L’austerità Ue non piace più al Pd

BERSANI LANCIA I SUOI OTTO PUNTI E METTE AL PRIMO POSTO IL NO ALLA LINEA MERKEL

L’austerità Ue non piace più al Pd

Per i democratici bisogna rinegoziare con Bruxelles le attuali politiche di stabilità in modo da far ripartire l’economia e l’occupazione. Ribadito il no a un governo con il Pdl. Dalema: l’ostacolo è Berlusconi

DI ANTONIO SATTA

Al di là della quasi unanimità raggiunta sul voto finale della relazione del egretario (un solo astenuto), praticamente nessuno nel Pd concede qualche chance di successo al tentativo di Pierluigi Bersani di dar vita a un governo di programma con i voti anche del M5S. Ma intanto dalla prima riunione del Pd dedicata al dopo voto è uscito un dato certo: il Partito democratico, in tutte le sue componenti, si è stufato dell’austerità imposta dalla Germania e dall’Europa, e chiede una politica di segno diverso-che favorisca la ripresa economica. La questione Bersani l’ha posta come primo degli otto punti sui quali il suo ipotetico governo dovrebbe cercare i voti in Parla- mento, ma nessuno degli esponenti dell’area liberal-veltroniana che sono intervenuti nel dibattito ha contestato quest’impostazione. Quanto alla sinistra interna dei cosiddetti Giovani turchi, che oggi si è distinta dal segretario di cui è stata alleata in questi anni, si è persino spinta più in là, addossando le responsabilità del deludente risultato elettorale, come ha fatto Stefano Fassina, proprio alle politiche restrittive imposte dall’Europa al governo di Mario Monti, dal quale il Pd non ha saputo prendere le distanze. Già dal titolo del primo punto programmatico la linea risulta chiarissima: «Fuori dalla gabbia dell’austerità». Il progetto è quello di impegnare il governo in uno sforzo teso a far correggere all’Europa le attuali politiche di stabilità, visto che in cinque anni sono riuscite a far aumentare i debiti pubblici in tutta l’Eurozona. Bisogna, quindi, «conciliare la disciplina di bilancio con investimenti pubblici produttivi» e «ottenere maggiore elasticità negli obiettivi di medio termine della finanza pubblica», mentre «l’aggiustamento di debito e deficit», vengono derubricati a «obiettivi di medio termine». L’emergenza di oggi, infatti, riguarda l’economia reale e l’occupazione. E il rilancio di quest’ultima è proprio l’obiettivo del secondo punto programmatico, da raggiungere saldando, tra le altre ipotesi, il debito della Pa verso le imprese attraverso titoli del tesoro dedicati e utilizzando al massimo gli strumenti di Cassa Depositi e Prestiti per la finanza d’impresa. Nel programma di Bersani c’è poi posto per misure anticasta che dimezzino i parlamentari (pagandoli non più dei sindaci) e cancellino le Province, ma disciplinino anche i partiti e il loro finanziamento. E ancora una legge sulla corruzione, il falso in bilancio, il voto di scambio, le frodi fiscali. Nuova legislazione anche su conflitti di interesse, incandidabilità, ineleggibilità e doppi incarichi. E poi green economy, cittadinanza per i figli degli immigrati nati in Italia, norme alla tedesca sulle unioni civili di coppie omosessuali e una legge sul femminicidio. Ultimo punto il potenziamento dell’istruzione e la ricerca. Secondo Bersani non ci sono piani B, come da escludere è qualsiasi accordo con il Pdl. Al di là delle distanze politiche e programmatiche, pesa «l’inaffidabilità» di Berlusconi, testimoniata dal caso De Gregorio («non è accettabile immaginare che ci possa essere una compravendita di parlamentari per ribaltare un dato elettorale e tutti stiano zitti»), e dalla fine del governo Monti. Berlusconi, insomma, per il Pd è un ostacolo insormontabile, come ha ammesso anche Massimo D’Alema che si è rammaricato perché «in un momento così drammatico», la sua presenza impedisca «una risposta in termini di unità nazionale». In conclusione, sì al governo di programma e no al governissimo. Ma il sentiero, lo sa bene anche Bersani, «è molto stretto». E se da lì non si passa «c’è il capo dello Stato». E tutti, anche nel Pd, stanno già cercando di capire quali sentieri aprirà lui.

Milano Finanza, 7-03-2013

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