Il club dei quattro presidenti sostiene che alla fine della «fase tre» della grande riforma auspicata, magari già nel 2016, l'Eurozona dovrà avere un suo bilancio e potrà indebitarsi sul mercato, non per mutualizzare i passivi nazionali, ma per raccogliere fondi e finanziare progetti comuni oltre che gli stati stessi. «Quasi degli eurobond sofisticati», spiega una fonte. Prima di allora, dovrà però completare altri due stadi. Uno che punta alla piena integrazione finanziaria e al coordinamento delle politiche economiche e fiscali (nel 2014). L'altro che consolida l'Unione monetaria e ne lancia una Bancaria da definire, secondo gli auspici, in sette giorni, cioè al vertice dei leader Ue che si apre giovedì a Bruxelles.
Il cantiere è aperto. Ieri il numero uno del Consiglio, Herman Van Rompuy, ha messo sul tavolo il documento di riflessione finale scritto insieme coi vertici della Commissione (Barroso), Eurogruppo (Junker) e Bce (Draghi). Quattordici pagine di possibili soluzioni, come chiesto dai capi di stato e di governo in giugno. «La palla è in campo», ha commentato una fonte Ue, che invita a ragionare su quanto si può fare, e in fretta, usando l'apparato legislativo esistente e quello in dirittura d'arrivo.
I ministri economici dell'Eurozona (mercoledì) dovranno accordarsi sulla supervisione bancaria unica, necessario dopo la crisi facilitata dalle carenze di vigilanza. In caso contrario toccherà ai leader. I quali, alle brutte, potrebbero anche decidere in chiave intergovernativa. Non conviene. I Quattro insistono sull'attribuzione del ruolo centrale alla Bce, nonostante la Germania esiga «una muraglia cinese» fra il ruolo di politica monetaria e quello di sceriffo degli istituti. «Non è il problema, questo, non quanto i rapporti fra chi è dentro l'euro e chi no spiega un diplomatico -. Si discute, tuttavia è ovvio che chi non è nell'Eurozona non può sedere nel board Bce».
Il documento dei Quattro pone il gennaio 2014 come data massima per l'operatività della nuova vigilanza bancaria e il marzo 2013 per la cornice legale. Fatto ciò, si passerà alla "fase due", col bastone e la carota. Van Rompuy insiste sui contratti a geometria variabile che impegnino gli stati a fare ordine in casa. In cambio, immagina un bilancio Eurozona che aiuti i virtuosi nei cammini riformisti. Nell'ultima fase, la terza, il bilancio comune potrebbe consentire a Eurolandia di indebitarsi per crescere e sostenersi. Come si deve a una vera Unione.
(Da: La Stampa, 07/12/2012)