Focus I nuovi confini.
Lo statuto Veneto, Friuli Venezia Giulia e Carinzia hanno già firmato la prima bozza di statuto. Ora si attende l’ingresso di Lubiana Le attese «Lavoreremo insieme nei trasporti, nella sanità, nell’ambiente. È un momento storico», dice il governatore Riccardo Illy
Ecco l’Euroregione
Via le frontiere a Nord-Est Slovenia dentro, Trieste capitale
di Alessandra Mangiarotti
«Sono nato austriaco nel 1913, come sloveno sono stato deportato in quattro campi di prigionia, poi ho insegnato la mia lingua da cittadino italiano». Lo scrittore Boris Pahor ha 95 anni e due occhi azzurri che sono lo specchio della storia di questo angolo di mondo. Brillano quando il racconto diventa presente: la caduta dell’ultimo pezzo della frontiera con l’Est, il 21 dicembre con l’ingresso della Slovenia nell’area Schengen, e insieme il prendere forma di una regione d’Europa che scavalcherà confini fino a quindici anni fa presidiati dai carri armati. «E’ la rinascita dell’impero Asburgico», sorride. Con terre e lingue che tornano a fondersi, popoli che ricominciano a costruire insieme la loro storia. Lasciandosi alle spalle ferite e recriminazioni. «Ma salvaguardando, questa volta sì, le loro identità nazionali». Durante il governo austriaco nella Trieste di Boris Pahor bambino si parlava tedesco, italiano e sloveno. Sulla carta d’identità che tra pochi giorni gli verrà consegnata i suoi dati anagrafici saranno riportati nelle ultime due lingue. Pochi giorni fa, a Duino, i governatori di Friuli Venezia Giulia, Veneto e Cinzia, hanno firmato una bozza di Statuto: «L’Euroregione nascerà in primavera e avrà come capitale Trieste». Bruxelles ha dato il suo via libera ai Gruppi europei di cooperazione territoriale nel luglio 2006, il Parlamento italiano deve ora trasformare quel regolamento il legge. Ma la vera sfida è l’apertura ad Est: il prossimo autunno la Slovenia dividerà il suo territorio in 14 province e allora sarà pronta ad entrare nell’Euroregione. Poi, ma solo dopo l’ingresso
nell’Ue, sarà la volta delle due contee dell’Istria croata… Una cosa normale, la definisce il sindaco di Muggia Nerio Nesladek: «Il confine ha diviso il nostro paese in due separando famiglie e un territorio che era un’unica regione sotto gli Asburgo». Non sorprende così che il vicesindaco di Capodistria sia di Muggia. O che proprio nel centro storico di Koper, dove non si contano i leoni della repubblica veneziana, Andrea, Nina e Boris, dicano che «sì, l’euroregione è normale» in un perfetto italiano imparato guardando Canale 5. Stessa cosa a Portorose, la cittadina del casinò di Tito, dove italiane sono quasi tutte le auto. Più si sale a Nord e ci si avvicina a Lubiana, più le targhe verde-bianco-rosse e i cartelli bilingue sono sempre meno. Prima si incontrano le colline carsiche che da Postumia all’altopiano di Trieste daranno vita a un unico parco internazionale. Poi ci si scontra con l’orgoglio sloveno che dice sì alla regione unica ma non senza diffidenza. «Quello che l’Italia ha fatto in un secolo e mezzo, la Slovenia lo sta compiendo in una generazione», spiegano nei palazzi del governo di Lubiana pronto ad assumere la presidenza Ue. Ma al ministero delle Autonomie locali confermano la volontà di portare avanti un progetto comune. E il responsabile degli Esteri Dimitri Rupel sottolinea il ruolo della Slovenia nel processo di apertura ad Est: «Con effetto domino far cadere tutte le frontiere fino alla Grecia». In quel caso al centro della nuova regione si troverebbe Lubiana e non Trieste. Ma i progetti comuni vanno avanti…
(Dal Corriere della Sera, 3/12/2007).
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