Ida Dominijanni, giornalista de Il Manifesto, a Prima Pagina del 18/2/2005:
Conduttrice: Pronto?
Ranieri: Ah! Buongiorno, Ida Dominijanni! Sono Ranieri da Roma.
Ida Dominijanni: Buongiorno!
R: Una speciale partecipazione per la signora Sgrena.
Volevo parlare dell’assenza di politica linguistica dell’Italia …
ID: Sì …
R: … tutti i Paesi ce l’ hanno. L’Inghilterra dal ‘36 si è proposta di soppiantare il Francese ( e c’è riuscita!) , la Francia ce l’ ha, … la Svezia … gli Stati Uniti …. Noi non ce l’abbiamo e ci becchiamo il peggio di ogni cosa. Perché da 40 anni in Italia siamo convinti che l’Inglese è “Lingua Internazionale”. Nei primi anni ‘60 i Professori di Francese si preoccupavano che nessuno più voleva il Francese …. Risultato ? Non solo in Italia, ma in tutti i Paesi europei di lingua non germanica, meno del 3% riesce ad arrivare al “First Certificate” di Cambridge, che neppure è sufficiente per adire alle Università inglesi! E poi abbiamo, ovviamente, l’inquinamento, invece, della lingua italiana con i “forestierismi” e …. questi bei risultati ! “Questo” di … Barroso ! (Accenno alla decisione – vedi odierno Corriere della Sera – del Presidente Europeo, che estromette l’Italiano dalle lingue di lavoro dell’Unione – nota TDC) Morale ???? … Si tenga forte !!! Io cosa suggerirei ? ESPERANTO.
Che non vuol dire “assenza delle altre lingue”, ma “poter comunicare” senza distruggerle! Io conosco due sole reazioni degli “intellettuali”, dei “conduttori” di fronte a questa parola. Una è: “Ma questo è scemo! Ma come? La Lingua…. la Lingua Artificiale ? “ ( come se esistessero delle Lingue “naturali”; e poi : ) “… una Lingua “costruita” !!!!!!?” Non sanno che è una Lingua de-costruita l’Esperanto! L’altra reazione ! Si danno, così … idealmente, una pacca sulla fronte e – dice – peccato!! Una “bella idea” che non ha avuto successo !”. Io dico! : Ma “come” non ha avuto successo? Ma ….. !? Consideriamo una famiglia italiana: quanti corsi di Esperanto ha in casa? Zero spaccato! Quanti corsi di Inglese ha in casa? Minimo, mezza dozzina! Libri, dischi, nastri, cassette, video-cassette ecc.
Il risultato è: questo disastro! Io Le chiederei non di avallare l’Esperanto, ma di essere fedele a sé stessa, alla Sua ispirazione! Non Le pare che, se un “intellettuale” trova nuove queste parole, dovrebbe dare una sospensione di giudizio, avere l’umiltà di andare in rete: “esperanto. net” ? “Vedere” di che si tratta!
E poi, eventualmente se ne ha la possibilità, nel suo giornale, fare una “tavola rotonda” ad ampio spettro. Grazie!
ID: Va bene! Penserò alla “tavola rotonda” ad ampio spettro. Io Le devo dire questo; che penso che la Lingua sia una delle cose su cui abbiamo meno potere. La Lingua ci parla ! Non siamo noi che parliamo una Lingua ! È una Lingua ( o le Lingue) che parlano a noi e quindi penso che, nei fatti – diciamo – non si possa più resistere a questa egemonia dell’Inglese: all’egemonia dell’Inglese, ORMAI, in tutto il mondo. Non credo che sia una questione di scelta politica. In teoria io potrei anche essere d’accordo con Lei! Perché non … l’Esperanto ? Però penso che ORMAI l’egemonia dell’Inglese e, per quello che riguarda però ampie fette di mondo non dimentiamocelo , dello Spagnolo che ORMAI è la seconda lingua più parlata nel mondo (se non sbaglio forse addirittura la prima) ci obbligano a confrontarci, insomma ad arrenderci – diciamo – a queste due Lingue e quindi, oltretutto con la rivoluzione informatica che c’è stata e l’esplosione dell’Inglese in rete , credo che ORMAI non ci siano più tante possibilità. Però, al di là di questo, che mi sembra un po’ una questione da “Roma-Lazio” o meglio … “ questa o quell’altra Lingua”, io mi domando se la costruzione europea non potrebbe darci, invece, qualche idea diversa in materia, cioè se noi non dovremmo pensare – diciamo – a un modello di “contaminazione” linguistica, prendendo il meglio dal fatto che le Lingue dell’Unione sono così tante. Così tante e così diverse! Forse dovremmo pensare a una contaminazione linguistica, come proiezione di una contaminazione “sociale” fra tradizioni, nazionalità, identità, storie diverse. Che poi mi sembra anche la caratteristica di fondo, insomma, di questa “costruzione europea” se la si affronta nei suoi aspetti più sostanziali, cioè non solo negli aspetti procedurali, costituzionali ed istituzionali … Ecco, forse allora questa grande diversità delle Lingue allude ad una contaminazione, a un rapporto tra differenze, tra identità differenti che dovremmo cercare di affrontare nella chiave, appunto, di un confronto e di una….
E anche contemplando il … “fraintendimento”, cioè contemplando il fatto che talvolta, come la Linguistica e anche la Psicanalisi insegnano, ci si capisce di più fraintendendosi che non …. Si comunica di più “fraintendendosi” che non capendosi in maniera “trasparente”! Ecco, io penso che forse dal … Ragionando in termini di rapporto tra Lingue diverse si impara anche a ragionare sul rapporto tra identità sociali e tra storie nazionali diverse.
La ringrazio molto di questo intervento. Buongiorno!
Pronto?
Nuovo interpellante: Buongiorno! …(Qui) Alberto! Buona giornata a Lei ed a tutta la Redazione! Mi consente un … “post-dictum”? Almeno una lingua comune .. “europea”, Dottoressa!
Eccètera …
Dominijanni: Pronto?
Michele: Sì, buongiorno! Io sono Michele. Io volevo intervenire un attimo sul discorso della Lingua, perché mi sembra – particolarmente sentivo l’ascoltatore che parlava dell’Esperanto come possibile futura soluzione del problema – a me sembra che si sottovaluti il fatto che la Lingua è espressione di una forma di pensiero da un lato e, dall’altro, consente determinate forme di pensiero e non ne consente determinate altre. Quindi Lingue diverse implicano che si pensi in modo diverso.
ID: Sì, sono d’accordo con Lei …
M: … e questo ci dice che abbiamo in Europa una serie di Lingue diverse e una serie di “pensieri” profondamente diversi. Credo che unificarli sia una cosa …. Sarebbe un’epopea ! Cioè ci vorrebbero secoli, probabilmente, prima di unificare le forme di pensiero e avere una lingua “unica”, senza avere prima uniformato i pensieri vuol dire costringere, in una maniera assoluta, delle persone – forzatamente – a cercar di pensare in modo diverso. Noi abbiamo dei modi di dire che altri popoli non hanno. Mi viene in mente Catullo che diceva alla amata, che lo aveva tradito, “Mi costringi ad amarti di più e a volerti meno bene!”. Un anglosassone non può esprimere questo perché non ha le parole che gli danno la differenza tra “voler bene” ed “amare”. Noi possiamo farlo, ma in questo caso siamo più ricchi dell’Anglosassone; magari siamo meno ricchi rispetto al Francese. Non lo so; però siamo comunque diversi !
Mi sembra che bisognerebbe riflettere… cogliere la opportunità che ci offre questo “problema della Lingua” per riflettere sul fatto che forse l’ “unificazione” VERA dell’Europa è molto lontana.
Però forse sarebbe stato meglio porsi degli obiettivi: l’unificazione economica di mercato o di altre strutture, ma una VERA unificazione ho paura non arriverà mai! Non nella nostra vita e, probabilmente, neanche in quella dei nostri figli e dei nipoti!
Non so cosa ne pensa Lei.
ID: Io penso che … Io sono del tutto d’accordo con la prima parte della sua telefonata, cioè la “questione della Lingua” non è solo la questione di uno strumento…. È questione proprio di mettere in discussione, di mettere a confronto, con altre identità, delle modalità del pensiero. Su questo sono moltissimo d’accordo con Lei. Chiunque abbia fatto esperienza di dover scrivere una cosa non nella propria Lingua, non in Italiano ma, per esempio, in Inglese, sa che questo comporta una traduzione di moduli concettuali, non solo di significato linguistico in senso stretto. Detto questo, sarei meno pessimista, invece, sul futuro, perché io penso che proprio questa condizione di base, così difficile, di necessità di tradursi da Lingue così diverse, possa essere invece molto molto feconda sul piano della “contaminazione”. E anche non sarei così pessimista sui “tempi”, perché non sempre ….. (cioè) questi processi possono richiedere tempi lunghissimi, ma possono anche subire accelerazioni molto forti. Fa parte, questo, questa incertezza del tempo … fa parte delle grandi potenzialità che sono insite nella Lingua come tale; nel Linguaggio come tale! Il Linguaggio è capace di fare grandi voli, così come è sottoposto a grandi “impasse” ! … Dipende !
È un po’ come i bambini piccoli quando devono imparare a parlare: possono avere dei ritardi lunghissimi e poi, improvvisamente, cominciano a parlare e parlano in modo fluviale! E questo apprendimento procede poi in modo molto rapido. Quindi noi non sappiamo, non possiamo prevedere quanto tempo ci vorrà; non è una previsione di tipo gradualistico che possiamo fare.
Certamente accadrà qualche cosa sul piano della contaminazione delle Lingue e io credo che, già nella generazione dei giovani di adesso che, insomma, usano molto questi “strumenti” di … queste possibilità di studio all’Estero, gli “Erasmus” eccètera, il rapporto col “plurilinguismo” sia già molto cambiato rispetto alle generazioni precedenti. Vedo che, insomma, questa capacità di esprimersi in più Lingue ( e quindi anche in più moduli del pensiero) cresce molto rapidamente, per cui non sarei così pessimista come Lei!…
(Trascrizione di Carlo Geloso).
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