Nota di Giorgio Pagano
La Rai compie 60 anni. Il primo programma è andato in onda il 3 gennaio del 1954. Ne è passata parecchia di acqua sotto i ponti, dopo le prime immagini di Arrivi e Partenze, condotto dal mai dimenticato Mike Bongiorno dalla stazione Cadorna di Milano. Eppure, mai come in quest’ultimo anno mi chiedo se la nostra amata Mamma Rai è la tv di stato Italiano o di un altro paese. I telequiz, che facevano sognare i telespettatori di diventare milionari, sono cambiati, e sono diventati game show. La bravura e la preparazione culturale necessaria per “Lascia o raddoppia” è stata sostituita dal desiderio di ricchezza e dallo stimolo a far emergere i lati peggiori del carattere umano degli “Affari tuoi”.
La spinta educativa di programmi come “Non è mai troppo tardi. Corso di istruzione popolare per il recupero dell’adulto analfabeta”, programma dei primi anni 60 in cui Alberto Manzi insegnava a leggere e scrivere ad adulti analfabeti, è stata sostituita dal palinsesto di Rai Educational, come se Rai Istruzione non fosse sufficientemente chiaro, con programmi come Tv Talk, Rewind, Crash, Art News e Cult Book. In ultimo, vediamo ora sul canali Rai la reclame dell’ennesimo programma per giovani talenti, introdotta da un molto poco italiano “I want You”, intitolato niente meno che “THE VOICE OF ITALY”.
Questa riflessione arriva dopo quasi un anno di monitoraggio effettuato dall’Era Onlus relativamente ai palinsesti serali dei principali canali nazionali, pubblici e privati, i cui risultati sono sempre stati scoraggianti e inquietanti. Il cinema di Fellini, che a Cinecitta era in grado di costruire una città dal nulla, che non capiva l’inglese, ne il tedesco, che rispettava Hollywood ma si considerava Italiano, e che prima che agli spettatori, pensava ai personaggi delle sue storie, è stato sostituito per gran parte dal cinema americano: solo nella settimana di capodanno, dal 29 dicembre a 3 gennaio, la RAI ha trasmesso 2 soli film prodotti in Italia o in Europa e ben 9 film prodotti negli Stati Uniti. Come dire, abbiamo fatto per 60 anni la tv italiana, ora ci prepariamo a diventare una succursale della CNBC. A meno che quella I di RAI non stia a significare “Italiana” bensì “Inglese”.