Oggetto: Iniziative di contrasto alla sistematica perdita di sovranità linguistica e di competitività italiane nell’UE: un Piano nazionale di riscossa europea.
Già “Urgente appello dei Mille per l’Italiano lingua di lavoro dell’Unione europea”.
Illustre Signor Ministro,
prendiamo atto della Sua risposta all’Urgente appello dei Mille per l’Italiano lingua di lavoro dell’Unione europea” con nota del 27 aprile 2021, n° 3110-058039 del Direttore Generale per l’Unione Europea, ringraziandoLa dell’attenzione che ha voluto rivolgere alla problematica da noi sollevata.Apprezziamo la lodevole attività portata avanti dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale come dalla Rappresentanza Permanente presso l’Unione Europea a difesa della diversità linguistica e soprattutto dell’uso della lingua italiana nell’ambito delle attività svolte dalle istituzioni europee in “ostilità all’imposizione di un “trilinguismo” de facto (inglese-francese-tedesco)”.
Siamo a conoscenza delle pronunce della Corte di Giustizia dell’Unione Europea in merito all’illegittimità dell’utilizzo di un regime linguistico tripartito (inglese/francese/tedesco) in relazione allo svolgimento delle prove di concorso organizzate dall’EPSO.
Corre, tuttavia, l’obbligo di rappresentare come tali pronunce abbiano poi avuto effetti esclusivamente in merito ai singoli concorsi contestati senza condurre a quell’auspicato ripensamento delle modalità organizzative dei concorsi ai quali si riferisce la nota summenzionata, tant’è vero che, a tutt’oggi, l’Italia è per l’ennesima volta “in attesa che la CGUE si pronunci entro giugno sull’ennesimo controricorso (fondato su motivazioni assai deboli) presentato dalla Commissione”.
Ma, accanto a tale irrisolutiva azione di contrasto, non possiamo non rimarcare che in ben altri settori strategici l’attenzione agli effetti sociali, economici, democratici e di pari opportunità negati dalla discriminazione linguistica italiana esercitata dalla Commissione europea a dispetto del TUE, l’azione dell’Italia non solo è stata ed è carente ma, purtroppo, del tutto inesistente: