Internet, Pagano (ERA): invadenza di Google e indipendenza informatica e digitale europea.
Immaginiamo che un turista europeo non pratico di Roma consulti le mappe di Google per capire come muoversi per andare a visitare Castel Sant’Angelo: l’applicazione gli dirà sì dove si trova il famoso sito, ma gli tacerà un dettaglio a dir poco interessante, cioè la presenza del ponte Sant’Angelo attraverso cui si può piacevolmente e agevolmente arrivare a piedi alla meta. Perché il suddetto ponte sia visibile sulla mappa è necessario ingrandire quest’ultima in modo abnorme. Sempre
Google è al centro di numerose controversie sul nostro continente, fra le quali merita ricordare la diatriba con gli editori per l’indicizzazione e la pubblicazione di contenuti sulle proprie pagine e il problema della privacy, dopo che il colosso di Mountain View ha optato per la creazione di un solo profilo per ogni utente valido su tutti i servizi offerti, ma senza precisare come vengano immagazzinati i dati di chi naviga e la durata del periodo in cui vengono conservati. Contemporaneamente pilastri del commercio digitale come Amazon fanno pagare in Europa i propri prodotti più che in America e non rendono disponibili servizi come la lettura in lingue diverse dall’inglese. Per non parlare del controllo americano sui dati dei cittadini europei presenti su Facebook e sui sistemi cloud delle varie multinazionali americane.
Questi esempi sono indicativi di quanto uno sviluppo informatico e digitale autonomo sia essenziale per l’Europa e da realizzarsi al più presto.
Ciò che dobbiamo capire è che non è più possibile procrastinare il problema dell’indipendenza informatica europea a tutto tondo e quanto prima è necessario avviare il dibattito.
Il mancato raggiungimento di questo obiettivo comporta una costante minaccia per i dati personali di mezzo miliardo di eurocittadini e di milioni di imprese europee nonché servizi scadenti. Complessivamente una totale quanto superflua rinuncia a quello che è uno dei settori principali del presente e del futuro e che rappresenta una risorsa insostituibile per creare ricchezza e occupazione.
Un discorso esattamente speculare dovrà valere necessariamente anche per altri reparti altamente tecnologici come quello militare. La recente controversia sull’acquisto degli F-35 americani da parte dell’Italia è solo l’ultimo capitolo di una politica scellerata che ci vuole dipendenti dagli USA anche quando in Europa siamo già adesso perfettamente in grado di produrre a livello comparabile, se non addirittura superiore (il cosiddetto progetto Eurofighter 2000). La mancata indipendenza europea sul piano della difesa comune, così come su quello informatico, condanna le nazioni europee alla sudditanza eterna verso gli angloamericani, visto che implica fra l’altro un dislivello in conoscenza e in ricerca che presto non sarà più colmabile.
Roma, 22.02.2012