«L’introduzione di test d’ingresso per l’accesso alle scuole medie superiori è inaccettabile e costituisce una palese violazione della Costituzione, dal momento in cui limita l’accesso all’istruzione nella scuola dell’obbligo. Si tratta dell’ennesimo colpo alla formazione dei giovani italiani e collabora alla deriva sempre più discriminante del nostro sistema formativo. Tutti hanno diritto allo studio e per ovviare al problema della carenza di spazi e docenti si dovrebbe, invece, seguire l’esempio di uno dei settori più innovativi dell’Università italiana, quello della formazione telematica, rilanciando l’educazione digitale e a distanza e, parallelamente, estendendo la tecnologia della banda larga anche a quelle zone che attualmente ne sono prive». Questo il commento del Segretario dell’Associazione Radicale Esperanto, Giorgio Pagano, con cui il dirigente radicale si unisce al coro di dissensi contro la proposta di alcune scuole superiori italiane di introdurre test d’ingresso analoghi a quelli delle Università.
«Il problema, in concreto, riguarda il fatto che i docenti, falcidiati dai tagli all’istruzione, sono sempre in numero minore e gli spazi insufficienti – prosegue Pagano – Bisognerebbe potenziare la teledidattica e la creazione di veri e propri luoghi digitali della trasmissione del sapere, licei e scuole in rete, ossia ovunque, come già è la realtà del Consorzio Nettuno per l’università ovunque. E’ ormai chiaro che il vecchio sistema non è sufficiente a garantire un sapere di massa – puntualizza il dirigente – e che, per garantire l’istruzione a tutti, è indispensabile raggiungere tutte le case, far collegare alla rete ogni famiglia. In quest’ottica è assolutamente importante il punto dell’Agenda digitale europea che prevede la promozione di un accesso ad internet veloce e superveloce per tutti a prezzi competitivi, con la crezione di reti d’accesso di nuova generazione».
«I dati Eurostat del 2011 indicano che in Italia abbiamo troppo pochi laureati – precisa il Segretario dell’Era – Il nostro Paese, infatti, ha una percentuale pari al 20,3% di persone fra 30 e 34 anni che hanno conseguito il titolo di studio universitario, mentre la media europea è del 34,6%. Non si capisce secondo quale logica si nega ai nostri giovani l’accesso all’istruzione mettendo scuole e Università a numero chiuso, e contemporaneamente si collabora al loro genocidio linguistico e culturale attraverso l’ormai dilagante creazione di corsi di laurea interamente in lingua inglese. Come si fa a non rendersi conto che così facendo discriminiamo i nostri studenti e favoriamo quelli stranieri?
Questi ultimi, infatti, al contrario dei nostri giovani, avranno sempre più facile accesso alla formazione nel nostro Paese, come se, fatto non secondario da considerare, pagassero le tasse in Italia, cosa che invece le famiglie degli studenti italiani fanno. Sembra, in definitiva, che ciò che realmente preme a politici e accademici è l’antitesi di quello che dovrebbe essere la loro funzione e il loro ruolo: creare tutte le condizioni affinché la nostra Nazione sia e rimanga una Nazione di ignoranti, facili preda del primo imbonitore che si presenti. Da non dimenticare, infatti, che è attraverso l’ignoranza che si dominano i popoli e solo grazie alla cultura che si può far sì che acquisiscano consapevolezza della realtà delle cose e senso critico per discernere», conclude Pagano.