IL SOGNO DELL’AMERICA E IL DISINCANTO DELL’EUROPA di P. Ignazi (Il Sole 24 Ore)

IL SOGNO DELL'AMERICA E IL DISINCANTO DELL'EUROPA (P. Ignazi)
Due società sempre più diverse e lontane

Il neo-presidente Barack
Obama ha convinto gli americani muovendosi
su due assi diversi ma convergenti: un
programma in cui risuonassero
echi del passato, dal New Deal
rooseveltiano alla nuova frontierakennediana,
insieme a suggestioni
originali su come affrontare
il nuovo millennio; e la
forza evocativa della sua personalità.
Senza quelle doti di comunicatività
e di autocontrollo,
di immaginazione e di realismo, di competenza e di slancio,
il progetto di Obama sarebbe rimasto
nell'empireo dei buoni propositi.
Invece, il suo tratto personale
ha fornito il reagente necessario
affinché si materializzasse
l`auspicio del “we can”. Quando
si realizzano entrambe queste
condizioni – profonde innovazioni
programmatiche e personalità forti e “ispirate” – la politica
produce un cambio di passo.
Gli Stati Uniti lo hanno sperimentato
più volte anche perché
il sistema presidenziale esalta
le qualità (o i difetti) del candidato
e dell`eletto. Inoltre i partiti,
nella competizione presidenziale,
adottano un basso profilo.,
I presidenti diventano il veicolo
sul quale gli elettori, più che
nei regimi parlamentari; caricanosogniesperanze.Lapersona-
lità gioca quindi un ruolo preminente.
Su questo terreno Obama
si distacca da tutti gli altri
presidenti del dopoguerra, anche
da John Kennedy. Kennedy
era il rampollo di una potente e
ricchissima famiglia e aveva il
solo “difetto” di essere cattolico.
Obama invece proviene da
una famiglia modestissima e
frantumata (e in questo è paragonabile
a Bill Clinton). Tutto
quello che Obama ha ottenuto
lo ha conquistato solo grazie a
sé stesso – e ad un sistema che
premia il merito. La sua carriera
politica poggia su un brillante
curriculum universitario.

Obama condivide con Clinton
questo percorso ad ostacoli
che le pessime condizioni di partenza
avevano preparato per loro.
E come lui, li ha superati grazie
alle sue doti personali. Ma in
più, ed è una differenza di magnitudo,
Obama aveva l`handicap
del colore della pelle.
Eppure l`America ha avuto la forza di
osare l`inaudito, di eleggere un
nero alla presidenza. Perché
l`inaudito scacciava i fantasmi
della grande crisi. Perché l`inaudito rappresentava
l`unico modo per riaccendere la speranza.
Perché l`inaudito faceva ancora
sognare, faceva pensare che
l`America fosse sempre quella
terra “promessa e benedetta” in
cui tutto è possibile. E Obama
per la sua storia, oltre che per il
suo messaggio, incarnava questo
sogno. Anzi, parafrasando
McLuhan, Obama “era” il messaggio.
Un messaggio di rinnovamento
e speranza.

Nessuno nelle democrazie europee
può vantare la stessa investitura.
I grandi entusiasmi,
l`identificazione miracolistica
in un leader fanno parte del passato.
Bisogna tornare a personaggi
del calibro del generale
De Gaulle o di Willy Brandt per
trovare un sentimento analogo.
Nonostante la personalizzazione
della politica il fascino esercitato
dalle personalità è diminuito.
La politica europea logora
più in fretta i suoi leader: nei sistemi
politici continentaliipartiti
esercitano ancora un ruolo determinante.
Ma al di là dei meccanismi
istituzionali, sono troppo
diverse le due società, quella
europea e quella americana.

In quella europea nessun figlio
di immigrati, per di più ne-
ro, a poco più di quarant`anni ha
la minima chance di diventare
un leader politico di prima grandezza.
La storia millenaria di
ciascun Paese reclama radici e
identità. E pone forche caudine
agli ultimi arrivati. Basti vedere
qual è il trattamento riservato
alle ultime ondate migratorie.
Solo la Francia fa eccezione.
Perché i transalpini condividono
con gli americani un ideale
universalistico e un senso di
missione; quindi si ritengono
capaci di accogliere chiunque
in nome dei principi universali
della Rivoluzione. Anche la
Francia ha eletto un presidente,
Nicolas Sarkozy, con una genealogia
diversificata, ma le sue origini
sono rimaste una curiosità,
senza diventare un fatto politico.
La sua figura non annunciava
un “nuovo inizio”, non creava
un meccanismo di identificazione.
E soprattutto non accendeva
la speranza di arrivare al
vertice partendo da zero. In
Francia come in tutta la vecchia
Europa non solo sono bloccati
gli ascensori sociali, ma anche
quelli politici. Ne conseguono
rassegnazione e disincanto:
che uccidono i sogni. Oggi l`Europa
è più lontana di prima
dall`America. L`America di Obama
è più lontana di quella di Bush.
Adesso, oltreoceano, hanno
un sogno. Noi no (e l`unico che
avevamo, l`Europa unita, è stato
affossato da tempo).


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