I tormenti dell’Europa sulla difesa

Makron e Merkel

I tormenti dell’Europa sulla difesa

La diagnosi di «morte cerebrale» che Emmanuel Macron ha appeso al capezzale della Nato è più drastica del famoso termine «obsoleta» con il quale Donald Trump definì l’alleanza militare atlantica nel 2016 (poi si è corretto). Dal punto di vista dell’analisi geopolitica, il presidente francese non è lontano dalla verità: purtroppo, però, non è l`analista di un think-tank, ha l’ambizione di essere il maggior leader europeo, le riflessioni che esplicita hanno conseguenze politiche immediate.
Infatti, poche ore dopo che la sua lettura dello stato di salute della maggiore alleanza militare del mondo è diventata pubblica, Angela Merkel ha detto che le parole del presidente francese non coincidono con la sua «visione della cooperazione all’interno della Nato». Una divergenza di opinioni che va al di là di un’incrinatura nel già poco solido asse franco-tedesco: segnala due realtà che la Ue non può trascurare.
La prima riguarda la Difesa e il ruolo che l’Unione Europea intende giocare in un mondo in pieno disordine. Nella stessa intervista al settimanale Economist nella quale parla della «morte cerebrale», Macron dice che l’Europa «è sull’orlo di un precipizio» e deve pensarsi «strategicamente come un potere geopolitico». Di fronte al ritiro repentino degli Stati Uniti dalla Siria, alle provocazioni di Recep Tayyip Erdogan che colloca la Turchia in posizione ambigua tra la Russia e la Nato della quale pure fa parte, di fronte al disimpegno americano in Medio Oriente, l’analisi di Macron ha senso. Il problema è che i Paesi europei non sono in grado di darsi una politica estera e senza questa la Difesa comune e autonoma è impossibile. Anche Merkel, dopo l’elezione di Trump, sostenne la necessità dell’Europa di rendersi autonoma dall’alleato storico americano. Non ha però mai messo in discussione la Nato sapendo che un’alternativa solo europea non è nelle carte: l’ombrello di Washington rimane indispensabile per il Vecchio Continente.
La seconda realtà è che l’Europa ha un problema di leadership. La cancelliera Merkel è sul viale del tramonto politico e ha scelto il quieto vivere. Macron, al contrario, nella sua scarsa modestia ama il rischio: quando rifiuta l’apertura di trattative per l’ingresso della Macedonia del Nord e dell’Albania nella Ue (che pure sarebbe una saggia scelta geopolitica), quando va per i fatti suoi in Libia, quando litiga con i Paesi europei dell’Est. È un leader che spesso divide gli europei, come si è visto dalle reazioni all’intervista all’ “Economist”.
Più che nel constatare la fine della Nato, la leadership necessaria oggi sta nel convincere gli europei a dedicare più risorse alla Difesa e, sulla base di questo maggiore impegno, pretendere un ruolo più rilevante nell’Alleanza. Uno scambio che Washington non potrebbe rifiutare.

Danilo Taino | Corriere della Sera | 9.11.2019

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