In attesa del 150° Anniversario della Nascita di L. L. Zamenhof: L’ESPERANTO SU INTERNET – Articolo di oggi su “la Repubblica”. (Solo in italiano)
Di Dario Pappalardo (la Repubblica, giovedì 12 novembre 2009):
«Obama, introduci l’esperanto nelle scuole!», recita l’appello internazionale diffuso su Facebook. Parlano esperanto i messaggi di Twitter e quattromila video di YouTube (*) realizzati in ogni parte del globo, comprese le canzoni di De André, tradotte dal “kantisto” italiano Gianfranco Molle. Wikipedia – anzi “Vikipedio” – ha un intero portale dedicato alla lingua universale. Digitare la voce “esperanto” su Google significa poter scorrere 54 milioni di risultati. Insomma, quello che sarebbe dovuto diventare l’idioma usato da tutto il mondo – almeno nelle intenzioni del suo inventore, Ludwik Zamenhof, nato esattamente centocinquanta anni fa – un secolo dopo si prende la rivincita su Internet. Oggi per imparare l’esperanto basta cliccare su siti come www.lernu.net e organizzarsi un corso fai da te: le lezioni si scaricano online o arrivano gratis via e-mail. Per testare i progressi ci si può confrontare con un tutor o chattare in Rete. Salvo poi incontrarsi di persona.
(*) http://it.lernu.net/biblioteko/filmoj/eo_estas.php
Secondo una ricerca di Sidney S. Culbert dell’università di Washington, sarebbero circa due milioni le persone in grado di esprimersi correttamente nella lingua artificiale fondata nel 1887, quando l’ebreo polacco Zamenhof pubblicò il Primo Libro con la grammatica. Una cifra, in realtà, difficile da definire: «Col web, è impossibile controllare la diffusione della lingua. Gli esperantisti dicono di essere 15 milioni, io credo si oscilli tra i due e i tre milioni. Ai congressi mondiali la partecipazione è di 3000 persone», dice Renato Corsetti, presidente della Federazione Esperantista Italiana e, dal 2001 al 2007, a capo di quella universale che ha sede a Rotterdam.
Ci sono i giovani della Itala Esperantista Junularo, nata a Milano nel 1947, che oltre ad essere attivi nella Rete (iej.esperanto.it), organizzano il festival annuale, promuovono scambi di ospitalità con coetanei di tutto il mondo e mettono a punto nuove traduzioni: le ultime quelle dei fumetti Rat-Man e Diabolik.
Ma quali sono oggi le finalità dell’esperanto? «Le stesse delle origini. L’esperanto propone una democrazia linguistica perché non impone una cultura a nessuno», spiega Michela Lipari, esperantista dal 1966 e curatrice del libro Via Zamenhof (Giuntina, pagg. 280, euro 15) dedicato al fondatore. «Non è un caso che oggi in Africa si stia diffondendo come lingua di ribellione rispetto a quella dei colonizzatori. In Cina, le università iniziano a richiedere personale in grado di insegnarlo. Nel pianeta è una realtà già funzionante in un microcosmo di famiglie, compagnie teatrali, letteratura. Se oggi l’inglese domina, domani potrebbe non essere così. E la grammatica dell’esperanto, composta di sole sedici regole, è certamente più avvicinabile di quella cinese».
La comunità internazionale, al di fuori di Internet, non sembra avere recepito questo passaggio logico: l’Unione europea rimane fredda. Dopo il testo dell’europarlamentare radicale Gianfranco dell’Alba, bocciato nel 2004, l’ultima proposta di utilizzo dell’esperanto come lingua franca nella Ue risale al gennaio scorso ed è della slovena Ljudmila Novak.
«Eppure, in contesti come quello dell’Unione europea, l’utilizzo di una lingua artificiale nella redazione di testi normativi può essere positivo», è l’opinione di Tullio De Mauro, che nel 1995 scrisse l’introduzione al Manuale di esperanto di Bruno Migliorini. «In questi casi – continua lo storico della lingua – l’uso di una lingua neutra evita risse nazionalistiche. Dell’esperanto, invece, mi pare meno interessante la prospettiva universalista». Al popolo di Facebook che parla esperanto rimane la speranza che Obama risponda all’appello.
http://fortikajxuloesperantablogo.blogspot.com/2009/11/la-esperanto-sur-interreto-hodiaua.html[addsig]
In attesa del 150° Anniversario della Nascita di L. L. Zamenhof: L’ESPERANTO SU INTERNET – Articolo di oggi su “la Repubblica”. (Solo in italiano)
Di Dario Pappalardo (la Repubblica, giovedì 12 novembre 2009):
«Obama, introduci l’esperanto nelle scuole!», recita l’appello internazionale diffuso su Facebook. Parlano esperanto i messaggi di Twitter e quattromila video di YouTube (*) realizzati in ogni parte del globo, comprese le canzoni di De André, tradotte dal “kantisto” italiano Gianfranco Molle. Wikipedia – anzi “Vikipedio” – ha un intero portale dedicato alla lingua universale. Digitare la voce “esperanto” su Google significa poter scorrere 54 milioni di risultati. Insomma, quello che sarebbe dovuto diventare l’idioma usato da tutto il mondo – almeno nelle intenzioni del suo inventore, Ludwik Zamenhof, nato esattamente centocinquanta anni fa – un secolo dopo si prende la rivincita su Internet. Oggi per imparare l’esperanto basta cliccare su siti come http://www.lernu.net e organizzarsi un corso fai da te: le lezioni si scaricano online o arrivano gratis via e-mail. Per testare i progressi ci si può confrontare con un tutor o chattare in Rete. Salvo poi incontrarsi di persona.
(*) http://it.lernu.net/biblioteko/filmoj/eo_estas.php
Secondo una ricerca di Sidney S. Culbert dell’università di Washington, sarebbero circa due milioni le persone in grado di esprimersi correttamente nella lingua artificiale fondata nel 1887, quando l’ebreo polacco Zamenhof pubblicò il Primo Libro con la grammatica. Una cifra, in realtà, difficile da definire: «Col web, è impossibile controllare la diffusione della lingua. Gli esperantisti dicono di essere 15 milioni, io credo si oscilli tra i due e i tre milioni. Ai congressi mondiali la partecipazione è di 3000 persone», dice Renato Corsetti, presidente della Federazione Esperantista Italiana e, dal 2001 al 2007, a capo di quella universale che ha sede a Rotterdam.
Ci sono i giovani della Itala Esperantista Junularo, nata a Milano nel 1947, che oltre ad essere attivi nella Rete (iej.esperanto.it), organizzano il festival annuale, promuovono scambi di ospitalità con coetanei di tutto il mondo e mettono a punto nuove traduzioni: le ultime quelle dei fumetti Rat-Man e Diabolik.
Ma quali sono oggi le finalità dell’esperanto? «Le stesse delle origini. L’esperanto propone una democrazia linguistica perché non impone una cultura a nessuno», spiega Michela Lipari, esperantista dal 1966 e curatrice del libro Via Zamenhof (Giuntina, pagg. 280, euro 15) dedicato al fondatore. «Non è un caso che oggi in Africa si stia diffondendo come lingua di ribellione rispetto a quella dei colonizzatori. In Cina, le università iniziano a richiedere personale in grado di insegnarlo. Nel pianeta è una realtà già funzionante in un microcosmo di famiglie, compagnie teatrali, letteratura. Se oggi l’inglese domina, domani potrebbe non essere così. E la grammatica dell’esperanto, composta di sole sedici regole, è certamente più avvicinabile di quella cinese».
La comunità internazionale, al di fuori di Internet, non sembra avere recepito questo passaggio logico: l’Unione europea rimane fredda. Dopo il testo dell’europarlamentare radicale Gianfranco dell’Alba, bocciato nel 2004, l’ultima proposta di utilizzo dell’esperanto come lingua franca nella Ue risale al gennaio scorso ed è della slovena Ljudmila Novak.
«Eppure, in contesti come quello dell’Unione europea, l’utilizzo di una lingua artificiale nella redazione di testi normativi può essere positivo», è l’opinione di Tullio De Mauro, che nel 1995 scrisse l’introduzione al Manuale di esperanto di Bruno Migliorini. «In questi casi – continua lo storico della lingua – l’uso di una lingua neutra evita risse nazionalistiche. Dell’esperanto, invece, mi pare meno interessante la prospettiva universalista». Al popolo di Facebook che parla esperanto rimane la speranza che Obama risponda all’appello.
http://fortikajxuloesperantablogo.blogspot.com/2009/11/la-esperanto-sur-interreto-hodiaua.html%5Baddsig%5D