IL SOLE 24 ORE 09.05.2004
I PARTITI E L'EUROPA i Rutelli illustra le priorità della Lista Prodi: Bruxelles protagonista della governante globale p. 10
«La Ue nuovo motore della crescita»
ROMA Un'Europa protagonista in politica estera. Capace di crescere economicamente senza rinunciare alla stabilità della moneta, di innovare senza sacrificare la coesione sociale. E di darsi a breve istituzioni adeguate alla sua crescita politica. Francesco Rutelli, leader della Margherita e coordinatore della Lista Prodi, condensa in queste linee la visione dell'Europa che l'Ulivo “unitario” ha affidato al programma per le elezioni.
Quale Europa ha in mente la Lista Prodi?
La guerra in Irak ha evidenziato la crisi della governante globale. A fronte di questa crisi, esasperata dalla rinascita di strategie unilaterali, non si conosce al mondo un successo maggiore dell'integrazione europea. Le grandi identità del passato erano costruite sulla moneta e sulla spada. La moneta c'è, l'esercito europeo darà a questa Europa l'orizzonte per essere anche un attore politico, oltre che economico.
Individuate nella crescita una priorità. Perché ripartire da Lisbona?
È giusto che per definire i grandi indirizzi della politica e dell'economia si ricorra a coppie di parole: parliamo di patto di “stabilità e crescita”. E, con Lisbona, di “innovazione e coesione”. La stabilità è un requisito fondamentale per l'euro, la coesione è un tratto fondamentale della cultura sociale europea ed è illusorio immaginare una crescita senza stabilità e un'innovazione che porti alla competitività frantumando la coesione sociale.
Secondo il programma, «la riduzione delle tasse non genera una crescita solida e duratura». Ma la Margherita ha appena proposto una fiscalizzazione dei contributi a vantaggio dei redditi medio-bassi (lOmila euro) e delle imprese. Un vostro “distinguo”?
La Margherita scommette sull'unità, ma anche su una fisionomia di governo non solo negativa dell'opposizione. Vogliamo far uscire allo scoperto il Governo sulla riduzione delle tasse, che non può sostituire una strategia di politica economica. Se in un momento di rallentamento si deve intervenire con uno shock, bisogna mettere in tasca ai redditi medio-bassi soldi “che pesano”, per sostenere i consumi.
Non lo sta già facendo il Centro-destra?
Nessun italiano si è accorto del precedente taglio da 5,5 miliardi, inghiottito dall'erosione del potere d'acquisto e dall'aumento delle tariffe e delle imposte locali. La proposta che presenteremo nei prossimi giorni contiene anche strumenti per sostenere le imprese labour-intensive e l'innovazione. Questi interventi gioverebbero al recupero di fiducia, a differenza delle ipotesi avanzate dal Centro-destra.
Un patto di stabilità «al servizio della crescita»: si può sforare il 3%, e in quali casi?
L'Italia può certamente concorrere a un aggiornamento del Patto di stabilità e di crescita, purché sia strutturale. Occorre dare alla Commissione il mandato di proporre, e al Consiglio di definire, parametri più sofisticati. Il contenimento del debito è fondamentale per la nostra competitività, ma il patto non è un idolo imbalsamato. In un'economia che risente di cicli economici brevissimi, con eventi di politica mondiale che hanno immediato impatto sui fattori economici dell'economia globale, la guida di politica economica dell'Unione va assolutamente rafforzata. e questa è anche una delle carenze della Costituzione europea.
Che andrebbe quindi cambiata?
La Costituzione va assolutamente approvata entro giugno, perché è impensabile un meccanismo decisionale all'unanimità in un'Europa a 25 e, da questo punto di vista, il meglio rischia di essere nemico del bene. Ma poi saranno necessarie integrazioni.
Sarebbero utili criteri di convergenza anche sulla previdenza?
In un settore come quello sociale si può pensare a obiettivi comuni, non a parametri fissi e uguali per tutti.
Nell'Europa a 25 l'Italia rischia di perdere ulteriore competitività?
L'Italia ha enormi potenzia-lità. ma corre anche serissimi rischi competitivi. che il governo del Centro-destra non ha smosso di un millimetro, anzi. Se non partono i “corridoi” 5 e 8 e non si rimette in piedi l'Alitalia in tempi ragionevoli le speranze di attrarre investimenti si riducono al lumicino. I fronti sono due: la ridefinizione della missione nazionale e della fisionomia industriale e produttiva del Paese, che deve sostenere settori produttivi come la meccanica, i distretti non ancora maturi, i talenti produttivi del Paese: con uno slogan penso alle “tre effe” di “Terrari, food e fashion”. Il secondo punto sono le direttrici di sviluppo: dobbiamo individuare mercati prioritari su cui focalizzare gli investimenti, stabilire assi di alleanze.
Per rafforzare i controlli sul risparmio la Lista Prodi propone una centrale dei rischi e una commissione di vigilanza europee. Sono pro. spettive praticabili? L'Europa dovrebbe ridurre le barriere all'ingresso delle banche straniere nei vari Paesi?
Non abbiamo rinunciato a porci obiettivi anche ambiziosi, ma importanti. Quanto alle banche, la sfida della concorrenza va accettata, ma le barriere vanno abbassate su un piano di rigorosa reciprocità.
A Strasburgo i partiti della Lista Prodi siederanno in
gruppi parlamentari diversi.
Come Margherita proponiamo che la lista unitaria formi un gruppo unitario di Centro-sinistra. Allo stesso tempo stiamo sviluppando relazioni strette con partiti affini alla Margherita, di tradizione riformista cristiano-democratica o liberal-democratica; Se non riuscisse il gruppo unitario, si potrebbe trasformare in un nuovo gruppo l'attuale gruppo liberal-democratico: oggi sono a Parigi per la «Journee de l'Europe» con i leader dei partiti democratici ed europeisti di dieci Paesi europei che costituiscono in nuce questa aggregazione, particolarmente i delusi della deriva conservatrice ed euroscettica del Ppe.
Quale risultato elettorale considererebbe un successo per la Lista Prodi, e quali le conseguenze di un insuccesso sul piano interno?
Dal 30% in su saremmo soddisfatti, sotto questa quota dovremmo trarre la conseguenza che l'esperienza della lista unitaria non ha avuto successo. Se il risultato sarà buono, non faremo della Lista Prodi un partito unico, ma una federazione dei partiti promotori per dare un asse riformatore al Centro-sinistra. Ma di fronte alla frammentazione e a tanti partiti francobollo la nostra scelta di unità è stata coraggiosa, ho fiducia che sarà capita e premiata.
FABIO CARDUCCI
Secondo di una serie di articoli. Il precedente, dedicato al programma di Forza Italia, è stato pubblicato il 4 maggio
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I PARTITI E L'EUROPA i Rutelli illustra le priorità della Lista Prodi: Bruxelles protagonista della governante globale p. 10
«La Ue nuovo motore della crescita»
ROMA Un'Europa protagonista in politica estera. Capace di crescere economicamente senza rinunciare alla stabilità della moneta, di innovare senza sacrificare la coesione sociale. E di darsi a breve istituzioni adeguate alla sua crescita politica. Francesco Rutelli, leader della Margherita e coordinatore della Lista Prodi, condensa in queste linee la visione dell'Europa che l'Ulivo “unitario” ha affidato al programma per le elezioni.
Quale Europa ha in mente la Lista Prodi?
La guerra in Irak ha evidenziato la crisi della governante globale. A fronte di questa crisi, esasperata dalla rinascita di strategie unilaterali, non si conosce al mondo un successo maggiore dell'integrazione europea. Le grandi identità del passato erano costruite sulla moneta e sulla spada. La moneta c'è, l'esercito europeo darà a questa Europa l'orizzonte per essere anche un attore politico, oltre che economico.
Individuate nella crescita una priorità. Perché ripartire da Lisbona?
È giusto che per definire i grandi indirizzi della politica e dell'economia si ricorra a coppie di parole: parliamo di patto di “stabilità e crescita”. E, con Lisbona, di “innovazione e coesione”. La stabilità è un requisito fondamentale per l'euro, la coesione è un tratto fondamentale della cultura sociale europea ed è illusorio immaginare una crescita senza stabilità e un'innovazione che porti alla competitività frantumando la coesione sociale.
Secondo il programma, «la riduzione delle tasse non genera una crescita solida e duratura». Ma la Margherita ha appena proposto una fiscalizzazione dei contributi a vantaggio dei redditi medio-bassi (lOmila euro) e delle imprese. Un vostro “distinguo”?
La Margherita scommette sull'unità, ma anche su una fisionomia di governo non solo negativa dell'opposizione. Vogliamo far uscire allo scoperto il Governo sulla riduzione delle tasse, che non può sostituire una strategia di politica economica. Se in un momento di rallentamento si deve intervenire con uno shock, bisogna mettere in tasca ai redditi medio-bassi soldi “che pesano”, per sostenere i consumi.
Non lo sta già facendo il Centro-destra?
Nessun italiano si è accorto del precedente taglio da 5,5 miliardi, inghiottito dall'erosione del potere d'acquisto e dall'aumento delle tariffe e delle imposte locali. La proposta che presenteremo nei prossimi giorni contiene anche strumenti per sostenere le imprese labour-intensive e l'innovazione. Questi interventi gioverebbero al recupero di fiducia, a differenza delle ipotesi avanzate dal Centro-destra.
Un patto di stabilità «al servizio della crescita»: si può sforare il 3%, e in quali casi?
L'Italia può certamente concorrere a un aggiornamento del Patto di stabilità e di crescita, purché sia strutturale. Occorre dare alla Commissione il mandato di proporre, e al Consiglio di definire, parametri più sofisticati. Il contenimento del debito è fondamentale per la nostra competitività, ma il patto non è un idolo imbalsamato. In un'economia che risente di cicli economici brevissimi, con eventi di politica mondiale che hanno immediato impatto sui fattori economici dell'economia globale, la guida di politica economica dell'Unione va assolutamente rafforzata. e questa è anche una delle carenze della Costituzione europea.
Che andrebbe quindi cambiata?
La Costituzione va assolutamente approvata entro giugno, perché è impensabile un meccanismo decisionale all'unanimità in un'Europa a 25 e, da questo punto di vista, il meglio rischia di essere nemico del bene. Ma poi saranno necessarie integrazioni.
Sarebbero utili criteri di convergenza anche sulla previdenza?
In un settore come quello sociale si può pensare a obiettivi comuni, non a parametri fissi e uguali per tutti.
Nell'Europa a 25 l'Italia rischia di perdere ulteriore competitività?
L'Italia ha enormi potenzia-lità. ma corre anche serissimi rischi competitivi. che il governo del Centro-destra non ha smosso di un millimetro, anzi. Se non partono i “corridoi” 5 e 8 e non si rimette in piedi l'Alitalia in tempi ragionevoli le speranze di attrarre investimenti si riducono al lumicino. I fronti sono due: la ridefinizione della missione nazionale e della fisionomia industriale e produttiva del Paese, che deve sostenere settori produttivi come la meccanica, i distretti non ancora maturi, i talenti produttivi del Paese: con uno slogan penso alle “tre effe” di “Terrari, food e fashion”. Il secondo punto sono le direttrici di sviluppo: dobbiamo individuare mercati prioritari su cui focalizzare gli investimenti, stabilire assi di alleanze.
Per rafforzare i controlli sul risparmio la Lista Prodi propone una centrale dei rischi e una commissione di vigilanza europee. Sono pro. spettive praticabili? L'Europa dovrebbe ridurre le barriere all'ingresso delle banche straniere nei vari Paesi?
Non abbiamo rinunciato a porci obiettivi anche ambiziosi, ma importanti. Quanto alle banche, la sfida della concorrenza va accettata, ma le barriere vanno abbassate su un piano di rigorosa reciprocità.
A Strasburgo i partiti della Lista Prodi siederanno in
gruppi parlamentari diversi.
Come Margherita proponiamo che la lista unitaria formi un gruppo unitario di Centro-sinistra. Allo stesso tempo stiamo sviluppando relazioni strette con partiti affini alla Margherita, di tradizione riformista cristiano-democratica o liberal-democratica; Se non riuscisse il gruppo unitario, si potrebbe trasformare in un nuovo gruppo l'attuale gruppo liberal-democratico: oggi sono a Parigi per la «Journee de l'Europe» con i leader dei partiti democratici ed europeisti di dieci Paesi europei che costituiscono in nuce questa aggregazione, particolarmente i delusi della deriva conservatrice ed euroscettica del Ppe.
Quale risultato elettorale considererebbe un successo per la Lista Prodi, e quali le conseguenze di un insuccesso sul piano interno?
Dal 30% in su saremmo soddisfatti, sotto questa quota dovremmo trarre la conseguenza che l'esperienza della lista unitaria non ha avuto successo. Se il risultato sarà buono, non faremo della Lista Prodi un partito unico, ma una federazione dei partiti promotori per dare un asse riformatore al Centro-sinistra. Ma di fronte alla frammentazione e a tanti partiti francobollo la nostra scelta di unità è stata coraggiosa, ho fiducia che sarà capita e premiata.
FABIO CARDUCCI
Secondo di una serie di articoli. Il precedente, dedicato al programma di Forza Italia, è stato pubblicato il 4 maggio