Incentivi per il made in Italy

Incentivi per il made in Italy

Di fronte ad una recessione che ha messo fuori combattimento un quarto dell`industria manifatturiera italiana e prodotto una disoccupazione che secondo l`Ocse potrebbe arrivare al 10%nel2010, nemmeno le tradizionali “quattro A” del made in Italy (Abbigliamento, Arredamento, Alimentari e Apparecchiature industriali) si salvano. Anzi, c`è una di queste “A” che soffre più delle altre:. quella delle “cucine” e degli elettrodomestici “bianchi”. Due settori complementari, assolutamente fondamentali per l`economia italiana: basti pensare che quello degli elettrodomestici occupa circa 130.000 dipendenti distribuiti su un centinaio di medie e grandi imprese, tra cui multinazionali come Electrolux che hanno scelto l`Italia come sede di importanti insediamenti produttivi. Ed è uno dei pochi settori in cui l`Italia è leader ed esporta moltissimo (il 60%). Non meno importante il comparto delle cucine componibili: circa 900 imprese, con un fatturato di 2,3 miliardi e una forza lavoro complessiva di 50.000 unità se si considerano i 15 mila esercizi cormnerciali specializzati. Sono, insomma, due fiori all`occhiello del manifatturiero “alto di gamma” italiano. Eppure, questi due settori sono allo stremo. L`indice della produzione degli elettrodomestici è calato del 13,8% nel 2008 e del 30% nel primo semestre 2009. Per le cucine, Assarredo sostiene che rischiano la chiusura circa un terzo delle aziende e il40%dei negozi, pari a 17mila posti di lavoro complessivi. Ora, è chiaro che è in atto un`evoluzione darwiniana dei tessuto industriale per cui comunque non tutti ce la faranno a sopravvivere. Ed è anche bene che sia così. Ma il binomio “cucine-bianco” è troppo importante perché venga abbandonato a se stesso. Anzi, merita di essere rilanciato, e lo Stato deve dare una mano. Come? Attuando una politica di incentivi alla domanda di tipo selettivo. Peresempio, pochi sanno che sostituendo i 20 milioni di elettrodomestici vecchi e “energivori” con apparecchi più sicuri, si risparmierebbero2,3 milioni ditonnellate di C02, un volume pari alle emissioni di una centrale termoelettrica. O che il 70% dei piani di cottura a gas(27 milioni) nelle nostre case sono senza valvola di sicurezza. Sostituendoli con nuovi impianti, si eviterebbero 30 morti l`anno. O ancora, che la maggior parte delle vecchie cucine contengono la cancerogena formaldeide. Dunque, c`è solo l`imbarazzo della scelta per intervenire: da una parte si potrebbero rilanciare gli incentivi sugli elettrodomestici più ecologici, che scadono nel 2010, ed estendere i bonus anche a lavastoviglie, forni e lavatrici. Oppure, si può pensare a un piano di rottamazione per gli impianti a gas obsoleti. Per quanto riguarda l`arredo, si potrebbe invece abbassare l`Iva dal 20% attuale al 5,5%, come già avviene in Francia. Oppure, ancora, dare un contributo peri mobil i più ecologici. Tutti questi provvedimenti avrebbero il vantaggio di costare poco: qualche centinaio di milioni, che po- trebbero essere recuperati tramite il maggior gettito fiscale generato e il mancato ricorso alla cassa integrazione. Il governo ci pensi, dunque. Prima che per molte aziende le ferie significhinola chiusura definitiva.

Enrico Cisnetto, Il Messaggero 5 luglio 2009

Questo messaggio è stato modificato da: annarita, 05 Lug 2009 – 22:27 [addsig]

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