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TARANTO – La legge 231 definita 'salva Ilva' viola la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, la Carta europea dei diritti dell'uomo e il Trattato di Lisbona: in sostanza, è fuori dalle principali norme di diritto del vecchio continente. Lo scrive la Procura della Repubblica di Taranto nelle carte con le quali ha chiesto, prima al giudice per le indagini preliminari e ieri al Tribunale del Riesame, di sollevare eccezione di incostituzionalità della legge approvata in Parlamento il 24 dicembre scorso. Una legge, sottolineano i pm ionici, che "annienta completamente il diritto alla salute e ad un ambiente salubre a favore di quello economico e produttivo".
E' una bocciatura senza pietà quella che la Procura fa della legge 'salva Ilva'. La Carta dei diritti fondamentali della Ue, scrivono i pm, è stata violata in relazione all'art.3 (diritto all'integrità fisica e psichica) e all'art.35 (diritto alla salute). I profili di incostituzionalità "sono riferiti al rispetto per lo Stato italiano degli obblighi internazionali così come statuito dal primo comma dell'articolo 117 della Costituzione". Ma le violazioni, spiega la Procura, riguardano anche l'art.6 della Carta europea dei diritti dell'uomo (Cedu) laddove indica il diritto ad un "equo processo" e il Trattato di Lisbona. Per il primo, "il sostanziale divieto – è scritto nelle carte consegnate ai giudici – di agire nei confronti dell'impresa inquinante in ordine ai fatti lesivi compiuti nei 36 mesi concessi dalla normativa esclude in radice qualsiasi azione idonea ad instaurare un giusto processo per tali fatti". Il Trattato di Lisbona, invece, sarebbe violato dalla legge 231 "nella parte in cui ha modificato i due Trattati fondamentali e cioé quello sull'Unione Europea (Tue) e quello sul funzionamento dell’Unione europea (Tfue)". In particolare, verrebbe violato l'art.191 del Trattato di Lisbona che fa riferimento al 'principio di precauzione', cioé l'adozione di "tutte le misure idonee a prevenire il pericolo di danni causati alla salute e all'ambiente anche in situazione di incertezza scientifica". "A Taranto – scrive la Procura – la fase di rischio è stata già ampiamente superata da anni a causa dell'attività del Siderurgico". In tutto, per la Procura, sono 11 gli articoli della Costituzione violati dalla legge 231, che ha convertito il decreto legge 207 del 3 dicembre 2012.
Al Palazzo di giustizia si attende la decisione del gip Patrizia Todisco sulla istanza di dissequestro avanzata dall'Ilva per i prodotti finiti e semilavorati giacenti sulle banchine del porto. La Procura ha dato parere negativo chiedendo invece di revocare l'incarico, ormai non più esercitabile, ai custodi giudiziari, concedendo all'Ilva la facoltà d'uso degli impianti, o in alternativa di sollevare eccezione di incostituzionalità della legge 231. Stessa materia è sul tavolo del Tribunale del Riesame, al quale domani mattina i legali consegneranno una memoria aggiuntiva, proprio in relazione ai presunti profili di incostituzionalità della legge affacciati dalla Procura. In fabbrica resta la preoccupazione per un futuro più che mai incerto. Anche se si continua a produrre acciaio più o meno regolarmente, sono 2.400 circa – secondo fonti sindacali – i lavoratori da considerare in cassa integrazione, la metà dei quali sta ancora smaltendo ferie. Cosa ci sia all'orizzonte non si sa, anche perché le dichiarazioni di ieri del presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, sul fronte-stipendi non hanno certo rassicurato le maestranze.
Da: ansa.it 10/01/2013