La lingua inglese è una sorta di virus che da decenni ormai sta penetrando le difese immunitarie della lingua italiana. È fatto ormai ovvio, documentato, affermato e accettato persino dai più famosi dizionari italiani.
“Weekend” ha sostituito “fine settimana”, “meeting” ha sovrastato “riunione” e “ok” è talmente radicato nel nostro linguaggio che molte persone ritengono sia una parola nostrana. E questi sono solo alcuni dei molti esempi che si potrebbero fare.
Ma veniamo all’argomento che ci interessa: il poker. Da giornalista pubblicista, amante della mia lingua quasi quanto lo sono di questo splendido gioco che accomuna tutti noi, non posso proprio non storcere il naso quando leggo, e soprattutto sento, termini quali “callare” (spesso scritto addirittura “collare”), “checkare”, “outplayare” e veri e propri obbrobri quali “secondbarrellare” o “fourbettare”. La parola che sopporto di più è “foldare”, probabilmente perché in italiano, come in inglese, “fold” si pronuncia come si scrive.
Non trovo sia così brutto o scomodo dire “chiamare” invece di “callare”, “lasciare” al posto di “foldare” o “rilanciare” piuttosto di “raisare” (spesso scritto, ahimè, “reissare”). È chiaro, alcuni termini tecnici del poker mal si prestano a una traduzione: non c’è una singola parola che possa definire il concetto di “outplay” o di “slowplay”, ma nulla ci vieta di utilizzare delle perifrasi composte da quattro o cinque termini. O siamo diventati troppo pigri per farlo?
Attenzione: lungi da me intraprendere una crociata contro la lingua inglese, lingua che tra l’altro apprezzo e conosco abbastanza bene e di cui, come tutti, faccio uso e abuso nel quotidiano. Non mi dà assolutamente fastidio se un giocatore al tavolo dice che ha “fatto fold”, “fatto call” o “fatto check”. Neppure se afferma che il suo “float” non è andato a buon fine (ammetto invece che quando sento dire “ho floattato” ho dei conati di vomito). Ciò che nel mio piccolo contesto e aborro, come direbbe Mughini, è l’italianizzazione e la storpiatura. Francamente non capisco il senso di prendere un termine inglese e aggiungergli la desinenza verbale italiana.
Questo processo risente fortemente dell’influenza dei media, soprattutto della televisione; un processo che, tra l’altro, sembra sia limitato al poker, mentre non è mai neppure cominciato in altre forme di gioco, di svago o di intrattenimento. Come reagireste se durante Milan-Juventus il telecronista dicesse che Thiago Silva è stato “yellowcardato”? E cosa direste se quello stesso telecronista affermasse che Del Piero ha “kickato” alto un calcio di rigore? Per non parlare poi di un’eventuale “whistlata” fuori luogo dell’arbitro, evento che di sicuro scatenerebbe le ire dei tifosi. Sarà meglio che vada a pranzo. Pardon, a “lunchare”.
Claudio Poggi