Il British Council è in grossi guai

Il Regno Unito taglia la corda e i legami con l'Ue.

Il British Council è in grossi guai

Il più famoso istituto culturale che promuove la lingua inglese ha chiuso quasi tutte le sedi e sta negoziando un piano di salvataggio col governo britannico

Il British Council, il più famoso istituto culturale che promuove lo studio della lingua e della cultura inglese in tutto il mondo, è in grossi guai finanziari: a causa della pandemia da coronavirus ha chiuso quasi tutte le sue sedi nel mondo e sospeso buona parte dei suoi dipendenti, e al momento sta negoziando un piano di salvataggio col governo britannico (che già oggi finanzia circa il 10 per cento delle sue entrate).

L’istituto è stato fondato nel 1934, quando il Regno Unito era ancora a capo dell’Impero britannico, con l’obiettivo di «diffondere all’estero una conoscenza amichevole e benevola» del popolo inglese, anche attraverso la lingua: in pratica era un blando organo di propaganda per conto dell’Impero. Col tempo i suoi obiettivi si sono evoluti e oggi si comporta più come un istituto culturale, nonostante rimanga un ente pubblico dello stato britannico: organizza corsi di lingua, seminari, workshop, corsi di preparazione per certificazioni sulla conoscenza della lingua, e altro ancora. Al momento lavora in decine di paesi in tutto il mondo e ha più di mille dipendenti e moltissimi collaboratori. In Italia ha tre sedi fra Milano, Roma e Napoli.

Il governo britannico ha già versato al British Council un contributo di emergenza da 26 milioni di sterline – circa 29 milioni di euro – ma per tenerlo in piedi ne saranno necessari molti di più, e in tempi brevi. «Se non arriveranno altri fondi, il British Council ci ha informato che farà fatica a pagare gli stipendi di giugno», ha detto all’“Independent” un portavoce del sindacato che rappresenta buona parte dei dipendenti pubblici.

Un portavoce del British Council ha confermato che l’istituto sta negoziando «in maniera costruttiva» col governo britannico per «individuare una soluzione». Non è chiaro quanti soldi saranno necessari: nell’anno accademico 2018/2019 l’istituto aveva avuto un fatturato da circa 1,4 miliardi di euro, di cui 1,2 di entrate proprie e il resto da fondi governativi. Il margine però era stato molto risicato: le uscite erano state inferiori soltanto di 33 milioni di euro.

Parlando con l’”Independent”, un portavoce del governo britannico ha detto che i 29 milioni di euro sono stati versati in tempi rapidi, assicurando che il governo «rimane impegnato a sostenere il British Council, uno dei principali strumenti con cui esercitare il nostro “soft power” all’estero».

ilpost.it | 24.5.2020

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