11.01.2005 – Sì alla Costituzione europea
L'Europa non si ferma a Nizza
Intervento di Monica Frassoni nell'ambito del dibattito a Strasburgo sulla
Costituzione europea.
Il gruppo Verdi/ALE al Parlamento europeo è favorevole nella sua maggioranza alla ratifica del Trattato che istituisce una Costituzione per l?Europa, poiché ritengono che questo costituisca un passo importante sulla strada dell'integrazione politica del nostro continente; un passo che, pur carente su molti punti, non ha alternative nel contesto politico e istituzionale
attuale.
La Costituzione proposta istituisce l'Unione quale comunità basata sui
diritti fondamentali, fonda le politiche europee su un codice di valori
comuni, definisce obiettivi chiari e vincolanti ed esprime l?impegno a
favore del rispetto della sostenibilità in campo economico, sociale,
ambientale; include i diritti sociali tra i diritti umani classici, vincola
le sue azioni esterne al rispetto del diritto internazionale, semplifica le
procedure, chiarisce le competenze, amplia il campo di applicazione delle
decisioni comunitarie, aumenta la capacità di intervento, la trasparenza e
la legittimità democratica dell?Unione e le possibilità di partecipazione
dei cittadini.
Certo, le lacune e i rischi di questo testo non sono pochi ed è
comprensibile la crescente disaffezione verso il progetto europeo da parte
di molti cittadini, associazioni, movimenti a noi politicamente vicini,
perché vedono che l'UE non è ancora in grado di rispondere alle loro
preoccupazioni e di essere un soggetto politico pienamente capace di agire
per un mondo migliore e meno ingiusto. E negare questa realtà come fanno i
colleghi nel loro rapporto è secondo noi inopportuno: trasformare la
risoluzione del Parlamento europeo quasi in un esercizio di “propaganda”,
fare finta che questo sia il risultato ideale di un lavoro grazioso,
armonioso nel miglior mondo possibile, dire addirittura che la Conferenza
intergovernativa ha lasciato il lavoro della Convenzione “inalterato”,
quando sappiamo benissimo che tutte le differenze apportate sono state un
peggioramento (si pensi al Consiglio legislativo o alla disputa sul
bilancio), non porterà un solo voto di euroscettico e allo stesso tempo non
ci aiuterà a convincere coloro che – lungi dal temere un inesistente
superstato – sanno che l'Unione non è ancora abbastanza unita e coesa.
La Costituzione non istituisce un ordinamento sociale con risorse,
competenze ed un sistema di garanzie efficaci; l'Unione non disporrà degli
strumenti per parlare con una voce sola sulla scena internazionale; la sua
azione e future riforme potranno essere bloccate dai veti dei suoi Stati
membri: non sarà ancora in grado di agire in modo da riorientare verso la pace e lo sviluppo sostenibile il processo di globalizzazione.
Per la maggioranza dei Verdi/ALE , quindi, il processo di integrazione
dell'Europa non può considerarsi chiuso con l'adozione della Costituzione:
anche perché altri paesi e popoli oltre ai 25 attuali stanno completando o
iniziando il loro iter di adesione all'Unione. Ed anche qui, contrariamente
ai relatori, crediamo che il suo sistema istituzionale ancora troppo
farraginoso e complicato- non potrà resistere a lungo senza un?ulteriore
riforma.
Ed è proprio perché pensiamo che la battaglia per il vero funzionamento di
una democrazia europea non sia ancora finita che riteniamo che ogni sviluppo
e miglioramento dell?Unione passi attraverso la ratifica di questo testo.
E' un'illusione pericolosa credere che rifiutarlo aprirebbe la strada a
un'altra Costituzione migliore o addirittura ottimale. Noi pensiamo che sia
vero il contrario.
Respingerlo ci farebbe restare alle disposizioni del Trattato di Nizza, che
sono molto meno avanzate sia da un punto di vista dei valori e degli
obiettivi che della struttura istituzionale. Sarebbe l'occasione ideale per
gli euroscettici di dimostrare che i cittadini non vogliono più Europa,
quando sappiamo benissimo che non è così. Convincerebbe molti governi che anche il tentativo timido e incompleto di superare attraverso la Convenzione un metodo di riforma anti-democratico e inefficiente come quello delle Conferenze diplomatiche e del potere di veto non porta a nulla.
Se contribuissimo a fare restare l?Unione a 25 al Trattato di Nizza,
causeremmo una crisi che potrebbe bloccare il processo di integrazione
europea e rafforzare le tendenze alla ri-nazionalizzazione delle politiche
esistenti; e questo ?è bene ricordarlo- soprattutto a causa della
persistente indisponibilità della maggioranza dei governi degli Stati membri
a cedere sovranità.
Il problema irrisolto del processo di integrazione europea sta appunto nella
contraddizione fra una convinzione radicata, anche se generica, che non si
risolvono i problemi dell'economia, del lavoro, dell?immigrazione, della
pace e della guerra senza l'Europa, e nella simultanea impossibilità di
raggiungere questo risultato senza fare entrare nel processo di riforma
europea altri soggetti oltre ai governi, a volte anche in modo
contradditorio.
La Convenzione ha rappresentato un primo passo in questa direzione, ma non è bastata. La consapevolezza dei cittadini della portata di questo esercizio costituzionale e la partecipazione della società civile sono state
largamente insufficienti e il loro impatto sul contenuto della riforma
trascurabile.
Il nostro obiettivo è quindi duplice. Approvare questa Costituzione al fine
di porre rapidamente le basi per il suo superamento, cercando di costruire
un'alleanza forte e stabile con quelle forze politiche, sociali,
associative, economiche che vedono come noi che per realizzare i nostri
obiettivi di giustizia sociale, sviluppo ecologicamente sostenibile e di
pace dobbiamo certo tornare a vincere le elezioni a livello nazionale, ma
anche rafforzare e completare la democrazia europea. E per fare questo è
necessario riprendere l'iniziativa. Ed è su questo punto che credo sarà
possibile ricompattare il fronte di coloro che, convinti della
imprescindibile necessità dell'Europa, o meglio, di un'altra Europa, oggi si
dividono sulla valutazione di questo testo.
[addsig]
L'Europa non si ferma a Nizza
Intervento di Monica Frassoni nell'ambito del dibattito a Strasburgo sulla
Costituzione europea.
Il gruppo Verdi/ALE al Parlamento europeo è favorevole nella sua maggioranza alla ratifica del Trattato che istituisce una Costituzione per l?Europa, poiché ritengono che questo costituisca un passo importante sulla strada dell'integrazione politica del nostro continente; un passo che, pur carente su molti punti, non ha alternative nel contesto politico e istituzionale
attuale.
La Costituzione proposta istituisce l'Unione quale comunità basata sui
diritti fondamentali, fonda le politiche europee su un codice di valori
comuni, definisce obiettivi chiari e vincolanti ed esprime l?impegno a
favore del rispetto della sostenibilità in campo economico, sociale,
ambientale; include i diritti sociali tra i diritti umani classici, vincola
le sue azioni esterne al rispetto del diritto internazionale, semplifica le
procedure, chiarisce le competenze, amplia il campo di applicazione delle
decisioni comunitarie, aumenta la capacità di intervento, la trasparenza e
la legittimità democratica dell?Unione e le possibilità di partecipazione
dei cittadini.
Certo, le lacune e i rischi di questo testo non sono pochi ed è
comprensibile la crescente disaffezione verso il progetto europeo da parte
di molti cittadini, associazioni, movimenti a noi politicamente vicini,
perché vedono che l'UE non è ancora in grado di rispondere alle loro
preoccupazioni e di essere un soggetto politico pienamente capace di agire
per un mondo migliore e meno ingiusto. E negare questa realtà come fanno i
colleghi nel loro rapporto è secondo noi inopportuno: trasformare la
risoluzione del Parlamento europeo quasi in un esercizio di “propaganda”,
fare finta che questo sia il risultato ideale di un lavoro grazioso,
armonioso nel miglior mondo possibile, dire addirittura che la Conferenza
intergovernativa ha lasciato il lavoro della Convenzione “inalterato”,
quando sappiamo benissimo che tutte le differenze apportate sono state un
peggioramento (si pensi al Consiglio legislativo o alla disputa sul
bilancio), non porterà un solo voto di euroscettico e allo stesso tempo non
ci aiuterà a convincere coloro che – lungi dal temere un inesistente
superstato – sanno che l'Unione non è ancora abbastanza unita e coesa.
La Costituzione non istituisce un ordinamento sociale con risorse,
competenze ed un sistema di garanzie efficaci; l'Unione non disporrà degli
strumenti per parlare con una voce sola sulla scena internazionale; la sua
azione e future riforme potranno essere bloccate dai veti dei suoi Stati
membri: non sarà ancora in grado di agire in modo da riorientare verso la pace e lo sviluppo sostenibile il processo di globalizzazione.
Per la maggioranza dei Verdi/ALE , quindi, il processo di integrazione
dell'Europa non può considerarsi chiuso con l'adozione della Costituzione:
anche perché altri paesi e popoli oltre ai 25 attuali stanno completando o
iniziando il loro iter di adesione all'Unione. Ed anche qui, contrariamente
ai relatori, crediamo che il suo sistema istituzionale ancora troppo
farraginoso e complicato- non potrà resistere a lungo senza un?ulteriore
riforma.
Ed è proprio perché pensiamo che la battaglia per il vero funzionamento di
una democrazia europea non sia ancora finita che riteniamo che ogni sviluppo
e miglioramento dell?Unione passi attraverso la ratifica di questo testo.
E' un'illusione pericolosa credere che rifiutarlo aprirebbe la strada a
un'altra Costituzione migliore o addirittura ottimale. Noi pensiamo che sia
vero il contrario.
Respingerlo ci farebbe restare alle disposizioni del Trattato di Nizza, che
sono molto meno avanzate sia da un punto di vista dei valori e degli
obiettivi che della struttura istituzionale. Sarebbe l'occasione ideale per
gli euroscettici di dimostrare che i cittadini non vogliono più Europa,
quando sappiamo benissimo che non è così. Convincerebbe molti governi che anche il tentativo timido e incompleto di superare attraverso la Convenzione un metodo di riforma anti-democratico e inefficiente come quello delle Conferenze diplomatiche e del potere di veto non porta a nulla.
Se contribuissimo a fare restare l?Unione a 25 al Trattato di Nizza,
causeremmo una crisi che potrebbe bloccare il processo di integrazione
europea e rafforzare le tendenze alla ri-nazionalizzazione delle politiche
esistenti; e questo ?è bene ricordarlo- soprattutto a causa della
persistente indisponibilità della maggioranza dei governi degli Stati membri
a cedere sovranità.
Il problema irrisolto del processo di integrazione europea sta appunto nella
contraddizione fra una convinzione radicata, anche se generica, che non si
risolvono i problemi dell'economia, del lavoro, dell?immigrazione, della
pace e della guerra senza l'Europa, e nella simultanea impossibilità di
raggiungere questo risultato senza fare entrare nel processo di riforma
europea altri soggetti oltre ai governi, a volte anche in modo
contradditorio.
La Convenzione ha rappresentato un primo passo in questa direzione, ma non è bastata. La consapevolezza dei cittadini della portata di questo esercizio costituzionale e la partecipazione della società civile sono state
largamente insufficienti e il loro impatto sul contenuto della riforma
trascurabile.
Il nostro obiettivo è quindi duplice. Approvare questa Costituzione al fine
di porre rapidamente le basi per il suo superamento, cercando di costruire
un'alleanza forte e stabile con quelle forze politiche, sociali,
associative, economiche che vedono come noi che per realizzare i nostri
obiettivi di giustizia sociale, sviluppo ecologicamente sostenibile e di
pace dobbiamo certo tornare a vincere le elezioni a livello nazionale, ma
anche rafforzare e completare la democrazia europea. E per fare questo è
necessario riprendere l'iniziativa. Ed è su questo punto che credo sarà
possibile ricompattare il fronte di coloro che, convinti della
imprescindibile necessità dell'Europa, o meglio, di un'altra Europa, oggi si
dividono sulla valutazione di questo testo.