Le ultime riforme della scuola, che devastazione!

Parole slogan, il ritornello che ipnotizza

di Achille Scalabrin

Le parole conoscono cicli e ricicli, si inabissano per poi riaffiorare. Le parole plasmano periodi, interpretano sfide. Oppure il vuoto. Succede quando vengono ripetute senza tregua, come mantra, fino a sfibrarsi, polverizzarsi e diventare cortina fumogena che impedisce di vedere la realtà. Adesso è tornato prepotentemente in tv e sui giornali l’uso della parola riforma, sostituita per mesi da altri termini tra cui rom, precari, paura, crisi, privacy…

La parola più gettonata dagli ultimi quindici anni si è ripresa la scena. Oscurando tutto, comprese le riforme che pure si sono fatte, per esempio quelle della scuola. Per sottrarci all’ipnosi del ritornello dobbiamo ricorrere a un osservatore esterno, l’americano Harold Bloom, considerato uno dei più grandi critici letterari. “La riforma della scuola di Berlinguer è all’origine di ogni male, l’incipit della devastazione”, ha dichiarato al ‘Sole 24 Ore’. E all’intervistatore che osservava ‘passava per una riforma di sinistra’, ha così replicato: “Chi se ne frega se chi devasta è di sinistra o di destra? Ho insegnato a Roma e Bologna e dopo la riforma Berlinguer e l’indegna riforma Moratti gli studenti non sanno più chi erano non dico Dante o Leopardi ma Montale e Saba. Sono bastati due ministri per buttare via un millennio di cultura”. Ecco perché in Italia è bene non lasciarsi incantare dall’uso reiterato di parole slogan. Neppure quando, talvolta, si trasformano in fatti.

(Da La Nazione, 8/11/2009).

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