’Italia il nostro idioma continua ad avere un ruolo di secondo piano. “Ogni lingua racchiude dentro di sé un patrimonio di cultura che non appartiene solo a chi la parla, ma è di tutti – ha dichiarato Sabatini all’ADNKRONOS CULTURA – conservarla e diffonderla significa mettere a disposizione degli altri un patrimonio che, nel nostro caso, è immenso”.
“Dipende da noi evitare che la lingua italiana venga emarginata in certi contesti – ha aggiunto Sabatini – e fare in modo che in Europa tutte le lingue siano considerate alla pari, specialmente perché una lingua di intercomunicazione generale c’è ed è l’inglese. Quindi – ha continuato con una nota polemica – non si possono accettare privilegi striscianti verso altre lingue”. Il presidente dell’Accademia della Crusca ha fatto così riferimento al trilinguismo anglo-franco-tedesco, usato presso le istituzioni europee. “Mi risulta addirittura – ha aggiunto – che presso un Istituto Italiano di Cultura di un’importante capitale europea non si presentano libri che non siano tradotti anche in inglese e che a Zurigo l’italiano non è più accettato come lingua di conferenza”.
Anche secondo il vice ministro agli Affari Esteri Ugo Intini “è difficile accettare che le lingue di lavoro siano più di una, visto che ufficialmente questa lingua è una sola: l’inglese. Ma al di là di questo – ha spiegato Intini all’Adnkronos Cultura – l’italiano è comunque una lingua a forte penetrazione e questo significa che nelle altre lingue, ormai, si usano molte parole ed espressioni in italiano. Se si guarda alla stampa estera, ad esempio, ci si accorge che anche i titoli, spesso, sono in italiano. Anche se a volte si usano espressioni non lusinghiere, come ‘mafia’ e ‘fiasco’”.
Intanto, Rai International si prepara a mandare in onda il nuovo programma “Qui si parla italiano”, lezioni quotidiane di italiano di quindici minuti, mentre cinquanta università statunitensi firmeranno a Washington, in occasione della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo (22-28 ottobre), un protocollo per usare il portale www.linguaitaliana.rai.it per l’insegnamento della lingua italiana. Insomma, sembra proprio che l’italiano, a lungo considerato una lingua minore rispetto alle ‘sorelle’ europee, abbia fatto parecchia strada, tanto che nei Paesi extra europei è sempre più spesso equiparato, per importanza e diffusione, allo spagnolo. A frequentare i corsi di italiano sarebbero, però, più gli stranieri che gli originari del Bel Paese, magari di seconda o terza generazione.
“Tullio De Mauro – ha ricordato Gherardo La Francesca, direttore generale per la cooperazione e la promozione culturale del ministero per gli Affari Esteri – ha recentemente dichiarato che la bilancia linguistica italiano-inglese, relativa agli ultimi anni, è positiva e pende dalla parte dell’Italia: questo significa che abbiamo ceduto all’inglese più parole di quante l’inglese ne abbia cedute a noi”.
Tra i motivi che spingono gli stranieri a studiare la nostra lingua, secondo il presidente dell’Accademia della Crusca, oltre alla cultura italiana umanistica e rinascimentale, anche il turismo, “grande forma di movimento non solo economico, ma culturale; un settore nel quale l’Italia è leader. A questi motivi – ha continuato Sabatini – si aggiungono quelli relativi alla vita economica, alle tecnologie avanzate e alla produzione di beni di consumo apprezzati in tutto il mondo, quali il mobile italiano, la moda italiana, la gastronomia italiana. Infine – ha concluso Sabatini – c’è l’aspetto politico. La collocazione di un Paese come l’Italia, proprio al centro di un Mediterraneo sempre più in ebollizione, ci conferisce un importante ruolo politico: conoscere la lingua di un Paese coinvolto in questo luogo è importante, per noi e per gli altri”.
(tratto da Adnkronos Cultura, 9 ottobre 2007)