Finalmente un giornalista che ha capito che la difesa che facciamo della lingua e della cultura italiane è come matria e non come patria, slegata dai confini geografici e dai nazionalismi fascisti o neofascisti che, infatti MAI parlano di lingua e cultura italiane.
Giorgio Kadmo Pagano
Ecco il testo dell’articolo di Ciavoni:
Altre Onde
La difesa radicale della lingua italiana
Translimen è una delle numerose, interessanti rubriche del ricco palinsesto di Radio Radicale.
È curata dall’Associazione radicale Esperanto, che si batte per una «lingua comune della razza umana» ma anche contro «i genocidi linguistici-culturali». In particolare, come afferma spesso il conduttore del programma, Giorgio Pagano, segretario dell’associazione, obiettivo primario è liberarci «dalla colonizzazione della lingua anglo-statunitense». Proposito che noi consideriamo meritorio. Anche perché si tratta di una campagna che non allude all’autarchia linguistico-territoriale di matrice fascista, ma all’affermazione di un principio: ogni comunità ha il dovere di arginare l’invasione di altre culture, soprattutto se portatrici di potenti interessi economici. Diceva Churchill: «Il potere di dominare la lingua di un popolo offre guadagni superiori rispetto a quelli prodotti dall’occupazione o dallo sfruttamento delle risorse». Pagano segnala l’uso subalterno, gregario e spesso inutile della lingua di Shakespeare. Ribadendo il concetto anche con la voce di Guido Ceronetti, usata come un mantra: «La difesa dall’inglese è come quella dall’Isis, soltanto che è incruenta». Tra le puntate, segnaliamo quella del 28 luglio scorso, che torna sulla sentenza del Consiglio di Stato che boccia i corsi in inglese del Politecnico di Milano perché troppi (sei su dieci).
Carlo Ciavoni | Il Venerdì (La Repubblica) | 6.9.2019