«Senti Giorgio, devi fare assolutamente una pubblicazione di tutte le tue opere! Lo sai che io sto scrivendo su di te? Ti volevo fare una sorpresa, è più di un mese e mezzo che sto scrivendo un pezzo importante. Di quello che penso io, ehh?! Non è che io faccio compromessi, mi conosci. Poi io sono stata la prima a capire che le tue, l’unica forse, a capire che le tue opere d’arte, le tue conversazioni, i tuoi scritti, e con diversità temporale e spaziale, è il proseguimento, diciamo di ricerca, di quello che Beuys faceva, [Beuys] faceva le discussioni… Non so se mi spiego. È una questione di ricerca del sapere. La ricerca del sapere per il benessere dell’umanità. E anche il fatto di volere il rispetto della propria lingua… La propria lingua e la propria terra è la casa comune. Dove tutti gli uomini del pianeta vivono, nascono, muoiono».
Dopo queste dichiarazioni di Lucrezia De Domizio del gennaio 2024, è arrivato il suo scritto sull’opera di Kadmo, qui di seguito:
KADMO[1]. La Parola dell’Anima.
di Lucrezia De Domizio Durini
Premessa
Ho sempre scritto e creduto fermamente che ARTISTA si nasce. Il talento, la creatività, l’intuizione sono nel DNA dell’artista. Non esiste nessuna egemonia economica, politica, istituzionale o quant’altro che possa creare un artista, chiaramente il potere economico potrà solo abbreviare i tempi ma nulla di più.
L’ ARTISTA se possiede il pensiero forte, ha il potere di usare per la sua Arte sia il materiale archetipo sia i diversi nuovi linguaggi. Joseph Beuys nel lavoro dell’intera sua vita ne è testimone. In questo senso l’artista crea la sua Opera d’Arte quella che Platone chiama la Parola dell’Anima. Ed è proprio nella difesa del linguaggio madre che mi piace parlare del versatile Artista Giorgio Kadmo Pagano che traslando il suo pensiero in Conferenze e Scritti, in Parole e Voce sempre in Difesa dei Diritti Umani crea magistrali Opere d’Arte.
Leggere per Riflettere
Stiamo vivendo un momento storico in cui il virus del potere ha formato un esercito di uomini che tentano di compiere il genocidio di miti, fantasie e sogni, ma principalmente cerca di trasformare la libertà in una specie di autorità democratica, dove l’obbligo della corruzione parte dalla vanità del pensiero e rapidamente si estende al buon gusto, alle buone maniere e in tutte le sfaccettature della nostra vita quotidiana invadendo dispoticamente anche l’Arte e il sistema dell’Arte. Sulle Istituzioni e sui Governi mondiali grava la responsabilità di aver contribuito, attraverso un comportamento obsoleto e compromissorio, alla perdita dell’etica, della Cultura, della dignità dell’Uomo del rispetto della nostra Madre Natura. Si è sviluppato una sorta di fenomeno di gruppi di pressione dove gli interessi trionfano sulle loro aspirazioni e rivendicazioni, dove la trasparenza e la storia, la creatività e i valori sono stati sostituiti dall’egemonia della partitocrazia e dall’adattamento all’immagine dei media, dove le strategie politiche e il potere capitalistico gestisce la vita quotidiana dell’uomo.
Oggi ci troviamo in uno stato di crisi profonda a livello mondiale. É una crisi multidimensionale le cui variate sfaccettature toccano ogni aspetto della vita: la nostra salute fisica, mentale, spirituale e i nostri mezzi di sussistenza; il cibo come alimentazione del corpo, la comunicazione come alimentazione del pensiero sociale, la qualità dell’ambiente e dei rapporti umani. L’economia, la politica, la tecnologia, la cultura. É una crisi di dimensione intellettuale, morale e spirituale. Una vera minaccia dello spazio dialettico e del buon gusto. La crisi presente perciò non è solo una crisi di individui, di governi o di istituzioni, ma è una transizione di dimensione planetaria. Come individui, come società, come civiltà e come ecosistema stiamo raggiungendo il punto di svolta. Trasformazioni culturali di questa grandezza e profondità non possono essere impedite. Non ci si dovrebbe opporre ad esse, ma, al contrario le si dovrebbero accogliere di buon grado come l’unica possibilità di sottrarsi all’angoscia, al collasso o alla mummificazione.
Ciò di cui abbiamo bisogno per prepararci alla grande transizione nella quale stiamo per entrare, è un profondo riesame dei principali presupposti e dei valori della nostra cultura. Un rifiuto di quei valori concettuali che sono sopravvissuti alla loro utilità e di alcuni fra i valori che abbiamo abbandonato in periodi precedenti della nostra storia culturale.
Non bisogna mai dimenticare: L’Amore della Terra e della propria Lingua non solo è necessità, ma principalmente è un bisogno inderogabile di difesa e di rispetto della dignità e della personalità umana.
Inoltre dobbiamo ricordare che la TERRA è una sola, nutre tutti gli esseri del pianeta. Ed è la nostra Casa Comune dove abitiamo, viviamo e moriamo. Dobbiamo fare chiarezza in noi stessi e sulle leggi che governano i valori dell’uomo. Dobbiamo ritornare a saper analizzare il comportamento dell’altro come unica verità di noi stessi. Dobbiamo produrre per il nostro futuro un disegno di vita, un Progetto. Durante questa fase di rivalutazione e di rinascita culturale, sarà importante ridurre al minimo indispensabile i disagi, la discordia e la conflittualità che ci accompagnano inevitabilmente a periodi di grande mutamento sociale e rendere la transizione quanto più possibile indolore. Sarà perciò d’importanza cruciale non limitarsi ad attaccare gruppi sociali o istituzioni o personaggi compromessi alle varie strategie, ma mostrare come i loro atteggiamenti e il loro comportamento riflettano un sistema di valori che è alla base della nostra intera cultura e che è oggi superato. Sarà necessario riconoscere e rendere quanto più possibile pubblico il fatto che i nostri attuali mutamenti sociali sono manifestazioni di una trasformazione culturale molto più ampia e inevitabile. Solo allora saremo in grado di avvicinarci ad un tipo di trasformazione culturale e pacifica.
L’Artista oggi ha un ruolo chiave in questa trasformazione sociale in atto. Una responsabilità che dimostra la propria sostanziale necessità. Un potere che coglie, trattiene e dà forma all’umanità. È questo il compito dell’artista perché l’arte si nutre di ciò che la società condanna, esclude, accantona e dimentica.
Molti pittori contemporanei tracciano qualche semplice linea, pennellano le tele oppure si lasciano andare senza ritegno e riempiono luoghi con accostamenti di oggetti senza ritmo, senza ragione, senza vita, giustificandosi col dire “ non ha importanza che l’opera somigli o no alle cose”, altri artisti adoperano i nuovi linguaggi: video, fotografia, computer senza pensiero, altri ancora cercano di copiare più fedelmente la natura, e più si sforzano più si allontanano dalla spiritualità.
Né gli uni né gli altri sono nel giusto.
L’ARTISTA è colui che pone l’Arte a svolgere la funzione centrale della nostra vita, una funzione che cambia innanzitutto il nostro modo di vivere, di pensare, di vedere. Un mutamento di dinamicità e di apprendimento radicale e senza fine.
La zona intellettuale dell’artista gioca un ruolo importante nello scorrere e nell’evolversi del Tempo, un ruolo che illumina le menti confuse e ottenebrate, svela il segreto dell’Arte e indica la strada ai viaggiatori erranti.
Vi sono uomini che non credono al valore terapeutico dell’Arte.
L’Artista oggi deve essere a Servizio della Società per un miglioramento della vita dell’uomo.
Io credo che in ogni uomo esiste una tendenza naturale verso il completo sviluppo che viene designata come “tendenza attualizzante” presente in tutti gli organismi viventi, questo è il fondamento su cui è edificato l’approccio centrato sulla persona. È su questo che bisogna lavorare e quindi comprendere le vere motivazioni dell’agire dell’uomo.
Stiamo vivendo quindi un periodo molto complesso sotto tutti gli aspetti dei valori umani. Una confusione logorante, un guazzabuglio di sentimenti materialistici che ci indicano una sola strada con un unico concetto: la Via del Profitto e del Potere, una specie di vicolo chiuso.
L’uomo contemporaneo è mutilato, incompleto, nemico a se stesso. Marx lo definisce “ alienato”. Freud “represso”. L’uomo ha perduto oggi quello stato di antica armonia che lega la sua anima a l’amor che muove il sole e le altre stelle… (Dante). Allora, potremmo chiederci, qual’ è la causa di tanto sconvolgimento etico che tocca la quotidianità nelle varie strutture della nostra vita? Credo, e ne sono perfettamente convinta, che l’uomo contemporaneo abbia cancellato dalla sua vita il Rispetto del Tempo.
Non vi è nulla di più prezioso del “Tempo”.
È il tempo che ci induce a scoprire la nostra identità e quindi a dirci la verità di ciò che realmente siamo, perché il Tempo è la Verità degli uomini. Non abbiamo altra cosa di nostro che ci appartenga totalmente come il Tempo; Il tempo è il nostro unico patrimonio. Eppure in questa nostra società dei consumi rapidi, l’uomo moderno pensa di perdere qualcosa del suo tempo quando non fa le cose in fretta e… non sa cosa fare del tempo che guadagna, tranne che ammazzarlo…La maggior parte delle persone si affanna, corre, rincorre, cerca… e razzola nel buio e… sbriciola ogni sentimento, ogni valore… e… crede che il tempo trascorra. Questa idea può essere chiamata tempo, ma è un’idea inesatta, infatti dato che lo si può vedere solo come un trascorrere, non si può comprendere che esso stia proprio in se stesso, in quell’essenza che Hegel chiama lo Spirito del Tempo. È questo Spirito che imprime un marchio comune alla religione, alla costituzione politica, all’etica sociale, al sistema giuridico, ai costumi, ma anche alla scienza, alle capacità tecnologiche e…ancora molto di più all’Arte, come sentiero che conduce l’uomo verso quelle forze elevate mediante il cui aiuto l’uomo-artista potenzia le sue energie creative, resiste alle pressioni del mondo e spiritualizza l’intera vita.
L’Arte è una forma alternativa libera dell’esistenza umana, il luogo dell’essenzialità e delle tensioni assolute, dove l’artista non riproduce il visibile ma rende visibile attraverso i vari linguaggi la sua stessa anima.
Aristotele, nella sua logica, iniziò un’analisi delle forme del linguaggio e della struttura formale delle conclusioni e delle deduzioni indipendentemente dal loro contenuto. In tal modo raggiunse un grado di astrazione e di precisione che era stato sconosciuto fino a quel tempo nella filosofia greca e contribuì perciò immensamente alla chiarificazione e alla instaurazione di un ordine nei nostri metodi di pensiero. Egli creò effettivamente la base del linguaggio scientifico. Nell’essere umano vi è una facoltà generale del linguaggio che presiede ai vari modi di espressione e che si può definire: la facoltà di stabilire una relazione tra un’idea e un segno, sia questo un suono, una parola, un gesto, una figura o un disegno.
Il linguaggio non è da informare, ma da evocare (J.Lacan)
In questo senso l’artista sceglie per le sue espressioni creative un proprio linguaggio capace di significare il concetto essenziale della propria ricerca artistica. Il pensiero è la lingua fondamentale dell’uomo ed è ancor più forte nell’uomo-artista. È proprio in questo iter che la sua ricerca si legge come magico messaggio che, attraversando le zone infinite del patrimonio morale dell’uomo, disegna le vette del grande paesaggio della cultura universale. In tal modo il vero artista crea unitamente alla sua opera un proprio linguaggio poiché considera sempre la “parola” come strumento del pensare.
La parola e il fare tracciano l’immagine logica dei fatti.
Da tutti questi presupposti non dobbiamo dimenticare l’eredità lasciataci dal l’emblematico Maestro Joseph Beuys, uno tra i maggiori personaggi dell’Arte mondiale del secondo Novecento. Quindi ritengo importante dare uno sguardo sintetico al Mastro tedesco per meglio comprendere l’Arte di Kadmo, un Artista a 360 gradi molto difficile da comprendere se non si ama e si difende la propria lingua, focus di civiltà.
Breve sintesi beuysiana
Joseph Beuys, nato a Krefeld il 12.5.1921 e morto prematuramente a Düsseldorf il 23.1.1986, è uno tra i più significativi e influenti personaggi della storia dell’Arte e della Cultura mondiale del secondo dopoguerra.
Non ha inventato nessun metodo, con generosità e con ogni mezzo ha dedicato l’intera sua vita al miglioramento dei metodi esistenti nella società. Sempre per il bene comune.
Più di ogni altro artista, per diffondere il suo pensiero, ha usato Simboli e Slogan. “Difesa della Natura” è il quarto e ultimo slogan del Maestro tedesco, un unicum fenomenologico nell’arte mondiale. Una colossale operazione svolta in Italia negli ultimi quindici anni della sua vita in cui l’artista ha sedimentato un ricco percorso operativo e spirituale con la mia costante collaborazione e con l’obiettivo magico e l’apporto scientifico di Buby Durini in un contesto nel quale il senza limite gioca un ruolo primario di indagine tra espansione di pensiero ed energia umana.
Il rapporto con la Natura è sempre stato un tema costante in Beuys sin dalla tenera età. L’amore per la terra nel senso pratico e concreto era iniziato tanti anni addietro quando a causa di una forte depressione, dovuta alla guerra, fu ospite dai suoi amici primi collezionisti i Baroni Hans e Franz Joseph van der Grinten nella loro fattoria di Kranenburg. Fu qui, che lavorando la terra, iniziò la sua vera carriera artistica disegnando “uomini, animali e piante”, un archetipo lavoro che riprese in Italia negli ultimi anni della sua vita lavorando la terra nella tenuta Agraria dei Baroni Durini, in Difesa dell’Uomo e a Salvaguardia della Natura. Possiamo affermare con le parole di Novalis che: Arbitro e Caso sono gli elementi dell’Armonia. Per la mia analisi: i disegni di Beuys a Kranensburg non erano segni grafici, ma un regale Progetto Antropologico conclusosi in terra italiana. È in Italia che il suo concetto di “Utopia Concreta” si realizza attraverso la triade delle Piantagioni:
Seychelles – Bolognano – Kassel in “Utopia della Terra”.
La Difesa della Natura di Joseph Beuys non va intesa solamente sotto l’aspetto ecologico, ma va letta principalmente in senso antropologico. Difesa dell’uomo, della creatività, dei valori umani. Temi attuali, oggi più che mai, in tutto il globo terrestre.
Il Maestro tedesco è tra gli artisti mondiali il più prestigioso rivoluzionario dell’arte e della cultura, un antesignano, precursore attivo e concreto che con la sua poetica e la pratica ha anticipato la coscienza ambientalista, la sostenibilità, i diritti umani, il rispetto tra tutti gli uomini del pianeta e la nostra Madre Natura.
L’Arte intesa come impegno sociale e spirituale.
Joseph Beuys è l’artista che più di ogni altro ha subito il fascino della Natura come sorgente di vita, custode del mistero e di riflesso della sostanza. Nell’intero percorso della sua esistenza ha contribuito a molteplici iniziative pedagogiche, sociali, politiche, economiche e umanitarie che a tutt’oggi rappresentano le problematiche e le tematiche del vivere civile.
È l’artista che ha saputo e voluto incarnare la figura umana del superamento dell’arte, tendendo i propri sforzi in direzione del territorio utopico dell’energia naturale, della comunicazione spirituale e della realtà come spettro fenomenologico delle possibilità umane.
Questa volontà eucaristica ha permesso a Beuys di convogliare la sua opera nelle mille vie che la vita sottopone quotidianamente a ogni individuo. Ricordiamo la sua “Living Sculpture”.
L’Arte Totale di Joseph Beuys: ARTE=VITA.
KADMO
Le Parole dell’Animo umano
- ESPERTO di ECONOMIA LINGUISTICA
- GIORNALISTA
- SEGRETARIO dell’ERA, ONG dell’Agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali (FRA) e dell’ECOSOC dell’ONU
- TEORICO dell’ARTE e ARCHITETTO
- ARTISTA
Leggiamo queste didascalie professionali in fondo alle email del personaggio Giorgio Kadmo Pagano. E non è casuale che ARTISTA è il termine che risulta per ultimo nella lista delle sue prestigiose competenze … in realtà non sono elencate tutte…
Scrivere di un artista è una responsabilità immane, ma è anche un compito al quale un operatore culturale non può esimersi. Ed è proprio questa la differenza tra la professione del critico il quale a secondo la propria cultura Storica o Contemporanea analizza l’Opera d’arte o meglio l’oggetto dell’arte. Tutto ciò è borghese. L’arte oltrepassa l’oggetto, è sublimazione cosmica di una appassionata disciplina per pochi eletti.
L‘Operatore Culturale è l’Angelo Custode dell’Artista.
Giorgio Kadmo Pagano una vita raccontata
Sintesi delle sue parole tratte da una delle sue Opere:
“Sono veneto e da mio padre, brigadiere dei Carabinieri palermitano, ho ereditato il senso del dovere, dello Stato e della sua identità collettiva. Sono un artista e teorico dell’Arte contemporanea, architetto, giornalista ed esperto di Economia linguistica. Dal 2005 ho incarnato sempre di più l’impegno perché l’arte, la lingua e la cultura italiana non scompaiano sotto il peso dell’anglo colonizzazione fino ad arrivare, nel 2014, a fare 50 giorni di sciopero della fame in auto davanti al MIUR”.
Sin dalla tenera età Kadmo ha dimostrato nei suoi giochi infantili, negli studi, nel suo vivere quotidiano una particolare tendenza artistica e una predisposizione per la scrittura che step by step divennero una specie di connubio, una fusione di entrambi, una vera e propria passione… che nel tempo divenne modo di comportamento quotidiano attivo e concreto. Viveva a Roma, era molto giovane penso avesse 17 anni quando il suo lavoro artistico fu notato da Graziella Leonardi Buontempo, collezionista napoletana che nel 1970 aveva fondato al piano terra di Palazzo Taverna a Roma gli “Incontri Internazionali d’Arte”, un’ Associazione culturale con l’intento di promuovere e incrementare la cultura contemporanea in tutte le sue forme, era uno spazio frequentato da artisti dell’Arte Povera, Concettuali e da intellettuali tra i più importanti di quel periodo storico. Gli “Incontri” aveva un ruolo molto significativo nella diffusione dell’arte contemporanea, fu proprio in questo luogo che il giovanissimo Kadmo fece la sua prima Mostra ottenendo un lauto consenso di pubblico e critica. In quegli anni vivendo a Roma si interessava d’arte frequentando artisti prestigiosi che vivevano nella capitale come Jannis Kounellis, Gino De Dominicis, Vettor Pisani, Luigi Ontani, ma ciò che lo attrasse maggiormente fu il lavoro socio politico del Maestro tedesco Joseph Beuys e il pensiero di Marco Pannella, un politico, attivista e giornalista italiano, che soleva definirsi «radicale, liberale, federalista europeo, anticlericale, antiproibizionista, antimilitarista, non violento e gandhiano». Ma la sua definizione più completa per meglio comprenderlo è questa sua espressione molto interessante che avendolo conosciuto ho sempre apprezzato e condiviso perché corrispondeva totalmente al suo essere:
«Ma di morale non mi occupo, se non per difendere la concreta moralità di ciascuno, o il suo diritto ad affermarsi finché non si traduca in violenza contro altri e quanto alla natura penso che compito della persona, dell’umano, sia non tanto quello di contemplarla o di descriverla quanto di trasformarla secondo le proprie speranze.»
Fu Membro della Gioventù liberale e poi leader dell’Unione goliardica italiana negli anni dell’università, Marco Pannella è stato tra i fondatori nel 1955 del Partito Radicale dei Democratici e dei Liberali, la formazione politica promossa dalla sinistra liberale fuoriuscita dal Partito Liberale Italiano e raccolta intorno al settimanale Il Mondo, diretto da Mario Pannunzio.
Giorgio Kadmo Pagano, con Marco Pannella, il “Gandhi europeo”, ha condiviso oserei dire migliaia di ore di riunioni nonché prassi di lotta nonviolenta per molti anni. Da questo incontro l’artista Kadmo inizia i suoi prestigiosi interventi sempre in luoghi pubblici italiani e internazionali europei attraverso Conferenze che scrive e pubblica sia in Difesa di diritti civili sia a Salvaguardia della lingua italiana.
Le sue parole diventano prestigiose Opere d’Arte che segnano la sua regale storia di Uomo e di Artista.
Come Architetto, nel 1985 pubblica il saggio “Arte e critica dalla crisi del concettualismo alla fondazione della cultura europea”. Dal 1989 dirige l’ERA, una ONG dell’Ecosoc delle Nazioni Unite. Come Giornalista è attivo dal 1993, nello stesso anno diventa Direttore responsabile del periodico culturale Translimen, oggi rubrica di Radio Radicale. Nel 1996 idea, progetta e pubblica, con la direzione del Nobel per l’Economia Reinhard Selten, il primo saggio europeo di Economia Linguistica “I costi della non-comunicazione linguistica europea”. A New York ha coordinato la Campagna per la lingua comune della specie umana, Oggi, con il suo nuovo pamphlet, ci guida sul “Come divenire la super potenza culturale che siamo”. Una elaborazione teorica e scritturale di questo saggio viene successivamente presentato sotto forma di Manifesto a Civita di Bagnoregio il primo ottobre 2016 questo fu il secondo Manifesto, dopo quello sulla Nascita della cultura europea del 1984, firmato insieme a Giselda Pontesilli, Beppe Salvia e Gino Scartaghiande, letto da quest’ultimo, prestigioso poeta, al Festival Internazionale dei Poeti di Roma al Parco dei Daini l’8 settembre 1984.
Il passato di Kadmo diviene “Presenza Permanente”.
L’artista trasla la parola in Opera d‘Arte unitamente a prestigiosi scritti. Ogni suo fare è sempre a Salvaguardia della lingua italiana e in Difesa dei diritti umani per il miglioramento della società. Per il Bene Comune.
Negli anni‘70/’80 i più famosi personaggi della critica italiana, come Carlo Giulio Argan, Achille Bonito Oliva, Italo Tomassoni, Germano Celant, artisti falliti, fecendo compromessi politici divennero uomini di potere, antagonisti dell’arte e del pensiero forte. Dispoticamente promuovevano mostre di amici…degli amici… Questi Signori non erano interessati, o meglio a dire il vero, non erano all’altezza intellettuale da comprendere la profonda ricerca dell’artista Kadmo, i suoi scritti, le conferenze, le sue opere, erano ignorate, mai un invito nelle tante mostre collettive o personali… Eppure Giorgio Kadmo Pagano in Europa, in spazi istituzionali era conosciuto e ammirato. Con autonomia e con differenze spaziali e temporali proseguiva nel mondo internazionale sia il lavoro artistico sociopolitico economico del Maestro tedesco Joseph Beuys – ricordiamo la Living Sculpture e le famose Discussioni -, sia divulgava in maniera personalizzata di artista le idee dell’atipico uomo politico italiano Marco Pannella con il quale aveva una speciale fratellanza intellettuale e personale.
Del resto questi boss della critica italiana all’estero sono sconosciuti, non hanno mai fatto una mostra…È bene sapere: quando Beuys era in vita gli tiravano la giacchetta per scrivere un articolo nei giornaletti italiani, il Maestro tedesco dopo la sua morte 23.1.1986 fu totalmente dimenticato da questi esimi Signori. Vergogna! Eppure Beuys ha amato molto l’Italia è il paese al mondo che più ha lavorato e frequentato.
Ma l’ITALIA NON HA AMATO BEUYS!
Qui nel mio studio di Bolognano, un pomeriggio d’inverno del 2023 Giorgio Kadmo Pagano mi venne a trovare e iniziò a parlarmi.
“Ho sempre ammirato Beuys e Pannella, due “leader” carismatici, atipici sia nel mondo della cultura sia nella politica. Non sono molti a conoscere le simpatie di Joseph Beuys per Marco Pannella, così come le loro “affinità elettive”. Cara Lucrezia, mi piace ricordarne le più significative.
L’ “ecologia” come concetto, la questione del “verde” e della “natura”. Beuys fu tra i fondatori del movimento Verde in Germania e fu anche candidato mentre Pannella, addirittura, acquistò dai verdi olandesi nel 1977 il simbolo del Sole che Ride per poi donarlo ai Verdi italiani. Il rapporto da ricostruire tra Occidente e Oriente ‒ in Beuys specificamente teorizzato con la costituzione geopolitica dell’“Eurasia” nel 1963 ‒ con una attenzione particolare alla questione tibetana e il dialogo con il “Dalai Lama”, figura più volte incontrata da Pannella e, nel 1982 a Bonn, da Beuys. Da non dimenticare lo slogan “ La Rivoluzione Siamo Noi” – L’Evoluzione siamo Noi- La ”nonviolenza”. Certo non paragonabile alla vera e propria filosofia del con-vincere e di metodo di lotta politica quale ne fece il Gandhi europeo, ma c’è da ricordare l’uso di entrambi del “Referendum” e della “Sociale Diretta Democrazia”. Si pensi al primo Referendum italiano sul divorzio di Pannella (1974) o alla Organizzazione per la Sociale Diretta Democrazia attraverso Referendum di Beuys (1971).”
Kadmo continuò a parlarmi
“In questo contesto è da non dimenticare la celebre intervista del 1979 del famoso storico dell’arte Pierre Restany, che chiede a Beuys: “Sono note le tue simpatie per Marco Pannella. Cosa pensi della situazione politica italiana?”. Beuys risponde: “Non conosco gli ultimi sviluppi della situazione italiana, ma penso che non sia cambiata molto, tranne il concetto ecologico sostenuto da Marco Pannella, che è l’uomo politico che più stimo. I Radicali sono oggi dei rivoluzionari. Gli eurocomunisti e i socialdemocratici continuano soltanto a parlare del socialismo senza ormai sapere di che cosa si tratti ma, in realtà, il popolo italiano, che è realmente represso nella sua capacità e nella sua creatività, avrebbe una grande urgenza di questo socialismo. Se potessimo avere un popolo italiano libero nella sua espressività creativa, avremmo ben presto un modello europeo che farebbe esplodere questo sistema”.
Giorgio parlava a voce bassa, gli occhi guardavano lontano, il racconto, i ricordi emanavano un senso di nostalgia, con il suo lavoro tentava di proteggere gli insegnamenti ricevuti e guardare oltre…. Questo modo di vivere, di ricerca continua, di comprensione è sempre stato conforme per l’artista Kadmo al suo comportamento, unica Comunicazione di Verità.
Riflettiamo e analizziamo il pensiero dell’artista Kadmo con le realtà del Tempo Presente.
Attraverso il lavoro teorico e pratico di Giorgio Kadmo Pagano è indubbio che ci troviamo difronte ad un atipico artista che ha vissuto in prima persona inconfutabili momenti storici irripetibili nutrendosi dell’energia e dello spirito di grandi uomini del secondo novecento. Le sue parole mi risuonano alla mente, sono messaggio ed esempio sia per chi mi legge sia per le nuove generazioni “…nella mia vita ho incarnato sempre di più l’impegno perché l’arte, la lingua e la cultura italiana non scompaiano….”.
Sono pienamente d’accordo con quanto afferma Kadmo. Leggo riviste scientifiche, mi informo su molti differenti media, vedo e ascolto la tv anche se ci fanno sapere solo quello che vogliono… Mi unisco alle sue considerazioni, ma le mie opinioni, le riflessioni possono partire solo dal mio ruolo di operatrice culturale, dalle esperienze personali, dalla militanza e dallo studio profondo dei concetti fondamentali del mio Maestro Joseph Beuys analizzando e mettendo in analisi comparata con il mondo tangibile in cui viviamo. Inoltre ho seguito il suggerimento del mio maestro, un giorno mi disse: Lucrezia scrivi, non dimenticare mai, tutto lo scibile umano ci è stato trasmesso attraverso libri – Ho scelto deliberatamente di lavorare nel silenzio scrivendo libri. Tento di sedimentare antropologicamente il Passato mettendolo in analisi comparata con il Tempo Presente sperando in un Futuro migliore.
Il mondo occidentale soffre un profondo malessere, segnato dalla scomparsa degli ideali che per secoli hanno contraddistinto i suoi valori fondamentali e dal riemergere dei nazionalismi. Una perdita di identità che rischia di trasformarsi in una vera e propria crisi di civiltà, la quale si sente minacciata dai conflitti internazionali disseminati in larghe zone del pianeta, dal terrorismo e dall’aumento delle migrazioni. Viviamo nel timore di una inarrestabile decadenza, segnata da un inquietante declino demografico, che esprime l’assenza di desideri verso il futuro. A questo stato di cose si unisce un vuoto di potere a livello globale, che forze eterogenee e spesso pericolose cercano di riempire provocando un’instabilità politica, sociale ed economica ancora maggiore.
Vi è un altro gravissimo problema che affligge l’intero pianeta terra, si tratta del riscaldamento globale diventato la sfida politica forse più importante. I modelli climatici ci informano che le emissioni di gas serra hanno contribuito negli ultimi cento anni all’innalzamento di un grado di temperatura, con un veloce incremento tra la fine del Novecento e l’inizio del Duemila causando forti cambiamenti ambientali, che hanno influito negativamente sull’agricoltura, sulle riserve idriche e su tutto l’ecosistema provocando la diminuzione dei ghiacciai, l’innalzamento del livello dei mari, siccità, estinzione di specie vegetali e animali, con conseguente incremento dei conflitti internazionali e delle migrazioni per sfuggire a condizioni di povertà estrema.. Le politiche pubbliche di tutti i paesi dovranno quindi essere mirate ad evitare i possibili “tails event” con aumenti di temperatura estremamente pericolosi.
Inoltre in questo momento storico sono anche in corso due guerre.
Guerra Russia Ucraina. È un conflitto russo-ucraino, uno scontro politico, diplomatico e militare iniziato il 22 febbraio del 2022 quando la Russia invade dispoticamente la Repubblica indipendente dello Stato Ucraino.
Vi è la guerra Hamas-Israele questo è un conflitto armato tra lo Stato di Israele e Hamas, iniziato il 7 ottobre 2023 come conseguenza dell’attacco inaspettato di Hamas a Israele. I combattenti di Hamas, uscendo dalla striscia di Gaza attaccarono di sorpresa il territorio di Israele uccidendo atrocemente 1200 persone tra coloni israeliani militari bambini e anziani, concluso con il rapimento di circa 250 persone donne, uomini, giovani e persone anziane, catturati e portati prigionieri in nascondigli nei tunnel sotterranei entro la striscia di Gaza. Questa azione, a cui Hamas ha dato il nome di operazione alluvione Al-Aqsa fu pianificata ed eseguita da Hamas, con il supporto di altri gruppi terroristici palestinesi. Come conseguenza dell’attacco di Hamas, Israele ha risposto militarmente con l’esercito. Questo conflitto bellico sta coinvolgendo molte nazioni scatenando gravi problemi umanitari ed economici.
Se studiamo profondamente le Opere di Kadmo, noi possiamo intravedere che nella intera sua ricerca di miglioramento umano tutte queste problematiche sono le fonti primarie di un antesignano disegno che richiede una impellente necessità di “cambiamento” rivolto particolarmente al percorso ampliato dell’Arte e della Cultura.
Il cambiamento di cui parla spesso Kadmo è, in primis, un mutamento del pensiero dell’uomo e delle sue idee, da cui dovrebbero nascere conseguenze positive, attraverso azioni di miglioramento sociale.
«È nel pensiero che risiede il nucleo del cambiamento, da cui far scaturire l’asse portante della democrazia» (Joseph Beuys)
La dimensione del dialogo e della parola è quella attraverso cui, infatti, il pensiero può evolversi e rivoluzionarsi, evitando di rimanere statico. Ecco perché mi interessa porre un focus particolare sulle Conferenze, sugli Scritti di Giorgio Kadmo Pagano equiparati in tempi non sospetti e con le varie differenze circostanziali alle discussioni tenute da Beuys, che permettevano una riflessione e una presa di coscienza delle persone che vi prendevano parte, riguardo a differenti e varie problematiche di questioni nazionali e mondiali.
Mi piace fare una analisi culturale comparata tra i due artisti Beuy e Kadmo.
Per Beuys ci si riferisce, ad esempio, ai cento giorni consecutivi di discussioni (30 giugno – 8 ottobre 1972) di Documenta 5 in Kassel, diretta da Harald Szeemann-Joseph Beuys presentò: Büro für Direkte Demokratie durch Volksabstimmung (Organizzazione per la Democrazia Diretta tramite referendum) – ; ricordiamo di Beuys la Conferenza Permanente di 100 giorni per Documenta VI del 1977 in Kassel in cui i tredici incontri e workshop organizzati dalla F.I.U. vertevano su tematiche e preoccupazioni di risonanza mondiale quali l’energia nucleare, l’ecologia, i diritti umani, l’emigrazione, il lavoro e la disoccupazione; da non dimenticare le discussioni avvenute in territorio italiano come quella per promuovere la Fondazione per la Rinascita dell’Agricoltura (Pescara, 12 febbraio 1978) o quella riguardante l’Operazione Difesa della Natura (Bolognano, 13 maggio 1984). Lo strumento per eccellenza di Beuys a sostegno della maggior parte dei suoi dibattiti, a parte la voce, era la “lavagna” (quella classica nera, scolastica) su cui l’artista scrive con il gesso (possibile cambiamento) le parole chiave che emergono dai vari interventi di coloro che spontaneamente partecipano al tema della discussione. Quindi Beuys sulla lavagna realizza dei diagrammi che sviluppano il senso dei ragionamenti portati avanti dai vari personaggi che intervengono nella discussione. Le lavagne quali strumenti di espressione e di comunicazione, costituiscono, Opere d’arte, le maggiori testimonianze, all’interno dei musei, delle discussioni fatte dall’artista e della sua maniera di procedere.
Per Kadmo ci si riferisce alle tante Conferenze, alcune su citate, sempre riportate in Scritti, trasmessi con la sua voce in Radio oppure riprodotte in Internet. Queste costituiscono le Opere d’Arte dell’artista.
La similitudine rimanda alle tematiche mondiali comuni del Maestro tedesco nei tredici incontri di Documenta VI – Vi è in questi due artisti un punto cruciale che li accomuna la Difesa della propria lingua madre basterebbe leggere il testo di Beuys “ Parlare della propria patria”. (Discorso tenuto nei Mücher Kammersspiel nel 1985)
È la Comunicazione che lega i due artisti a quel “file rouge” elemento ricorrente anche nelle Opera d’Arte di entrambi. Sono pienamente d’accordo con le parole di Novali: La vera comunicazione ha luogo soltanto fra persone di uguale sentimento, di uguale pensiero.
L’Artista oggi deve essere a Servizio della Società per il miglioramento dell’umanità.
Lucrezia De Domizio Durini
Parigi-Bolognano – febbraio-marzo 2024
NOTE
[1] Perché “Kadmo”? Giorgio Pagano cominciò ad utilizzare il nome d’arte Kadmo intorno al 2000, sia da solo che come Giorgio Kadmo Pagano.
Umberto Eco – col quale l’artista aveva contatti attraverso la sua segretaria di Bologna, la Sig.a Simonetta, fin dal 1987 -, nel suo La ricerca della lingua perfetta (1993) parla della necessità di adozione europea ed internazionale della LIA – Lingua Internazionale Ausiliaria -: quella lingua che comunemente ed imprecisamente viene chiamata “Esperanto” e che, durante una presentazione del libro, lo stesso Eco definisce “capolavoro linguistico”. Kadmo con la K è la versione in Lingua Internazionale (detta Esperanto) di Cadmo.
L’artista, da sempre fautore di un’Europa unita (comprensiva del “ventricolo sinistro” del “cuore avanguardistico europeo” dei primi del ‘900, la Russia) e che teorizza come “Nazioni Unite d’Europa”, conosceva e amava il grande europeista svizzero Denis de Rougemont, il quale non solo sognava Ginevra come Capitale d’Europa ma, nel 1978, fondò la rivista europeista Cadmos, ispirata al mito greco simbolo della ricerca di Europa (sorella di Cadmo) e trasformando la nozione di un’Europa introvabile in un atto creatore esemplare:
Cadmo, partì da Tiro, in Fenicia, alla ricerca della sorella Europa che era stata rapita da Zeus e, dopo aver affrontato molte peripezie e incontrato l’amore di Armonia (le nozze di Cadmo e Armonia furono l’ultima occasione in cui gli dei dell’Olimpo si sedettero a tavola con gli uomini, per una festa) Cadmo terminò il suo viaggio per mare in Grecia e, ad essi, offrì un dono eccezionale, più importante dell’acqua che ci tiene in vita: l’alfabeto. Un sistema di scrittura rivoluzionario con cui, grazie a una serie ordinata di un esiguo numero di semplici segni, fu possibile ai greci per la prima volta nella storia rappresentare visivamente la voce di una lingua con straordinaria precisione.
Nel 1983 Giorgio Pagano realizza l’opera “Cadmo ritorna come inventore dell’alfabeto e la figlia Europa” nella serie Cadmeide, Opera in sette quadri. Quale testimonianza biologica della sua volontà d’ideare come “opera d’arte umana” Europa: nel 1985 si sposa, ad ottobre 1986 la concepisce e, il 20 luglio del 1987, nasce al mondo la figlia Europa.