I ministri finanziari della zona euro torneranno oggi a riunirsi per tentare di trovare finalmente un accordo sull'esborso di una nuova tranche alla Grecia. L'impressione è che l'intesa potrebbe essere parziale. Da più parti ci si aspetta il benestare al versamento di un nuovo sostegno finanziario, ma possibilmente nessun accordo su un nuovo pacchetto di aiuti fino al 2016 e su una radicale riduzione del debito pubblico che in giugno ammontava al 160% del Pil.
Da giugno ormai la Grecia, in gravissima crisi debitoria, aspetta nuovi prestiti per 31,5 miliardi di euro, ormai indispensabili per il funzionamento della macchina statale. Entro fine anno il Paese dovrebbe anche ricevere due altre tranches, rispettivamente di 5,0 e 8,3 miliardi di euro. Il Parlamento greco ha dato il via libera qualche giorno fa a nuove misure economiche e alla finanziaria per il 2013, due condizioni per ricevere nuovi prestiti da parte dei suoi creditori internazionali.
Ancora ieri il Governo Samaras ha approvato alcuni decreti, che non necessitano di approvazione parlamentare e che servono a rassicurare ulteriormente i creditori internazionali. Uno di questi prevede che il ricavo delle privatizzazioni vadano a ridurre il debito. Un altro decreto stabilisce tagli automatici nel caso dipartimenti della funzione pubblica non rispettino gli obiettivi di bilancio. Il ministro delle Finanze Yannis Stournaras ha detto che la Grecia è «pronta» ad affrontare i colloqui dell'Eurogruppo. «Spero che avremo finalmente un calendario preciso dei versamenti», aveva detto lo stesso Stournaras venerdì. Già la settimana scorsa l'Eurogruppo aveva discusso della drammatica situazione in Grecia. In quella circostanza aveva analizzato un primo rapporto preliminare nel quale la Commissione aveva proposto di dare due anni in più al Paese – dal 2014 al 2016 – per raggiungere l'obiettivo di un attivo primario del 4,5% del Pil (si veda Il Sole/24 Ore del 13 novembre).
I governi si erano detti d'accordo, anche se la scelta comporterà un buco di bilancio di 15 miliardi da qui al 2014, e di 17,6 miliardi nel 2015-2016, secondo l'Esecutivo comunitario. Nessuna decisione è stata presa su questo fronte la settimana scorsa a causa di una grave divergenza di veduta tra il Fondo monetario internazionale e i creditori europei. Tutti sono d'accordo che per ridurre l'ammontare degli aiuti è possibile perseguire una riduzione del debito, ma le differenze riguardano le modalità. L'obiettivo di un debito greco al 120% del Pil nel 2020 non appare più a portata di mano. Incalzato da molti suoi azionisti, l'Fmi propone una ristrutturazione del debito. I paesi europei sono (per ora) contrari. La stessa Banca centrale europea – che in portafoglio ha titoli greci per 50 miliardi di euro – si oppone per paura di una monetizzazione del debito, in violazione dei trattati. Per la Germania una cancellazione del debito greco «non è immaginabile», ha detto il ministero delle Finanze a Berlino.
I creditori internazionali stanno valutando varie possibilità per ridurre il passivo senza ristrutturarlo. In ballo c'è una riduzione dei tassi d'interesse sui prestiti, un allungamento delle scadenze, il trasferimento dei profitti della Bce sui titoli greci ai governi nazionali, e un eventuale buy-back di obbligazioni sul mercato. Da Berlino l'agenzia di stampa Reuters parlava ieri di un piano tedesco che prevederebbe il riacquisto del debito al prezzo di 25 centesimi per ogni euro nominale. La speranza di molti diplomatici è che l'Europa riuscirà ad accordarsi per un nuovo versamento di aiuti e sul finanziamento fino al 2014, rinviando se necessario una scelta sugli altri punti controversi. Come ha ricordato il ministero delle Finanze tedesco «non ci potrà essere decisione definitiva domani (oggi per chi legge, ndr) per motivi tecnici», poiché alcuni parlamenti dovranno dare il loro accordo all'esborso della tranche. Anche per questo motivo, nel caso di accordo oggi, ci sarà probabilmente un nuovo Eurogruppo entro fine novembre.
(Da: Il Sole 24 Ore, 20/11/2012)