“Il Governo ci vuole cacciare”
Protesta alla Scuola europea
Hanno proclamato lo stato di agitazione i prof di via Saffi: “L’esecutivo – dicono – ci chiede requisiti nuovi e impossibili da rispettare, un pretesto per mandarci via tutti”. Traballa così un pezzo dell’Efsa, i cui dipendenti mandano i figli a studiare proprio nell’istituto nato nel 2004. Assemblea di protesta
di Marco Severo
Traballa un pezzo di Efsa a Parma. E’ la Scuola europea, emanazione dell’Agenzia alimentare e prima scelta per i figli dei dipendenti Authority: “Se le istituzioni non ci ascoltano andremo allo scontro” ammoniscono gli insegnanti, in stato di agitazione da giovedì. Per loro anche un’assemblea di protesta, organizzata nel pomeriggio di venerdì al San Benedetto di via Saffi. Motivo? Una serie di decreti ministeriali che esigono nuovi requisiti per i prof dell’istituto: “Tra questi ci sono il certificato C1 di conoscenza linguistica e l’assunzione di ruolo”. Criteri impossibili da rispettare, secondo i docenti: “Il C1 equivale sostanzialmente al livello ‘madre lingua’ – dice Pio Amore, presidente dell’Associazione insegnanti – un grado di preparazione non previsto da nessun Paese dell’Unione”. E poi c’è la questione del ‘ruolo’: pochissimi i prof dell’istituto che possono esibirlo.
“Sempre certificati, solo certificati – lamenta il prof David Stockdale, bell’accento british e parecchia ironia – uno pensa di avere tutte le carte in regola, poi un bel giorno arriva qualcuno che ti dice: mi dimostri d’essere in grado di insegnare. Ma come, non avevo già superato tutti gli esami?”. Applauso della platea, nella quale stanno bimbi biondissimi e intere famiglie. La comunicazione dei nuovi requisiti è stata ribadita il 14 dicembre dal cda della Scuola. La prima mossa fu però del Governo: “Con la legge 115 dell’agosto scorso – spiega un insegnante – l’esecutivo ha voluto rimetter mano alla gestione del nostro istituto, visto che gli ultimi e imprecisi accordi con l’Unione risalivano al 2004 quando a Parma arrivò l’Efsa”. Con alcuni decreti attuativi, poi, sono spuntati i famosi criteri del C1 e del ‘ruolo’ obbligatorio.
“Sono norme fatte apposta per fregarci – continua l’insegnante – dato che, una volta attuata la legge, potremo essere sostituiti rapidamente con un azzeramento totale del corpo docente”. Il testo del Governo promette anche un adeguamento degli stipendi a quelli dei colleghi europei, con un’impennata dagli attuali 1200 euro di base ai cinquemila stabiliti dall’Unione. “La scelta dell’esecutivo – spiegano i prof – è stata dettata dal rifiuto di molti prof europei a venire a insegnare a Parma”. In questo modo però – fanno notare – si dà il ben servito agli attuali docenti, sprovvisti sia di C1 che di ‘ruolo’.
“Eppure siamo stati noi a costruire la Scuola europea – dice Amore – quando l’istituto venne inaugurato, nel 2004, non aveva neppure una biblioteca”. Applauso, più forte di prima. Meno male allora che “è arrivata la promessa di impegno da parte di Comune, Provincia e Provveditorato” continua Amore. La Scuola europea è per metà statale e per metà privata, il suo statuto non è tuttora chiarissimo. La retta annua costa 500 euro. L’istituto è composto da scuola materna, medie e superiori: si entra col ciuccio, si esce col diploma europeo (che qui chiamano alla francesce, “baccalauréat”). La sede è in via Saffi, tra italiani ed europei sono 75 i suoi prof. Molti alunni sono figli di dipendenti Efsa, l’Authority alimentare che – per la prima volta – rischia di perdere un pezzo: gli insegnanti che hanno fondato la scuola sua appendice.
(Da La Repubblica Parma.it, 15/1/2010).