(da CEG)*
Adital, 27 giugno.- Manifesto del popolo delle dodici comunità Kakchiqueles di San Juan Sacatepéquez circa la crisi provocata dal progresso del cemento e dal governo di Álvaro Colom.
Popolo del Guatemala: Noi, uomini e donne di San Juan Sacatepéquez delle dodici comunità in opposizione allo sfruttamento del cemento, vogliamo dividere con i guatemalteci la verità che i mezzi di comunicazione non dicono.
1. Il 13 maggio 2007 abbiamo realizzato un consulta dei popoli indigeni, seguendo le disposizioni del Convegno 169 della OIT vigente nel Guatemala e la legge sui consigli per lo sviluppo, attraverso i consigli di sviluppo Comunitari, nel quale furono consultate le dodici comunità circa la possibile costruzione di una fabbrica di cemento e lo sfruttamento dei minerali nel San Juan.
In questa consulta comunitaria, realizzata secondo le nostre tradizioni ancestrali come popoli Maya e basata sull'articolo 66 della Costituzione, il popolo ha votato in maniera ordinata e riponendo fiducia nei nostri atti e nelle autorità e, con l'aiuto di dodici notai che hanno validato l'accaduto, il risultato è stato che più di 8994 persone hanno votato contro la costruzione della cementeria di San Juan e 04 persone hanno votato a favore.
2.Un mese prima il Sindaco e il suo corpo Municipale, hanno convocato una consulta pianificata per il mese di aprile 2007, nella quale il sindaco stesso aveva reso pubblico che, a causa delle pressioni del partito al quale apparteneva, e sotto le minacce di impedire la sua rielezione attraverso provvedimenti del governo centrale, volti a non autorizzare l’uso dei fondi sociali per progetti locali riguardanti acqua, drenaggi, vie, scuole, etc, il consiglio ed il sindaco avevano preso la decisione di revocare l’accordo municipale già pubblicato nelle comunità che conteneva la convocazione dei popoli indigeni alla consulta.
Le dodici comunità hanno chiesto l’appoggio di diverse organizzazioni per realizzare la consulta legalmente anche senza la decisione del consiglio, per il quale è possibile realizzarla legalmente attraverso i consigli di sviluppo comunitario, senza l’appoggio della corporazione municipale.
3. I rappresentanti delle autorità indigene tradizionali delle dodici comunità, hanno presentato attraverso un folto gruppo di avvocati indigeni, diversi solleciti contro le istanze governative, dando via al processo amministrativo per richiedere informazioni sulla possibile costruzione della fabbrica e sulle licenze delle miniere nell’intera area.
Per due anni abbiamo sollecitato molte volte il Ministero dell’Energia e delle Miniere, la Direzione Generale delle Miniere, la Municipalità e il consiglio e abbiamo presentato la nostra richiesta insistente di informazioni anche al Congresso della Repubblica, senza risposta alcuna.
4. Da quando è stata convocata la consulta comunitaria abbiamo ricevuto minacce di morte, intimidazioni diretta da parte dei rappresentanti delle cinque imprese di cemento: Cementos Progreso S.A., Conasa, Agrobosques S.A., Minerales de Centro América Mincesa, attraverso dei volantini che furono distribuiti prima della consulta comunitaria dei popoli indigeni.
Attraverso chiamate telefoniche ai dirigenti e ai loro più stretti collaboratori, minacce di morte e aggressioni fisiche, abbiamo sofferto quasi due anni di terrorismo psicologico poiché si è insediato un corpo illegale alleato alle forze armate dello Stato, costituite per reprimere, istigare e commettere delitti.
All’inizio iniziarono a derubare i commercianti del centro del paese, ma fu costituita un’organizzazione di sicurezza che li smantellò e furono parzialmente indeboliti, poi si trasferirono alle dodici comunità al fronte ex Militari:
Hugo Morales,
Víctor Girón
José Ovidio Castro de Paz,
General retirado García Peláez,
Roberto Loarca ex impiegato dello Stato Maggiore dell’Esercito Nazionale.
PNC
Luciano Raxón Canel, ex Agente de la Polizia Nazionale Civile al servizio di un incaricato militare in pensione, nell’Antica Guatemala.
Zacarías Guamuch, agente ispettore della Direzione d’Investigazioni Criminali – DINC della PNC.
Ufficiale Méndez, Capo della Sottostazione della Polizia Nazionale Civile di San Giovanni Sacatepéquez.
M.P.
Rolando Zet, Ispettore del Ministero Pubblico.
Altre persone:
José Camey,
Saban,
Faustino Xalin, collaboratore come investigatore infiltrato.
Serapio Pulex, ex impiegato municipale e attuale sicurezza dei due colonnelli, che riceve un salario dall’esercito.
Questo gruppo è chiamato EL ESCUADRÓN,
I fatti perpetrati da questo gruppo sono i seguenti:
-Assassinio di due signori facenti parte della giunta del consiglio municipale di San Raimondo, da parte del partito Incontro per il Guatemala, eliminati violentemente fingendo un crimine passionale, quando la scena del crimine fu manipolata dall’ufficiale Mendez, impiegato nella sottostazione della Polizia di questo luogo.
. In ottobre ci fu un’esecuzione con armi da fuoco due uomini, presunti popolani nel luogo chiamato la Joya, del paese Cruz Blanca.
. Il 21 ottobre 2007, alle 10:00, uccidono Alfredo Equité Raxón, 26 anni, nell’incrocio delle vie che vanno dal campo di calcio fino alla Joya de las Flores del paese Cruz Blanca.
. Il 29 ottobre 2007, uccidono Galo Pirir nella sesta via di Cruz Blanca.
. Il 31 ottobre 2007, nella zona 5 di San Juan Sacatepéquez, uccidono un giovane del paese Cerro alto.
. Il 1º novembre 2007, linciaggio di 3 persone nel centro del paese.
.In maggio del 2008, omicidio dei fratelli Zet, lungo la via per Cruz Blanca.
. In aprile del 2008, omicidio di Sixto Pirir a Cruz Blanca.
. Agl’inizi di maggio del 2008, omicidio di Wilson Hernández a Cruz Blanca.
.In gennaio del 2007, omicidio di 3 persone nella fattoria Ascensión di Cruz Blanca: Luis Raxón, Ángel Francisco Raxon Iquic,
Come evidente, la maggioranza degli omicidi sono avvenuti nel paese di Cruz Blanca, che è uno dei luoghi dove si trova la fabbrica di cemento, e dove opera il gruppo chiamato El Escuadròn, formato dagli ex militari chiamati per intimare le Imprese Minerarie.
5. Di fronte a questa realtà, l’impresa afferma di cercare un dialogo ma in più occasioni ha fatto incursioni in maniera violenta, ledendo tutti i nostri diritti fondamentali attraverso le forze di sicurezza dello Stato, come accaduto il 14 dicembre 2007.
Dopo aver passato tutto il giorno a provocare i comunitari senza trovare risultati alla loro aggressione, decisero di entrare nelle nostre case ed iniziarono a perquisire le nostre donne, obbligandole a denudarsi, sotto il pretesto che cercavano armi ed esplosivi. Questo fatto fu condannato dal Procuratore dei Diritti Umani.
Come risultato di quest’aggressione furono imprigionate più di quindici persone che passarono 40 giorni nel carcere senza colpa alcuna, sotto le minacce e le pressioni dei rappresentanti dell’impresa per negoziare.
6. L’aggressione è continuata fino all’ultimo accaduto: lo stato di prevenzione decretato dal presidente Colom che ebbe come risultato più di quaranta uomini e una donna imprigionati nel carcere senza motivo.
Stiamo vivendo in uno stato di agitazione; già dal primo contatto che abbiamo avuto con le imprese hanno provocato un danno irreparabile nelle nostre coscienze e in quelle dei nostri figli; a causa delle incursioni militari sono morte d’infarto due donne e molti bambini hanno sofferto traumi psicologici per gli abusi sofferti e la violenza che impera nelle nostre comunità.
7.Stiamo impugnando più di cinquanta processi penali contro più di settanta dei nostri leader e non ci sembra che queste siano condizioni di dialogo.
»»Cosa domanda il popolo di San Juan.-
1. Informazione rispettosa e degna alle nostre comunità; non sappiamo cosa faranno e come lo faranno.
2. Che ci chiariscano come intendono disporre per l’uso dell’acqua poiché siam o coltivatori di fiori e non vogliamo che si secchino i nostri fiori e la nostra terra umida.
3. Che rispondano della contaminazione ambientale, in special modo di quella da polveri poiché gli abitanti della zona 6 della capitale soffriranno, secondo informazioni provenienti dalla stampa libera, di contaminazione ambientale da polveri.
4. Che prendano decisioni riguardo alle nostre proprietà, specialmente perchè abbiamo poche proprietà che coltiviamo e non vogliamo vederle trasformate in vie per i loro camion, questa terra la difenderemo con la vita contro la riforma agraria.
5. Che ci dimostrino come ci potrà essere sviluppo e lavoro senza pregiudicare la nostra salute e la nostra natura.
Se esaudirite le nostre richieste, non ci opporremo a nulla, solamente vogliamo che ci si rispetti, siamo esseri umani e non rispondiamo alle aggressioni che soffriamo solamente poiché siamo stanchi di soffrire.
. Vogliamo denunciare anche che l’esercito e la polizia nazionale hanno chiuso le sedi delle nostre autorità indigene nelle nostre comunità e vogliono sostituirsi con la violenza alle nostre autorità; il popolo non lo permette, ma le aggressioni continuano ogni giorno.
. Vogliamo chiedere al popolo del Guatemala, al mondo e alle organizzazioni che si solidarizzino e porgano alle nostre autorità il rispetto e la dignità dei nostri popoli e che ci trattino con rispetto poiché ciò costituisce un antecedente e sarà un’accordo che sarà applicato in tutto il paese in materia di miniere, petrolio, energia idroelettrica, e che dimostrerà che le risorse naturali sono di tutti e tutti devono beneficare di queste.
Per la dignità dei nopstri popoli e per la vittoria della verità.
Le dodici comunità di San Juan Sacatepéquez
*Centro de Estudios de Guatemal•